"Galassia Internet"

Il modo per contrastare queste dinamiche è quello di parteciparci in modo consapevole

Dagli anni ’80 la tecnologia del ventesimo secolo ha iniziato ad uscire dalle università e dai centri di ricerca iniziando a rendersi accessibile ai semplici cittadini. Col tempo queste tecnologie si sono evolute a tal punto da poter essere utilizzate dalla massa.

 

L’entrata della tecnologia informatica nella vita di tutti i giorni ha creato una seconda società che basa i suoi legami sui rapporti intrattenuti nel cyberspazio. Queste dinamiche sociali legate al social network riescono ad entrare nelle nostre vite anche se tentiamo di non parteciparvi, tesi sostenuta anche da M. Castells in “Galassia Internet”.

 

Un modo per contrastare queste dinamiche è quello di parteciparci in modo consapevole cercando di controllare il flusso delle informazioni. L’introduzione nelle nostre vite dei social network ha cambiato anche il modo di gestire gli inviti e la pubblicizzazione degli eventi, facendo passare il tutto in tre semplici stati “parteciperò”, “forse parteciperò” e “non parteciperò”, diminuendo drasticamente i contatti vocali tramite telefono e soppiantando anche il sistema più “informale” delle e-mail.

 

Parte di questa tesi è sostenuta da G. Boccia Artieri ne “Le culture partecipative dei media”. L’aggregarsi tramite il canale informatico ha permesso il contatto di molte persone che condividono le stesse idee-interessi, portando in alcuni casi al chiudersi a riccio con chi sostiene una tesi simile alla nostra, mettendosi dei paraocchi per non vedere ciò che succede attorno.

 

Se invece si utilizza il canale con occhio critico, ciò può essere un ottimo aiuto per discernere le informazioni false e incomplete da quelle che realmente ci interessano, come in parte sostenuto da Y. Benkler nell’intervista del 10 maggio 2007 per “Omnia Communia”.

 

L’utilizzo dei social network ha per alcune persone la funzione di una vera e propria droga che porta al continuo utilizzo del mezzo di comunicazione il quale così può diventare a nostra insaputa, uno mero strumento di controllo. Le informazioni che diamo diventano in “possesso”  di chi ci fornisce il canale per comunicare, visto che la maggior parte dei social network tende a “profilare” gli utenti, ufficialmente per effettuare una pubblicità più mirata rispetto ai singoli interessi.

 

In realtà queste informazioni, come nel caso di Facebook, che lo fa presente nel contratto con l’utente se pur fra le righe, così come tutto ciò che si inserisce al suo interno è di sua proprietà, finché rimane nei loro server. Rimanendo su questo tema, un secondo canale che permette di “tracciare” la persona, anche se ritenuto  meno pericoloso è quello del telefonino.

 

Questo apparecchio, tanto per cominciare, comunica costantemente la sua posizione permettendo di circoscrivere in cui si trova chi lo sta usando. In parte una simile tesi è stata proposta da D. De Kerckhove ne “Alla ricerca dell’intelligenza collettiva”.

 

Gli strumenti dati dalle nuove tecnologie hanno permesso la divulgazione di informazioni abbattendo le frontiere grazie alla possibilità di poter comunicare con chi è in ascolto sul nostro stesso canale. Permettendo così di poter reperire di un sacco di informazioni e allo stesso tempo di poterle ricevere, tesi avallata anche da A. Bajani.

 

Nel  suo articolo “Youtube della terza età” (Sole24ore del 7 dicembre 2008), riporta come esempio un progetto chiamato “banca della memoria”  avente solo lo scopo di portare in internet le esperienze di vita dei nati prima degli anni ’40.

 

In ultima analisi, in sintesi, si ritiene di dover dire che l’utilizzo di questi nuovi canali di comunicazione permettendo di comunicare in tempo reale e a grandi distanze , hanno avvicinato le persone abbattendo i muri anche se in molti casi queste tecnologie vengono utilizzate in modo scorretto e rendendo soprattutto i rapporti troppo vincolanti al mezzo digitale trascurando quelli al di fuori di esso.

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Articolo pubblicato il 21/06/2011