Il conte Federigo Sclopis di Salerano – prima parte
Monumento a Federigo Sclopis di Salerano a Torino (Giardino della Cittadella)

Grande figura di giurista e politico canavesano, attivo in patria tra regno di Sardegna e regno d’Italia (di Fabrizio Dassano)

Che i canavesani siano stati un po’ come il prezzemolo in tutti i fatti storici di un certo rilievo e anche un po’ dappertutto, lo si evince scorrendo l’elenco delle personalità illustri. Ma il conte di Salerano, Federigo Paolo Sclopis, benché nato a Torino il 10 gennaio 1798 fu una grande figura di giurista e politico attivo in patria tra regno di Sardegna e regno d’Italia.

 

Gli Sclopis arrivarono a Salerano come conti verso l’ultimo quarto del XVIII secolo subentrando alla precedente signoria del luogo estinta: i Gotti di Cherasco. Gli Sclopis erano originari di Giaveno fin dal XIV secolo. Federigo, era nato da Alessandro e Gabriella Peyretti di Condove. Si sposò con la contessa Isabella Avogrado di Collobiano e aveva quattro fratelli: Federico, Clara Teresa, Carlo Ambrogio e Maria Adelaide.

 

Ancora oggi a Salerano esiste la dimora estiva della famiglia Sclopis. Fu abitata anche da Vittorio Sclopis, autore di una storia delle miniere di Traversella, dapprima dipendente e poi proprietario di una concessione mineraria, la villa passò agli Olivetti che la destinarono a residenza per le orfane, poi a centro di formazione professionale e attualmente adibita a centro d’eccellenza per cure palliative.

 

Il nostro iniziò una brillante carriera giuridica a partire dal 1822, fu membro del Senato del Piemonte dal 28 febbraio 1829, fu avvocato generale del medesimo dal 1844 al 1847 e fu primo presidente onorario del Magistrato d’appello del Piemonte.

 

Ricoprì numerose cariche politico-amministrative: consigliere comunale di Torino dal 1849 al 1878 e provinciale dal 1862 al 1878. Vicepresidente della Commissione superiore di Statistica, membro della Commissione superiore di liquidazione, membro della direzione dell’Opera pia ed Ospedale S. Luigi Gonzaga, Professore emerito della Facoltà di Giurisprudenza, fu vicepresidente del Consiglio della pubblica istruzione e stessa carica alla giunta permanente del Consiglio superiore della pubblica istruzione.

 

Dal 1866 al 1867 fu vicepresidente del Comitato per l’istruzione Universitaria. Nel 1858 fu presidente del contenzioso diplomatico sorto dopo la cattura del “Cagliari” da parte delle navi da guerra napoletane in acque internazionali.

 

Cosa era capitato? Il 25 giugno 1857 partiva la tragica spedizione rivoluzionaria in Calabria di Carlo Pisacane con il “Cagliari”, un battello della società genovese Rubattino (la medesima che successivamente fornì le navi per la spedizione dei Mille). L’operazione fu criticata ufficialmente da Cavour e repressa nel sangue a Sapri, in Calabria. Ai comandi dell’imbarcazione c’erano due macchinisti inglesi perché il regno di Sardegna non ne aveva messo a disposizione di suoi.

 

I due inglesi furono catturati e finirono nelle carceri di Napoli e subito dopo esplose un contenzioso tra il Regno delle Due Sicilie e l’Inghilterra a cui ovviamente re Ferdinando II dovette acconsentire alla loro liberazione e al versamento di un indennizzo in denaro.

 

Federigo divenne socio residente all’Accademia delle Scienze di Torino dal 13 marzo 1826, vi percorse tutta la gerarchia interna fino a diventarne presidente, dal 1864 fino alla morte.

 

Ricoperse l’incarico di Presidente del Senato del Regno d’Italia dal 25 maggio 1863 al 24 ottobre 1864, giorno dell’accettazione delle sue dimissioni da parte dell’aula.

 

Era già stato vicepresidente dello stesso Senato del Regno dal 1861.

 

Insomma, un bravo ragazzo, forse troppo istruito per questi tempi moderni dove meno sai e più puoi salire la gerarchia politica italiana della Repubblica.

 

Sebbene amico di Santarosa (l’anima dei moti del 1821) Federigo era fedelissimo alla corona, collaborò alla stesura dello Statuto albertino, alla costituzione della Lega doganale pre-unitaria con la Toscana e lo Stato della Chiesa.

 

Numerosissime le sue pubblicazioni in materia storica, diplomatica e giuridica che qui non le possiamo elencare.

 

Fabrizio Dassano

Fine della prima parte - continua

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Articolo pubblicato il 08/10/2019