Governo. Renzi incorona Conte e scarica Di Maio

Nel pomeriggio ripartono le consultazioni del Capo dello Stato

Ieri è stata una giornata convulsa e contradditoria per la soluzione della crisi di Governo, dopo che Mattarella aveva richiesto un segnale di preaccordo tra Pd e M5S entro le 19.00.

 

Dopo dichiarazioni e colpi di fioretto, tanto altisonanti quanto inutili tra Di Maio e Zingaretti sull’imprescindibile  discontinuità del nuovo Governo rispetto al precedente, con qualche velato accenno ai programmi, è partito in serata a Palazzo Chigi il mercato delle vacche per la designazione dei ministri. Si sono confrontate le due delegazioni con Nicola Zingaretti, e il vicesegretario Andrea Orlando e l'altra con il segretario M5s, Luigi Di Maio e il premier, Giuseppe Conte.

 

“Sono e rimango convinto che serva un governo per questo paese, un governo di svolta", afferma il segretario del Pd Nicola Zingaretti. 

 

A tarda notte il confronto era ancora in corso. Dalle ultime notizie filtrate pare che il vincitore delle probabile intesa sia Matteo Renzi che per primo aveva manifestato l’apertura ai grillini, essendo riuscito ad ingabbiare il segretario  del PD Zingaretti ed a rendere inoffensivo Di Maio.

 

Infatti, dopo ripetuti ostracismi Renzi imporrebbe Conte presidente del Consiglio, contro il parere del suo segretario,(alla faccia della svolta) Ipoteca i ministeri economici e di spesa al PD e scarica Di Maio che, prima di passare sotto le forche caudine del suo partito, cercava disperatamente di rimanere ministro e vicepresidente del consiglio.

 

Giornata avvilente per la Democrazia, pur senza entrare nel merito delle scelte. Appare chiaro e sconcertante che l’unico movente di questa alleanza è la brama di potere, certificata peraltro dalla dichiarata paura di andare al voto, considerate le percentuali che i due partiti raccolgono in tutti i più autorevoli sondaggi.

 

Una sorta di patto diabolico, l’incontro disperato di due forze politiche che fino a luglio se le cantavano di santa ragione e che da qualche settimana stanno cercando di governare insieme per spartirsi poltrone, incarichi, risorse dei cittadini.

Dopo l’avallo del presidente della Repubblica, salvo sorprese sempre possibili, seppelliremo i morti ed indicheremo i voltagabbana.

 

Nel frattempo, però, tra le piroette e le alchimie degli attori politici, l’Italia continua a non essere governata. Non bisogna solo tenere sotto controllo spread, mercati e parametri economici.

 

Ci sono tanti nodi che verranno al pettine già il mese prossimo e che riguardano le crisi aziendali, come quelle dell’Alitalia e dell’ex Ilva, le scelte di politica economica da inserire in manovra, la collocazione internazionale dell’Italia, l’autonomia differenziata (peraltro votata due anni fa dai cittadini lombardi e veneti), la riforma della giustizia.

 

Tutte queste cose sembrano non interessare a chi oggi si sta occupando di crisi di governo e che è disposto a tutto pur di salvare il proprio tornaconto personale.

 

In questa sindrome opportunistica nessun partito è esente da colpe, ma il fatto che a tirare i fili delle trattative siano i “dinosauri” della politica ci porta amaramente a concludere, a prescindere da come andrà a finire, che neppure questa può considerarsi la legislatura del cambiamento.

 

Sta per nascere un Governo con "un gioco di palazzo contrario alla maggioranza silenziosa del popolo italiano che ha votato da due anni a questa parte, un ribaltone pronto da tempo", ha detto ancora Salvini: "Non stiamo facendo appelli alle piazze, continuo a garantire stabilità a questo Paese. La via maestra è il voto".

 

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Articolo pubblicato il 27/08/2019