Accordo tra il Consiglio regionale del Piemonte e la Provincia di Cuneo
Palazzo Lascaris

Raggiunta l'intesa per le conciliazioni del Corecom

Lunedì 6 giugno, alle ore 11.30, nella Sala Viglione di Palazzo Lascaris, il Consiglio regionale, rappresentato dal presidente Valerio Cattaneo, e la Provincia di Cuneo, rappresentata (in vece del presidente, Gianna Gancia) dall’assessore alla Tutela del consumatore, Anna Mantini, sottoscriveranno un protocollo d’intesa per facilitare l’iter delle domande al Corecom (Comitato regionale per le comunicazioni) di conciliazione nelle controversie in materia di servizi di comunicazione.

 

Il documento ha lo scopo, sul territorio Cuneese, di promuovere e decentrare la comunicazione, l’informazione e il supporto organizzativo per la presentazione delle istanze di conciliazione.

 

L’Amministrazione provinciale di Cuneo realizzerà l’attività di front office in modo da evitare spese di trasferimento a Torino e perdite di tempo agli abitanti del territorio provinciale nell’espletamento delle pratiche necessarie per richiedere la conciliazione.

 

La sinergia tra gli uffici regionali e provinciali, che verrà attuata a titolo gratuito, si inserisce nell’ambito del programma di attività del Comitato volto a favorire il più ampio decentramento territoriale in collaborazione con le Province del Piemonte.

 

Il servizio di conciliazione è svolto, da luglio 2004, dal Corecom del Piemonte su delega dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom).

 

Dopo i primi accordi con Novara, Asti e Verbano Cusio Ossola nel 2009 e nel 2010 spiega il vicepresidente del Corecom, Roberto Rosso, che presenzierà alla cerimonia – l’Assemblea regionale prosegue nel decentramento dell’attività di conciliazione per offrire ‘pari opportunità’ tra gli utenti torinesi e quelli delle aree più remote della nostra regione. In questi ultimi anni l’aumento delle domande è stato esponenziale, ma questo trend avrebbe avuto ancora un maggiore sviluppo, rispetto agli utenti delle province più periferiche, se questi non fossero stati costretti a recarsi a Torino per avviare e seguire le loro pratiche”.

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Articolo pubblicato il 31/05/2011