Claudine Rongeon, monaca visionaria della Savoia

Secondo lo storico francese Charles-Albert Costa di Beauregard sarebbe stata causa della infelice condotta del re Carlo Alberto nel corso della prima campagna della prima guerra di indipendenza (1848)

Le notizie sulla monaca visionaria della Savoia Claudine Rongeon, giudicata causa della infelice condotta del re Carlo Alberto nel corso della prima campagna della prima guerra di indipendenza (1848), sono riferite nel libro dello storico francese Charles-Albert Costa di Beauregard, “Gli ultimi anni di Carlo Alberto” (1890).  

Charles-Albert Costa de Beauregard (La Motte-Servolex, 1835 – Parigi, 1909), appartiene a una famiglia savoina con esponenti molto vicini a Casa Savoia: nipote di Joseph-Henri Costa de Beauregard, è figlio del marchese Pantaléon, amico di Re Carlo Alberto e uno degli artefici dell’annessione della Savoia alla Francia. Charles-Albert partecipa alla sfortunata guerra franco-prussiana del 1870, viene eletto deputato all’Assemblea nazionale e, grazie alle sue opere “La giovinezza di Carlo Alberto” (1888) e “Gli ultimi anni di Carlo Alberto” (1890), ottiene un seggio all’Accademia francese nel 1896.

Claudine Rongeon nasce nel 1815, a Point-de-Beauvoisin (Savoia), e fin dall’infanzia dà prova di un esaltato misticismo. Gioca sempre a fare la suora, si flagella con le ortiche, corre di notte nei cimiteri per pregare e cammina sulle spine… A diciotto anni, entra, come suora conversa, al Carmelo di Parigi che lascia molto presto per chiedere di essere accolta nel convento delle Certosine di Voiron, oggi nel dipartimento dell’Isère della regione dell’Alvernia-Rodano-Alpi. Ma occorre una dote di sei mila franchi che la famiglia non può darle. Si rivolge al Re Carlo Alberto che prontamente le invia la somma necessaria.

Nel monastero delle Certosine di Voiron, Claudine, che ha preso il nome di Suor Maria Teresa, si sottopone a penitenze così terribili, unite a intuizioni di spiritualità tanto luminose, da essere considerata come una seconda Santa Teresa.

Per Suor Maria Teresa, Carlo Alberto, che le ha permesso di seguire la sua vocazione, diviene un eroe provvidenziale. «La Provvidenza ha dei grandi disegni su di lui - ripete senza sosta - libererà l’Italia…», affermazione che a suo dire proviene da una rivelazione dalla Vergine Maria.

All’inizio del 1848, Suor Maria Teresa, ammalata, deve lasciare il convento e viene mandata nella casa di salute della signora Bella, a Cognin, un piccolo villaggio della Savoia a quattro chilometri da Chambéry. Nella solitudine, la religiosa esplora, da visionaria, la fantasticheria politica unita alla preghiera. Sostiene di avere delle rivelazioni e si mette in corrispondenza diretta con Carlo Alberto, grazie a vie misteriose che fanno pervenire le sue missive al Palazzo Reale di Torino.

Come scrive Costa di Beauregard, perduta in una preghiera vicina all’estasi, Suor Maria Teresa confonde nello stesso amore serafico Dio e il Re. La mano caritatevole che si è tesa verso di lei deve tendersi a tutto un popolo oppresso. La veggente si esalta sempre di più ai discorsi politici che circolano intorno a lei e le apparizioni si succedono alle visioni. Crede che Dio chiami il Re Carlo Alberto, suo benefattore, ad assumere un ruolo importante nella storia. La Vergine Maria indica al liberatore d’Italia il fine da raggiungere; l’ora suona, occorre agire. Questo il senso delle lettere che giungono a Torino all’inizio del 1848.

Il Re è profondamente colpito da questi misteriosi avvertimenti che ricordano quelli di Caterina da Siena che ordina al Papa di tornare a Roma, o quelli di Giovanna d’Arco che comanda a Carlo VII di farsi consacrare a Reims. Carlo Alberto, mistico, contemplativo, ormai da un quarto di secolo attende un segno dall’alto per agire e può non sentire la voce che pare provenire dal Cielo e che si accorda così bene con quelle terrene?

Queste affermazioni di Costa di Beauregard trovano conferma nel fatto che Carlo Alberto, nei primi anni del suo regno, ha avuto strette relazioni con una “veggente” poi accusata di simulazione, arrestata e morta in carcere.

