Torino. Sarà Silvia Fregolent, l’anti Appendino?

Le ricadute torinesi del terremoto Renziano

Ora che Renzi ha dato l'addio al Pd, tutti si chiedono che cosa farà. Ma per capirlo è meglio chiedersi perché l'ha fatto. Per vendetta contro Zingaretti, Conte e Salvini che detesta e per il suo ego spregiudicato che gli serve per raggiungere il suo unico obiettivo: il potere oltre che per cannibalizzare il vuoto creatosi al Centro. 

 

Renzi è un vendicativo, uno spregiudicato, un gran manovratore e vuole vendicarsi di molti. Anzitutto del Pd, che non lo ha mai accettato del tutto, l’ha considerato un intruso e lo ha sempre ostacolato anche quando portava il partito al 42%.

 

Vuole vendicarsi di Salvini, che gli è succeduto nel consenso delle folle dopo il cataclisma del 4 marzo 2018. I due si detestano a vicenda, si ritengono reciprocamente la rovina dell’Italia, ma riconoscono il valore l’uno dell’altro (hanno sempre mantenuto contatti diretti in questi mesi) e sperano entrambi di essere i protagonisti, da soli, nella sfida definitiva.

 

E infine Renzi vuole vendicarsi di Conte, che disistima, che ritiene ingrato e fortunato perché ha fatto tutto lui, Renzi, ad agosto, per disarcionare Salvini e inventare il nuovo governo. Ma a Palazzo Chigi ci sta chi non ha fatto nulla, Conte, e non chi ha fatto tutto, Renzi.

 

E ancora, Renzi si è mosso per ragioni politiche e di potere. Potere, anzitutto. Il fiorentino ha uno smisurato ego, è relativamente giovane, non ci sta a fare quello che aveva promesso, e cioè il senatore semplice di Fiesole. È stato il principale artefice del governo 5 Stelle-Pd, ora ne vuole diventare il principale azionista.

 

Ad oggi ci presenta i suoi 30 deputati e 10 senatori che saranno decisivi per la vita o la morte del Conte due, le sue assicurazioni di lunedì notte al presidente del Consiglio in cui lo tranquillizza che sosterrà lealmente il governo valgono come il famoso «Enrico, stai sereno» detto a Letta poche settimane prima di detronizzarlo.

 

Dal punto di vista della tattica parlamentare e delle ambizioni di potere, è un colpo da maestro: Il tripartito 5 Stelle-Pd-LeU diventa un quadripartito, Renzi e i suoi hanno una delegazione nel Consiglio dei ministri, diranno la loro in tutte le questioni politiche e spartitorie. Tutte! E dovranno essere ascoltati con estrema attenzione, perché senza i loro voti sarà difficilissima l’approvazione di qualsiasi provvedimento.

 

E poi c’è l’aspetto della operazione politica. È qui soprattutto che si vedrà quanto filo ha Renzi per tessere la famosa tela. Le ambizioni, non dichiarate ma chiare, sono enormi: Renzi vuole occupare l’immenso vuoto che si è creato al centro dello schieramento politico italiano, tra la Lega da una parte e i rosso-gialli dall’altra. Quali idee, quali proposte, quali progetti metterà in campo?

 

L’originalità dell’operazione ha previsto che una parte dei fedelissimi si è staccata dal PD e lo segue in “Italia Viva”, mentre gli altri con il placet di Zingaretti restano ancora nel partito, pronti  spiccare il volo, forse già al 19 ottobre quando alla Leopolda sarà depositato il marchio e verrà presentato il programma, sempre che nel frattempo Renzi non giocherelli a far tremare Conte.

 

Con l’attenzione particolare al Piemonte, sin dal primo annuncio ad inizio delle settimana, non poche frange della sinistra moderata collocata a livello locale in liste civiche, sta prestando orecchio alla sirena renziana ed ai primi passi del fiorentino.

 

Primo fra tutti Mimmo Portas, leader del Moderati che già presenta in dote a Renzi il suo gruppo e si vede proiettato tra i Quadri nazionali di Italia Viva per studiare e rendere concreta la logica delle scelte future. Come accennato, pur nella prudenza delle dichiarazioni rese e delle attenzioni prestate dagli ambienti che contano, Torino potrebbe diventare il laboratorio del decollo di Renzi anche a livello territoriale.

 

E proprio a Torino con gli insuccessi e l’ostilità che la grillina Chiara Appendino continua a suscitare tra i Torinesi, potrebbe mettersi in pratica la strategia dell’uomo di Rignano. Infatti tra gli adepti della prima ora, si distingue l’on. Silvia Fregolent detta da anni la “renzianissima”.

 

Silvia Fregolent ha  trascorsi politici positivi. E’ stata consigliere provinciale e deputato del PD da due legislature. Colta ed intelligente emana simpatia a differenza di Chiara Appendino. Per i molteplici ed autorevoli rapporti intessuti, potrebbe raccogliere consensi  bipartisan e mietere voti non solo a sinistra, ove la base ed i quadri del PD non vedono con favore un eventuale accordo simile a quello concluso in Umbria tra PD e M5S,  ma ottenere favori nella Torino che produce, studia e lavora.

 

Da notare che i torinesi non hanno mai premiato canditure piovute dall’alto od estranee alla vita della città, per cui Silvia Fregolent si presenterebbe come candidata potenzialmente vincente.

 

Quindi se Renzi, con il favore di quanti si sono mossi in questi anni senza etichette partitiche puntasse su Silvia Fregolent, potrebbe fregiarsi di un successo che rafforzerebbe ancor più la sua leadership, contribuendo a liberare Torino dall’impopolare e scomoda grillina e dal connubio PD–M5S.

 

Non è un mistero che Renzi al centro come il periferia, vuole sottrarre voti, nell’ordine, a Forza Italia, a quelle aree del Pd che non approvano l’ulteriore spostamento a sinistra, ai partitini di centro, agli attuali M5S o ex M5S delusi da Casaleggio, e soprattutto al bacino enorme degli astensionisti.

 

La partita è aperta!

 

Fotografia: Camera dei Deputati

 

 

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Articolo pubblicato il 22/09/2019