Rousseau dice SI al Governo dell’inciucio

Il risultato comunicato con ritardo da Di Maio. Hacker in azione?

 

Dopo un’attesa lunghissima, ieri sera il cervellone di Rousseau ha vomitato il risultato. I SI al governo rappresentano il 79,3% dei 79634 votanti.

Euforico Di Maio, con il suo piglio retorico tipico dei deboli presuntuosi, cercando di nascondere a sé stesso le esternazioni del suo onanismo che hanno di molto rallentano l’iter del confronto con il  PD, creato panico nei mercati finanziari e timori nei cittadini.

 

In più c’è la sfrontatezza di esaltare una manciata di voti contro i 60 milioni di elettori.

Non c’è limite al peggio. Secondo la vulgata ricorrente, la notte si è consumata nelle ultime diatribe trai due contendenti ed all’interno delle correnti del “Movimento5pippe” per accaparrarsi le poltrone. In mattinata, secondo gli ottimisti, Conte dovrebbe recarsi da Mattarella, sciogliere la riserva e presentare la lista dei ministri.

 

Intanto prevale l’ottimismo delle facce di bronzo.

"Ci sono ancora molte cose da discutere, andiamo a discutere e trovare una sintesi per un lavoro serio, per un governo serio". L'ha detto il capogruppo del PD alla Camera Graziano Delrio entrando ieri pomeriggio a Palazzo Chigi per un incontro con la delegazione dei 5 Stelle.

 

Il PD intanto ha rinunciato a un vice-premier che gli spetterebbe di diritto, pur di fare partire il Governo più illogico del dopoguerra e tacitare i piagnistei di Di Maio che si vede ormai morto e cerca di aggrapparsi alle etichette e ritagliarsi un ministero. Ma dove arriverà, questo governo, a quali lidi, a quali risultati, e fin quando potrà navigare, questo è veramente impossibile prevederlo. Ed è impossibile proprio perchè, c’è dentro di tutto e di più.

 

C’è dentro un presidente voltagabbana che a tutti si è presentato come grillino per un anno e mezzo ma che oggi afferma serenamente di aver sempre votato a sinistra, un ex vice come Di Maio che forse è anche l’ex capo del M5S e dunque non si capisce quanto conti veramente, posto che le continue scomuniche di Grillo voglian dire qualcosa.

 

E nel campo del PD le poltrone dei ministri  e le faccine dei candidati saltano continuamente da una casella all’altra del più scatenato del toto-ministri, con rinunce eccellenti, come quella di Orlando che furbescamente vuol sottrarsi all’ignominia.

 

Ma oggi c’è anche lo studio di Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research, a sottolineare la precarietà del quadro. Secondo la stimata sondaggista, oltre la metà degli elettori sia del PD sia del Movimento non approverebbero per nulla l’alleanza dei due partiti, alla faccia degli sfigati della Rousseau. E questa è una zavorra non da poco per la navigazione del governo.

 

Il voto  della piattaforma Rousseau ha superato ogni vergogna, ma mai è accaduto che la piattaforma smentisse i voleri dei capi, una piattaforma ben allineata e preveggente, con hacker annunciati ed amici in azione.

 

Rimangono però forti dubbi sulla trasparenza e l’affidabilità di quella piattaforma, già sanzionata per ben due volte dal Garante della privacy.

Questo metodo cui si sono inchinati politici ed osservatori, ad iniziare dal Colle più alto, rappresenta un insulto per la Democrazia parlamentare e rappresentativa.  E’ indispensabile riflettere che per l’affermazione della Democrazia nel nostro Paese, sono cadute milioni di persone. A maggior ragione non è non tollerabile lo svilimento delle Istituzioni dinanzi alla sopraffazione di facinorosi improvvisati, senza costrutto e dignità.

 

Su questo oltraggio si dovrà ritornare, quando tra pochi mesi, qualche buontempone del PD ricorderà gli anniversari della Liberazione e  della proclamazione della Repubblica, senza nemmeno vergognarsi.

 

Inoltre, autorevoli Costituzionalisti hanno ravvisato un vulnus alla democrazia, considerato il fatto che la formazione del governo spetta al Presidente della Repubblica che affida l’incarico, e che solo le forze parlamentari elette dai cittadini alle elezioni politiche devono decidere, senza vincolo di mandato (art.67 della Costituzione), se appoggiare o meno un esecutivo.

 

E’ alquanto discutibile, oltrechè disgustoso, che una piattaforma privata, frequentata da un numero irrilevante di elettori, possa incidere sulle decisioni strategiche di un Movimento che alle politiche del 2018 ha preso circa il 33% dei voti.

 

Intanto, a quanto si dice, esaurite le manovre spartitorie ed i vagiti di giggino, il governo potrà decollare in settimana.

Poi cominceranno le avventure. E le disgrazie. La prima disgrazia è che approveranno una legge pro eutanasia e pro suicidio assistito entro il 24 settembre, ottemperando agli ‘ordini’ della Corte Costituzionale.

 

La seconda che su istigazione di Leu e CGIL e la compiacenza dei nuovi fruitori della greppia governativa, vareranno una legge di stabilità fondata su una bella patrimoniale, altro che taglio delle tasse.

 

La terza, se Bonafede rimane alla giustizia a eseguire gli ordini di Davigo, che creeranno un sistema giudiziario ancor più giustizialista.

La quarta che diremo addio a ogni forma di autonomia regionale, in disprezzo delle popolazioni più operose della penisola (d’altronde le regioni son tutte amministrate dal centrodestra, o lo saranno man mano che si va a votare, che cosa pretendete?).

 

Poi, oltre a decantare il SUD come risorsa, i grillini hanno riservato attenzione e promesso stanziamenti per la cloaca romana, così la Raggi che con Chiara Appendino rappresenta l’emblema dell’incapacità ad amministrare i Comuni, potrà dormire sonni tranquilli e continuare a sperperare.

 

Per quanto riguarda  ciò che seguirà, non possiamo non auspicare a sperare negli incagli della navigazione, nelle imboscate parlamentari (se ci saranno) o nel momento in cui Renzi avrà formato il suo partito e abbandonerà il naviglio rossogiallo, che a quel punto andrà a infrangersi, con disonore.

 

Così i disoccupati tra i “5pippe”, elevati al rango di ministri dovranno cercarsi alternative onorevoli per sbarcare il lunario.

 

Nel pessimismo cosa ci suggerisce la ragione? Che gli autentici democratici ed i riformisti che ancora popolano i partiti politici, si rendano conto del degrado e dell’inciviltà che stanno minando le istituzioni, intaccando il principio di rappresentatività, in primis e si regolino di conseguenza.

 

Così il centrodestra tutto, da Salvini a Meloni a Berlusconi decida  di tornare a guardarsi negli occhi, a dirsi tutto con verità, e a lavorare per dar vita a una prospettiva credibile e unitaria, senza sbavature o voli pindarici ed inconcludenti .

 

Immagini: Globalist, blogspot

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Articolo pubblicato il 04/09/2019