Nella risoluzione di dichiarare guerra all’Austria che il Re sta per prendere, il soprannaturale vince sulla politica? Costa di Beauregard non lo pensa. Ma, aggiunge, come i terreni infiltrati dall’acqua affondano sotto la pressione di un passo leggero, così la mente di Carlo Alberto, da tempo intrisa di misticismo, non riesce a resistere alla pressione di una fantasmagoria religiosa. Così invia un magnifico rosario a Suor Maria Teresa tramite un sacerdote di Chambéry.

Se nella decisione di dichiarare guerra all’Austria, il ruolo di Suor Maria Teresa, è dubbio, è certo che la religiosa esercita una forte influenza sulle decisioni del Re durante tutta la campagna militare del 1848. Fin dall’inizio delle operazioni belliche, si nota una certa incoerenza nelle decisioni prese da Carlo Alberto. Invano i suoi collaboratori cercano la ragione dei suoi ordini e contrordini, bruschi e inesplicabili, che scombussolano l’esercito. Al quartier generale i mutamenti nelle decisioni del Re sono messi in relazione con l’arrivo sempre più frequente di lettere misteriose.

Vengono fatte ricerche a Chambéry, a Torino e i collaboratori del Re ottengono ben presto la certezza che Suor Maria Teresa ingiunge a Carlo Alberto, da parte del Cielo, di rimanere inattivo oppure di dare battaglia e lui dà fiducia alle parole di questa visionaria credendole provenienti dalla Provvidenza.

La Regina Maria Cristina chiede all’Arcivescovo di Chambéry di far cessare questa corrispondenza perché le lettere, con predizioni sugli avvenimenti contemporanei, hanno una influenza deplorevole sullo spirito del sovrano. L’Arcivescovo vieta a Suor Maria Teresa di scrivere al Re e le impone di sottoporre al curato di Cognin tutte le sue future lettere.

Suor Maria Teresa non obbedisce ai superiori e trova il modo di far pervenire altre profezie al Re che però vengono intercettate e segnalate all’Arcivescovo di Chambéry. Questi, per punizione, ordina al curato di Cognin di rifiutare la comunione a Suor Maria Teresa. Una signora di Chambéry assiste a questo rifiuto e rimprovera il curato per quella che ritiene una crudeltà. Questi le svela i retroscena che hanno portato alla dolorosa decisione: le profezie causano nel sovrano mutamenti di parere molto dannosi alla condotta bellica.

La signora, molto preoccupata per il fratello che combatte come ufficiale nel reggimento Savoia, ha spesso ricevuto le visite di Suor Maria Teresa. Capisce che la religiosa aveva uno scopo interessato. Diceva di cercare notizie dell’ufficiale ma con queste visite si procurava i giornali che la signora le consegnava in buona fede, dove poteva leggere, giorno per giorno, le notizie della campagna militare, seguire le operazioni di guerra e così ideare le sue predizioni del giorno seguente! Questa sceneggiata viene certificata da una dichiarazione del figlio della signora, a firma J. Go. Chambéry, 8 febbraio 1890, riportata nel libro.

Dopo la capitolazione di Milano (5 agosto 1848), Suor Maria Teresa si reca a Torino, dove trascorre qualche tempo, incontrando, a quel che si dice, il Re quasi ogni giorno. Al momento della battaglia di Novara (23 marzo 1849) sta per ritornare in Savoia ma si avvia verso Roma. Sosta di convento in convento, riesce ad arrivare e ottiene persino una lunga e misteriosa udienza di Pio IX.

Ritornata da questo viaggio, non rientra al convento delle Certosine, è incaricata per qualche tempo della direzione dell’ospizio femminile alla Grand-Chartreuse, ma è diventata oggetto di curiosità per il pubblico e quasi di orrore: si crede sempre di vedere in lei qualcosa di soprannaturale. Si ritira a Domessin, piccolo villaggio vicino a Pont-de-Beauvoisin, dove muore nel 1877.

Lascia un gran numero di lettere. Fra queste, secondo testimoni attendibili, vi sarebbero missive del Re ma vengono tutte bruciate dal suo erede, l’abate B… Così si concludono le notizie fornite da Costa di Beauregard.

Claudine Rongeon è un personaggio complesso, un po’ scomodo, presentato unicamente dal libro di Costa di Beauregard. Non risulta essere ricordata da altre fonti almeno dalle ricerche condotte in rete.

Certo doveva possedere un certo carisma se dopo l’abdicazione di Carlo Alberto è riuscita a giungere a Roma e a incontrare Papa Pio IX.

Restano molte domande senza risposta e il rogo della sua corrispondenza non aiuta la ricerca storica. Questo personaggio che ha (o avrebbe) avuto tanto peso sulle decisioni del Re Carlo Alberto nel corso della prima guerra di indipendenza, e quindi nella storia d’Italia, appare ormai relegato a note marginali di saggi sulla religiosità di Casa Savoia.

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Articolo pubblicato il 15/08/2019