La mano tesa di Zingaretti verso Grillo

Il segretario del PD ha fatto i conti con i suoi governatori?

La piccola ed insignificante Umbria dove si sono verificati gli scandali più vergognosi nella sanità con il coinvolgimenti di autorevoli esponenti del PD, rappresenta ormai, per i nostri politicanti, l’ombelico del mondo.

Tutto si consumerà o consoliderà dopo l’esito del voto, a sinistra, come a destra. Ma l’incauto Zingaretti, senza badare alle prese di posizione consolidate dei suoi governatori in Toscana come in Emilia, lancia un’unità d’azione e d’intenti con i grillini.

Si accorda con Grillo e, per qualche giorno subisce anche l’onta della smorfia  del nostro insignificante ministro degli Esteri.

Dopo aver varcato il rubicone, con la formazione del governo giallorosso, pago delle credenziali americane e papaline del  premier  “Giuseppi l’americano”, Zingaretti si è lasciato prendere la mano del protagonismo. Si è accordato per il candidato comune alle elezioni regionali in Umbria.

Ma adesso la palla viene lanciata molto più lontana. Zingaretti va dalla Gruber  e sprizza amore nei confronti dei 5stelle, parla bene di Di Maio e addirittura difende la Raggi. Si dichiara entusiasta del taglio dei parlamentari e rivendica al PD il taglio dei consiglieri regionali, comunali, provinciali. Ma i consiglieri provinciali, senza indennità e non eletti direttamente, ci sono ancora. Forse nessuno lo aveva informato.

Alla fine prospetta una alleanza con i 5stelle che vada al di là dell’ accordo nazionale. Gli risponde prontamente Grillo alla festa di compleanno del M5stelle strigliando i suoi ed invitandoli duramente, con i suoi modi garbati, ad andare spediti senza mugugni verso un accordo stretto col PD.  Proprio a Napoli direbbero ” scurdammoce o passato”.

Il futuro è radioso. Ma non tutto è in discesa. Dopo l’ Umbria, si voterà in Emilia Romagna e in Campania. E in quelle regioni ci sono due governatori del PD molto forti che hanno spesso litigato con i grillini. Ma la santa alleanza è stata varata.

E in un quadro di mutamento della legge elettorale non è certo poca cosa. Gli scenari si muovono e si scompongono come la liquidità dell’ elettorato. A quali danze macabre dovremo ancora assistere?

Oggi il consiglio dei ministri, seppur a fatica dovrebbe presentarci i tagli di servizi e di investimenti, oltre alle rapine al ceto medio, già in parte annunciati, insiti nella finanziaria. Chi assumerà la responsabilità di tanto sfacelo condito dalla demagogia più ripugnate? Di Maio o Zingaretti? Od entrambi associanti inconsciamente per condurci nel baratro più tetro? Ecco cosa significa affidare la “res publica” a demagoghi senza arte, né parte, ampiamente screditati.

 

Fotografie Globalist e Post

 

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Articolo pubblicato il 15/10/2019