Per Torino un'occasione da non perdere

Mentre l'economia italiana, e non solo, è in crisi, Torino può veramente andare in controtendenza

Da alcuni anni ormai la maggior parte degli editoriali dei maggiori quotidiani si sofferma sul rallentamento della crescita e più in generale della crisi in cui versa il nostro Paese.

In Italia ormai da diverso tempo i mali del nostro tessuto economico-sociale sono sempre gli stessi: eccesso di pressione fiscale, alta pressione contributiva, sprechi nella Pubblica Amministrazione, insufficiente qualità dei servizi pubblici, inefficienza di parte della giustizia civile, scarsi investimenti nella ricerca, costi spesso eccessivi per l'energia, mancate liberalizzazioni, perdita del potere d'acquisto, precarietà del lavoro giovanile.

In ultima analisi i dati pubblicati di recente dall'OCSE mettono in luce che, non solo in questi anni non sono state abbassate le tasse sul lavoro dipendente né variate le aliquote irpef, ma addirittura la pressione fiscale italiana è aumentata di circa mezzo punto percentuale rispetto al 2009 e gli stipendi netti del nostro Paese sono di circa 3500 euro all'anno inferiori di quelli della media UE portandoci al 22° posto nei Paesi dell'OCSE.

In questo panorama, che parte può, dunque, recitare la nostra città? Se confrontata con le due maggiori "concorrenti" per importanza nazionale, ossia Roma e Milano, il capoluogo piemontese ha risentito certamente un po' di più della crisi economica portandoci, ad esempio, ad avere il numero di ore di cassa integrazione tra i più alti in Italia. L'aver risentito maggiormente della crisi, rispetto alle altre due città, va certamente ricercato nel fatto che Torino, pur in via di cambiamento del proprio profilo, è pur sempre una città trainata dal settore manifatturiero e metalmeccanico che hanno inevitabilmente risentito maggiormente della crisi rispetto a quelli finanziari e di servizi (Milano) e della pubblica amministrazione (Roma).

Tuttavia, Torino ha alcuni buoni motivi per poter essere la sfida italiana del futuro. La città subalpina sta ormai da anni cambiando la propria identità passando ad essere da città industriale a polo turistico, a città della cultura, a luogo dei servizi e della tecnologia.
A Torino in questi anni il restyling delle facciate del centro storico, la ZTL, l'aumento delle zone pedonali, il bikesharing, le Olimpiadi invernali, l'apertura di nuovi musei, le celebrazioni per i 150 dell'Unità d'Italia, la realizzazione di una metropolitana di concezione moderna, il restauro della Reggia di Venaria, hanno fatto della città un luogo dalle potenzialità enormi.

Tra pochi giorni ci saranno le elezioni amministrative e quello che possiamo augurarci, qualsiasi sarà il nuovo sindaco eletto, è che Torino continui a tutta velocità la sua marcia verso la modernità e al cambiamento che può portarla in quella posizione (inter)nazionale che le compete, perché in anni di globalizzazione e di Europa Unita, può essere più importante avere la fortuna di trovarsi geograficamente più vicini al centro dell'Europa piuttosto che al centro dell'Italia e allora non possiamo perdere questro treno che non è solo quello della TAV, che ci avvicina all'Europa, ma anche quello del lavoro e della cultura per una "Torino Capitale" del nuovo millenio.


Marco Pinzuti

 

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Articolo pubblicato il 12/05/2011