Conte: “un governo per”, ma trionfa la restaurazione

Il presidente incaricato avvia il confronto con chi ci sta.

A conclusione della seconda e conclusiva giornata di consultazioni, il Presidente della Repubblica ha conferito a Giuseppe Conte l’incarico di formare il nuovo governo.

 

E’ indubbiamente un disgustosa prima volta, il dover osservare come l’assegnazione del prestigioso incarico  tocchi ad un presidente ancora in carica per il disbrigo degli affari correnti che cambierà radicalmente la maggioranza che ancor oggi lo sostiene.

 

Sloggiata la Lega, ci saranno il Pd e il Movimento Cinque Stelle, con la possibilità che anche i cespugli della sinistra facciano da stampelle all’occorrenza per blindare l’esecutivo ed alzare il prezzo della loro benevolenza.

 

Fa specie vedere Conte, fino a pochi giorni fa stretto nella morsa del duo Salvini-Di Maio, impegnato ora a rimanere a Palazzo Chigi con l’appoggio di un partito che ha sempre criticato il suo operato, cioè il Partito Democratico.

 

Ma lui se la cava così "… avviare una nuova esperienza di governo con una maggioranza diversa", superata poi "nella consapevolezza di aver cercato di operare sempre nell'interesse di tutti i cittadini, nessuno escluso."

 

Fa ribrezzo anche vedere Luigi Di Maio brindare all’intesa con il Pd dopo aver detto il peggio del peggio sui democratici. Stanno circolando sul web le dichiarazioni più cruente di esponenti autorevoli da Zingaretti a DI Maio che sino a poche settimane or sono giurarono odio eterno ai loro rivali, invadendo anche l’area personale e famigliare di personaggi di primo piano, con i quali stanno ora imbandendo  il banchetto nuziale.

 

Oggi assistiamo agli abbracci, alle smentite o agli equilibrismi di  dichiarazioni vacue e nauseanti  che oltre a generare inquietudine trai cittadini, contribuiscono ad accrescere il disprezzo nei confronti dei nostri politicanti. Conte nel suo discorso non ha fatto nessun accenno né alla questione migranti-sicurezza, né al taglio dei parlamentari - cavallo di battaglia dei 5S -  né all'autonomia regionale, uno temi demi di scontro fra Lega e M5s.

 

Oggi si parla vagamente di programmi e certe espressione di Conte e Zingaretti  marcatamente di sinistra e poco aperte alle istanze dei ceti medi e alle ragioni delle imprese stanno creando inquietudine tra  i cittadini.

 

Inoltre il pugliese Conte non  perde occasione per esaltare il vittimismo del Sud “governo Che veda un "Mezzogiorno rigoglioso” ed innescando il timore che già con i grillini era evidente, ossia l’insofferenza del governo e la parzialità nei conforti delle istanze del Nord. Se questi timori si tradurranno in certezza, nel Paese, qualche oppositore dovrà farsi carico di riscoprire la “questione settentrionale” quale tema prioritario.

 

Con le imminenti scadenze dettate dalla Finanziaria, si dovrà  capire in concreto quali saranno le scelte che l’esecutivo farà in materia di tasse, politiche del lavoro, scuola, famiglia, giustizia, Europa,  oltre a disinnescare la mina dell’aumento dell’Iva.

 

L’incontro tra i due nuovi alleati di governo è avvenuto, al momento, solo sui nomi e la composizione della lista dei ministri che, salvo qualche casella ancora incerta, appare pressoché definita.

 

Non c’è stato il tempo né la volontà di scendere sul terreno programmatico, col rischio che emergessero già crepe e dissapori.

La retorica di Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio, i duo miracolati sotto condizione sospensiva, ha concionato che il “Conte  due” nasce come governo politico di legislatura. I numeri in Parlamento sono solidi e la smania di potere dei due partiti lascia prevedere, con assai facile ottimismo e non facendo  i conti con Matteo Renzi, che l’esecutivo possa durare a lungo.

 

La posta in palio non è solo la gestione di incarichi ministeriali e nomine ma soprattutto l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica, a inizio 2022. Si vocifera che l’eterno nome dell’ottuagenario Romani Prodi torni d’attualità, ma nel caso che in prossimità di quella scadenza risultasse fisicamente impossibilitato, considerata l’età anagrafica, la lista dei pretendenti non è di certo sguarnita.

 

C’è chi prevede , per il nascente governo, ove non mancano diffidenze e incomprensioni, una durata almeno pari rispetto al precedente che è stato di 14 mesi, nonostante le lacerazioni continue tra Lega e Cinque Stelle.

 

L’unica analogia di situazione tra il vecchio ed il nuovo è da ricercarsi nell’inconsistenza dell’opposizione.

Anche nei prossimi mesi il nuovo esecutivo giallorosso potrà contare su un’opposizione numericamente divisa e quindi, anche in caso di litigi e divisioni interne, la sua navigazione potrà proseguire senza scossoni.

 

La “legislatura del cambiamento” tanto enfatizzata dal levantino Conte e dai suoi pretoriani si è trasformata in “legislatura della restaurazione”, con gli sconfitti tornati al potere con un’operazione di palazzo sordida di cui si continuerà a parlare e forse un giorno non lontano verrà fuori il nome del puparo, o per essere più esplicito “del gande vecchio” che tira le fila del malaffare.

 

Immagine: Quirinale.it

 

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Articolo pubblicato il 30/08/2019