La brutale uccisione di Pier Paolo Pasolini

Il ricordo di uno dei maggiori intellettuali del XX secolo

Pier Paolo Pasolini, è oggi considerato uno dei maggiori artisti ed intellettuali del XX secolo. Fu assassinato nella notte tra l’1 e il 2 novembre 1975. Il responsabile venne arrestato, ma dopo 44 anni, la verità sul caso deve ancora essere svelata.

 

L’idroscalo di Ostia (X Municipio di Roma) fu il teatro della sua morte, brutale e violenta. Il presunto responsabile  confessò una lite con l’artista, dopo delle avance sessuali che Pasolini gli avrebbe rivolto. Le ipotesi sulle possibile cause che portarono alla morte di Pier Paolo Pasolini sono molte. Dalla rapina degenerata alla lite, dall’omicidio premeditato a un complotto, dopo le sue  accuse indirizzate a politici dell’epoca.

 

Il cadavere di Pasolini venne ritrovato il 2 novembre di 44 anni fa, da una signora, alle 6:30 del mattino. Le diverse ferite in tutto il corpo e la cassa toracica completamente sfondata fecero subito capire che il poeta era stato aggredito brutalmente. Le successive rilevazioni, confermarono che prima venne aggredito con un bastone di legno, poi investito e schiacciato più volte con la sua auto.

 

Quella stessa notte venne fermato dalla Polizia Pino Pelosi, di 17 anni. Il ragazzo era alla guida dell’auto di Pasolini. Ladro di auto e gigolò, confessò subito quanto avvenuto la notte scorsa. Secondo la ricostruzione del giovane, l’artista lo aveva abbordato alla stazione Termini di Roma. Dopo aver cenato alla trattoria Biondo Tevere (vicino la basilica di San Paolo), sarebbero andati all’idroscalo di Ostia, dove Pasolini avrebbe voluto un rapporto con Pelosi.

 

Dal rifiuto del ragazzo sarebbe nata una lite, e l’aggressione con il bastone ritrovato e identificato come arma per colpirlo ripetutamente. Pelosi sarebbe poi salito in auto, e passato sopra il corpo di Pasolini più volte, uccidendolo.

 

Dopo la confessione, Pelosi venne dichiarato colpevole di omicidio volontario, sentenza confermata dal tribunale di primo grado e nel 1976 dalla Corte d’Appello. La Corte eliminò l’ipotesi di altri responsabili nell’omicidio di Pasolini, indicando Pelosi come unico assassino. Ancora oggi, Pelosi è l’unico responsabile della morte di Pier Paolo Pasolini.

 

Ma le indagini continuarono negli anni seguenti da parte dei media che volevano far luce sul caso. Importante fu la scoperta di un giornalista de L’Europeo, che condusse un’inchiesta raccontata poi da Oriana Fallaci.

 

Secondo la confessione di un secondo ragazzo, Pasolini venne aggredito da un gruppo di persone (tra cui la stessa fonte), ma solo per rapinarlo. Intervistando poi alcuni abitanti della zona, si scoprì che diversi testimoni avevano sentito delle urla, riconducibili a più di due persone. Nessuno, però, avrebbe avvertito la Polizia.

 

Il ragazzo dopo non volle più essere intervistato: temeva per la sua vitaLo stesso Pelosi, nel 2005, aveva rivelato che non era stato lui a uccidere Pasolini. All’idroscalo, quella notte, arrivò una seconda auto (targata Catania), e che loro uccisero l’uomo.

 

Questo, si ricollega ad altre testimonianze. Il personale del Biondo Tevere, la trattoria dove Pasolini aveva cenato con un ragazzo, aveva dichiarato che assieme al poeta era una persona alta 170 cm e bionda, mentre Pelosi era riccio, castano, e alto 160 cm. Pelosi non avrebbe detto nulla prima per paura di ritorsioni verso la sua famiglia.

 

Inoltre, molti confermano che Pasolini era seguito da una seconda auto, targata appunto Catania. Sul delitto Pasolini le ipotesi certo non mancano. Qualcuno parla della collaborazione tra Eni e Montedison nel settore petrolchimico. Poco prima della sua morte, Pasolini stava ultimando un romanzo riguardante Eugenio Cefis, un imprenditore italiano. Secondo quanto scoperto, Cefis sarebbe stato legato allo stragismo italiano dell’epoca, ed essendo Pasolini diventato un personaggio scomodo che sapeva troppe cose, doveva essere eliminato. Il romanzo venne pubblicato postumo nel 1992.

 

Altra ipotesi riconduce invece ad alcuni politici, tra cui un notissimo esponente della Democrazia Cristiana, secondo Pasolini coinvolti nelle stragi identificate come la strategia della tensione (gli anni di piombo degli Anni ’70). A fronte di questa ipotesi, le indagini sono state chiuse definitivamente nel 2015, non avendo scoperto nessun fatto importante.

 

Pier Paolo Pasolini fu attento osservatore dei cambiamenti della società italiana dagli anni 50, sino a metà degli anni ’70. Nonché figura a tratti controversa, suscitò spesso forti polemiche e accesi dibattiti per la radicalità dei suoi giudizi, assai critici nei riguardi delle abitudini borghesi e del nascente consumismo come anche nei confronti del sessantotto e dei suoi protagonisti. La sua opera andrebbe riscoperta, anche per poter comprare la sua visione con quanto effettivamente accadde in Italia nei decenni successivi.

 

Oggi il Teatro di Roma dedica un omaggio a Pier Paolo Pasolini con QUESTO È IL TEMPO IN CUI ATTENDO LA GRAZIA, tre tappe di uno spettacolo a firma di Fabio Condemi e Gabriele Portoghese, che ci portano nei luoghi che hanno segnato l’esistenza del poeta. Un viaggio a ritroso che parte da Ostia (al Teatro del Lido il 2 novembre ore 20), passando per Roma, (al Teatro India il 3 novembre ore 21), per terminare nella regione della sua infanzia friulana (al Verdi di Pordenone il 5 novembre).

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Articolo pubblicato il 02/11/2019