Le canaglie dell’INPS, costrette alla precipitosa resa

Il fattivo ed encomiabile intervento del Presidente Mattarella

In ormai troppe occasioni, nel leggere fatti di cronaca luttuosi  e strazianti per i risvolti umani implicati, ci è capitato di imbatterci nell’intervento tempestivo dell’INPS che, senza approfondire fatti e circostanze, si è calato gelido come la lama di un rasoio nelle carni inermi di persone indifese ed a volte inconsapevoli.

Le medesima solerzia, come è successo a tutti noi, non si riscontra al momento in cui il cittadino  reclama ricalcoli o liquidazioni pensionistiche a favore di invalidi o anziani, ritardate dall’inerzia della burocrazia sfacciata e inefficace dell’Istituto assicuratore.

Almeno nel caso che stiamo per esporre, le cose sono andate diversamente.

Benissimo ha fatto il presidente Mattarella a intervenire personalmente e pesantemente per impedire che i  carnefici dell’INPS apportassero un terribile danno d’immagine all’Istituto andando a chiedere un risarcimento danni di 124.000 euro a due sorelline di Massa Carrara (entrambe minorenni) rimaste coinvolte in una tragica storia di violenza, di cui ovviamente non avevano responsabilità alcuna, se non quella di essere figlie del proprio genitore.

Una tragedia famigliare di inumana crudeltà che ha privato le due ragazze di entrambi i genitori dopo l’omicidio della mamma consumato in famiglia. Tragedia che l’INPS ha gestito nel peggiore dei modi, senza neppure accertare le cause e lo stato in cui possono trovarsi due sorelline minorenni e prive di reddito. Ma, almeno in quest’occasione, la ragione ha avuto la meglio.

Cerchiamo d’immaginare le facce dei burocrati carnefici nel momento in cui sono stati colti sul capolavoro del loro gioioso sadismo da zeloti quando, a scagliarsi contro di loro non è stato un qualsiasi avvocato di parte, ma la massima autorità dello Stato, il quale ha giustamente provato vergogna per il verificarsi di un evento del genere.

Per una volta, una pubblica autorità italiana ha dato prova di comprendere che l’ubbidienza agli ordini non è necessariamente un automatismo, che ci sono disposizioni del tutto illegittime e controproducenti, e che è con certe disposizioni – che si compiacciono per la “banalità del male” – che si avviano strade in discesa che portano alle peggiori ingiustizie, alle più terribili nefandezze, perpetrate semplicemente perché si trattata di un “atto dovuto”. Atto che – chissà perché? – non si scatena mai contro i potenti, ma contro gli inermi e gli indifesi.

Salvo poi specificare, con la leggerezza di un elefante, che, sì, “era un atto dovuto, ma non sarebbe successo niente”, un po’ come nelle finte fucilazioni, in cui il malcapitato preso di mira non muore per le fucilate, ma per infarto, dalla paura.

Il presidente Mattarella, stroncando sul nascere questo abominio, ha dato un grande esempio di civiltà e ha evitato una ennesima delegittimazione dello Stato.

Gli orrendi burocrati dell’INPS non se ne sono neppure accorti, visto che la loro prima reazione ha fatto come sempre riferimento a “un atto dovuto”.

Anche attivare il cervello sarebbe, in certi casi, un “atto dovuto”, ma in genere è chiedere troppo, alle troppe canaglie che nella pubblica amministrazione trascurano i diritti e le esigenze del cittadino onesto e incolpevole, per seguire gli schemi della loro becera imbecillità.

 

 

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Articolo pubblicato il 11/12/2019