Come potrebbe essere la manovra finanziaria del governo giallorosso?

La legge di bilancio il primo banco di prova del nuovo esecutivo.

Dopo le turbolenze di sabato, la domenica è trascorsa con  dichiarazioni rassicuranti da parte di Conte e dei maggiorenti del PD. Non preoccupa l’esito del voto della piattaforma Rousseau ed anche le pretese poltroniste di Di Maio potrebbero venire neutralizzate, con l’azzeramento della carica (di carta) del vicepremier. Se nei prossimi giorni, questo controverso e, a dire di molti, precario governo vedrà la luce, Conte non potrà perdere tempo, ma affrontare la legge di Bilancio.

 

Sulla temuta manovra finanziaria si misureranno i rapporti della nuova maggioranza ed il secondo governo Conte sarà chiamato a giocare le prime decisive carte per rilanciare un’economia stagnante e per ricompattare l’opinione pubblica intorno alla nuova compagine di governo.

 

Appena ricevuto l’incarico al Quirinale, il presidente designato, seppur con compagni di strada differenti, aveva già annunciato che si sarebbe messo subito all’opera per «contrastare l’aumento dell’Iva, tutelare i risparmiatori, dare una solida prospettiva di crescita e sviluppo sociale».

 

E per far sì che l’Italia sia un paese dove le tasse le paghino tutti, «ma proprio tutti», ma le paghino meno. Indicazioni che non rappresentano ancora un programma dettagliato, ma che emergono già chiaramente, almeno a parole.

 

La manovra partirà inevitabilmente dal disinnesco delle clausole Iva da 23 miliardi. Far salire le aliquote sarebbe un azzardo troppo grande per un governo appena insediato e probabilmente lo sarebbe anche ipotizzare, come forse a livello tecnico è stato già fatto, un rimescolamento di qualche voce, magari con passaggi reciproci tra il 10 e il 22%, a danno di parte dei cittadini e dei produttori.

 

Trovare le risorse potrebbe essere meno complicato del previsto, non solo grazie a 1,5 miliardi circa di entrate strutturali in più già emerse nel decreto di luglio, ma anche grazie ai risparmi di spesa sugli interessi del debito (fino a un mese fa il Tesoro stimava circa 3 miliardi aggiuntivi rispetto alle stime del Def) e alle minori spese per Quota 100 (tra i 2 e 3 miliardi anche nel caso venisse riconfermata così com’è) o meglio, come  pare, per cancellata dal 2021.

 

Se come a luglio si dovesse fare ancora riscorso ai dividendi straordinari di Cdp e Bankitalia, un altro paio di miliardi potrebbe essere assicurato, contando anche sul fatto che il calo dei tassi potrebbe incidere positivamente anche sui conti di Via Nazionale.

 

Archiviate le idee di Italexit e di minibot, proposte dalla Lega, presentarsi in Europa con una rinnovata credibilità agli occhi della nuova Commissione di Ursula von der Leyen, appoggiata in modo determinante dal M5s, potrebbe peraltro aiutare il governo a trattare una maggiore flessibilità di bilancio, giocando innanzitutto sugli investimenti ‘green’, fatti di lotta al dissesto idrogeologico, tutela dell’ambiente e mobilità alternativa. (Con quali risorse?)

 

Sarebbe del resto difficile per Bruxelles negare misure di politica espansiva – e non solo all’Italia – di fronte al rallentamento generalizzato dell’economia, con la Germania prossima alla recessione e con l’intero continente alle prese con il pericolo Brexit.

 

Partendo dunque da un deficit tendenziale che si annuncia intorno all’1,6% nel 2020 gli spazi di manovra non sarebbero poi così ristretti. Nuove incisive misure di lotta all’evasione, perché siano appunto «tutti» a pagare le tasse, e la revisione degli incentivi ai combustibili fossili, garantirebbero altre entrate che permetterebbero poi di pagarle appunto «meno« le tasse.

 

L’idea comune tra i dem e i cinquestelle è quella di un primo taglio del cuneo fiscale, in antitesi alla “flax tax”, alle imprese per compensare magari l’adozione di una versione rivista e corretta del salario minimo, ma anche ai lavoratori.

 

Dalla cancellazione degli 80 euro, a cui puntava la Lega per adottare la flat tax, si potrebbe così passare ad un loro ampliamento, fino a 125 euro, secondo indiscrezioni circolate in questi giorni. L’elemento certo è che il nuovo esecutivo non taglierà le spese inutili e clientelari sostenute dal grillini nel precedente governo.

 

Su pressione della GGIL e degli estremisti di Leu, si riparla della volontà d’introdurre la Patrimoniale. La tentazione della sinistra a calcare la mano sui risparmiatori è purtroppo una tendenza irrefrenabile ed il cittadino non può ancora dormire sonni sereni.

 

 

Immagine: Datamanager

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Articolo pubblicato il 02/09/2019