Conte cerca idee per lo sviluppo di Taranto, ma non le trova!

La mission sfascia sistema dei grillini sta vincendo

Siamo ormai giunti all’ultima spiaggia. L’ineffabile presidente del Consiglio, prima di percorrere le calle di Venezia, per non risolvere nulla, ha affidato alla platea dei suoi ministri riottosi e recalcitranti ad affrontare in modo serio e lungimirante, uno degli aspetti maggiormente cruciali della politica industriale del Paese, la seguente frase:

 

“Chi ha un’idea per lo sviluppo di Taranto, venga e la porti al prossimo Consiglio dei Ministri”.

 

Si tratta di una drammatica testimonianza di come il governo brancoli nel buio di fronte al disastro ILVA, da lui stesso provocato con il folle ritiro dello scudo penale - già contenuto nel contratto con Arcelor Mittal - che ha offerto alla multinazionale l’alibi perfetto per liberarsi dell’acciaieria.

 

Con la sua flemma, Conte si tiene fuori dalla soluzione del problema per eccellenza e si  rifugia tra le braccia procaci di Barbara Lezzi, la vera eroina e vincitrice di questa tenzone. 

Qual è la drammatica realtà? Conte e i suoi boys  non hanno un’idea su come uscire dal pasticcio che rischia di lasciare senza lavoro almeno 20.000 addetti, e di privare la manifattura italiana, che di acciaio si nutre quotidianamente, di un fornitore nazionale, che fra l’altro è ancora il maggiore d’Europa.

 

Sino ad ora, le sparate di Conte, con o senza pochette,  si dimostrano  impraticabili: Arcelor Mittal non ne vuol sapere di tornare al tavolo neppure davanti a proposte più vantaggiose (anzi, ha già avviato la causa legale), la ricerca di un altro operatore internazionale (per es. Jindal, il secondo arrivato nella gara) come di compratori italiani del settore (per es. Arvedi) non trova disponibilità.

 

La nazionalizzazione, oltre a costare un grosso pacco di miliardi, non può funzionare per svariati motivi, a partire dall’opposizione della UE in base alle regole comunitarie.

Senza dimenticare che i parlamentari grillini pugliesi e la loro base continuano a sperare e promettere la sostituzione dell’acciaieria con lo sbancamento dell’area per creare un grande parco !!!

 

I grillini ed il loro Giuseppi, sempre più a rimorchio delle utopie pseudoambientaliste, non sono assolutamente in grado  di governare un Paese moderno, a prescindere dalla formula della coalizione e dalla qualità degli alleati. Questa è la drammatica realtà!

 

Ciò vale per la tragica conduzione della manovra economica, che è già cambiata più e più volte prima ancora di iniziare l’iter parlamentare, ma ogni volta  confermando la sua caratteristica di fondo: tasse, tasse, tasse. Tasse e manette, ma sull’inasprimento indiscriminato delle pene per gli evasori è rissa dura nella maggioranza, e per quante tasse abbiano previsto, il Servizio del Bilancio del Senato ha già dichiarato che c’è una forte sovrastima delle entrate.

 

E quindi i conti non tornano.

 

I nuovi balzelli sono ideologici e autolesionisti: si colpisce la plastica, ignorando che quella italiana è una delle più moderne e riciclate, e costituisce un settore strategico della nostra industria.

Si tassano le auto aziendali (perchè poi, se non per fare cassa comunque, in qualunque modo?) e questo infliggerà una dura botta al mercato delle auto, già in difficoltà. Poi, al colmo dell’autolesionismo, si premiano le auto elettriche, prodotte in Oriente, e non altri tipi di veicoli altrettanto non inquinanti prodotti in Europa e in Italia, e questo è puro masochismo, dovuto a ignoranza.

 

Intanto l’industria automobilistica segna il passo ed i disoccupati tenderanno ad aumentare , grazie al cervellino ed al radicalismo osceno dei nostri ministri e del pusillanime Conte, disposto a tutto pur di stare seduto a Palazzo Chigi.

 

Gli imprenditori, considerati e trattati come nemici, chiedono provvedimenti per rilanciare la competitività e le produzioni, ma sono inascoltati: la visione anti industria di Grillo sta vincendo su tutta la linea.

Intanto stanno gongolando indiani, turchi e cinesi, pronti a condizionare la competitività delle nostre aziende che saranno costrette a fornirsi del loro acciaio, come saranno costretti a fare gli italiani con le auto elettriche tanto care a Di Maio.

 

Che le scelte del Governo prima di ricoprirsi con la foglia di fico dell’ambientalismo, non nascondano anche una voracità “pelosa”?

 

Le chiacchiere in tal senso stanno infittendosi.

 

Ma intanto  l’Italia e non solo Venezia sta affondando sotto il peso del becero ideologismo di figuri senza scrupoli.

 

Fotografie. Worldpress, Globalist. Governo

 

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 16/11/2019