La giornata di studi «D'Annunzio a cent'anni dall'impresa di Fiume», ad Azeglio (TO)
I saluti del sindaco di Azeglio, Emiliano Pietro Sirio

Un nuovo successo per il secondo «Appuntamento con la Storia di Azeglio»

Con la giornata di studi “D’Annunzio a cent’anni dall’impresa di Fiume” presso la prestigiosa Sala del Biliardo del Castello d’Harcourt di Azeglio la scorsa Domenica 24 novembre, malgrado l’allerta meteorologica, gli organizzatori Elisa Benedetto, Fabrizio Dassano e Dario Zara, hanno messo a segno un altro importante risultato ad un anno di distanza dal precedente convegno, sempre al castello d’Harcourt, che si intitolava: “La conservazione della memoria della Grande Guerra lontano dai campi di battaglia”.

Sala gremita dal mattino al pomeriggio, pranzo per relatori e pubblico in un locale del paese, insomma, malgrado alcune defezioni di persone attese dal cuneese a causa della piena del fiume Tanaro, tutto è proceduto per il meglio.

A partire dalle 9 del mattino la professoressa Marica De Giorgi ha aperto le registrazioni perché il convegno era valido ai fini dell’aggiornamento dei docenti e alle 9,30 sono partiti i saluti istituzionali di tutti i rappresentanti che in sinergia hanno contribuito alla riuscita di questo secondo “Appuntamento con la Storia di Azeglio” come amano sottolineare gli organizzatori: saluti portati dal sindaco di Azeglio, Emiliano Pietro Sirio, da Rosalba Pennisi, vice-presidente dell’Artev, da Lucia Mongiano, preside del Liceo Botta di Ivrea, da Edoardo Bodo di Albaretto, in rappresentanza della proprietà d’Harcourt, da Franco Pizziconi presidente del Centro Ricerca e Studi Nord Ovest e da Daniele Bravo, presidente Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d’Italia sezione di Ivrea.

Fabrizio Dassano ha condotto i lavori della giornata introducendo l’intervento di Michele Curnis dell’Universidad Carlo III di Madrid, filologo di origini canavesane che ha portato un contributo inedito e approfondito sullo scrittore Salvator Gotta di Borgofranco d’Ivrea, scrittore di successo, amico di D’Annunzio, e autore del “Piccolo Alpino” la saga di un bambino, Giacomino Rasi, creduto morto in una valanga e poi proiettato con l’aiuto degli Alpini nella bufera della Prima guerra mondiale alla ricerca del padre, ufficiale del medesimo corpo.

Visto l’enorme successo, lo scrittore riprende il personaggio nell’avventura fiumana, ma già in un clima mutato da “saga di regime” costruita a posteriori per tentare di “fascistizzare” l’esperienza fiumana.

È poi seguito l’intervenuto dello storico Gianni Oliva che ha raccontato del significato di Fiume che ancora oggi rappresenta un lineamento controverso: il luogo dell’utopia politica armata e del più grande ammutinamento della storia del regio esercito italiano, luogo che fu frequentato da quel coacervo scaturito dalla posizione del presidente americano Wilson alla conferenza di pace e che vide l’Italia messa fuori gioco dalle pretese balcaniche - pur essendo tra le potenze “vincitrici” della Prima guerra mondiale, pretese verso quelle città della costa la cui popolazione italiana aspirava al ricongiungimento.

Coacervo di uomini e donne che portò, con la fine della “reggenza del Carnaro”, ad una gemmazione straordinaria di personaggi che imboccarono strade differenti: fascismo, antifascismo, sindacalismo rivoluzionario, anarchia, socialismo, comunismo, etc. Non ha mancato di sottolineare la grande abilità politica di Mussolini nel copiare e svuotare il dannunzianesimo e farlo in qualche maniera proprio, con la marcia su Roma e la copiatura degli slogan e dell’apparato immaginifico scaturito dalla marcia su Fiume partendo da Ronchi dei Legionari.

L’intervento di Beatrice Dassano che ha chiuso la sessione mattutina, dalla frivola apparenza, ha descritto con grande abilità una mattinata odierna, dal risveglio alla colazione e allo shopping, fino al pranzo con i tramezzini, utilizzando parole ritenute comuni ma che invece furono tutte “create” da D’Annunzio. Non solo poeta-guerriero, ma anche grande pubblicitario e primo “influencer” che rivitalizzò la lingua italiana. Da Fiume coniò anche nomi di profumi per importanti produttori di cosmetici.

Fabrizio Dassano ha ripreso i lavori del pomeriggio introducendo Lucio Fabi, importante storico ed organizzatore culturale di Trieste, che ha portato ad Azeglio un prezioso filmato realizzato con gli spezzoni di lavorazione del film di Luca Comerio, con le didascalie di D’Annunzio, girato a quei tempi a Fiume “in diretta” che hanno aperto un interessante serie di interrogativi: in pratica s’è vista per la prima volta la consistenza militare dei legionari di Fiume, anche in armi pesanti come l’artiglieria e soprattutto, con una organizzata flottiglia navale impegnata in manovre d’addestramento davanti a Fiume.

I soldati qui sono felici, rilassati e combattivi e la differenza con l’atteggiamento nelle trincee della Grande Guerra è palpabile. Se si fosse combattuto contro il regio esercito regolare italiano che arrivò sgomberare Fiume nel “Natale di sangue” del 1920 ci sarebbe stata una strage.

Non fu così. C’era un accordo ancora oggi sconosciuto, prima del “pensionamento dorato” al Vittoriale di Gabriele D’Annunzio? Quale fu il ruolo di Badoglio, Commissario Straordinario per la Venezia Giulia all’inizio dell’impresa e Capo di Stato Maggiore dell’esercito nel “Natale di Sangue”?

Giancarlo Casoli, filatelico biellese, ha illustrato tutte le tappe dell’impresa di Fiume attraverso i francobolli ungheresi e dannunziani poi sovrascritti ad ogni cambio repentino della guida politica della città: ha infatti ricordato un’equazione “storica” e cioè che Trieste con il suo porto stava a Vienna come Fiume con il suo porto stava a Budapest.

Molto applaudito l’intervento di Elisa Benedetto che con l’ausilio di audiovisivi ha presentato un’inedita carrellata sulla letteratura italiana coeva e successiva all’impresa dannunziana, esaminando i romanzi e i personaggi inventati che agiscono insieme ai personaggi storici dell’epoca, come il pilota da caccia Guido Keller, della squadriglia di Francesco Baracca, che scaricò il suo pitale pieno di rape e carote sorvolando il Parlamento a Montecitorio per l’atteggiamento della politica italiana su Fiume.

La seconda parte del suo intervento ha visto l’illustrazione dei testi e delle canzoni di allora e di oggi partendo da “Giovinezza” di Oxilia e Camasio, nata come canzone d’addio degli studenti laureandi torinesi, attraverso la “Canzone del Carnaro”, passando per Enrico Ruggeri e soprattutto alla raffinata opera musicale degli IANVA dedicata all’impresa fiumana.

Sala gremita e servizio bar gratuito che è stato un gradito supporto tra un intervento e l’altro per il pubblico.

Una piccola mostra all’ingresso della Sala del Biliardo esponeva rari cimeli fiumani, tra cui dell’epoca, grazie alla collaborazione dei signori Silvio Barberis, Mauro Bretti e Giancarlo Casoli.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 06/12/2019