Abbiamo così bisogno del nucleare?

L'Italia potrebbe fare a meno del nucleare se puntasse di più sulle energie alternative

Negli ultimi mesi si è riaperto più che mai il dibattito sul nucleare in Italia, soprattutto dopo le ultime vicende che hanno coinvolto Fukushima in Giappone.

Per chi sostiene la necessità impellente e improrogabile di investire anche in Italia, così come avviene nel resto d'Europa, sulle centrali nucleari, la motivazione principale risiede nel fatto che da un lato non possiamo più permetterci di pagare così caro il petrolio e dall'altro che le centrali di nuova generazione sarebbero molto più sicure.

Tuttavia è bene portare qualche dato che forse molti non conoscono.
Consultando i dati pubblicati da Terna, l'Azienda responsabile in Italia della trasmissione dell'energia elettrica sulla rete ad alta tensione su tutto il territorio nazionale con oltre 62.000 km di linea, si ricavano informazioni interessanti e sorprendenti, come quella, secondo cui, l'Italia risulterebbe ampiamente autosufficiente dal punto di vista energetico.

Le centrali italiane (termoelettriche, idroelettriche, solari, eoliche e geotermiche) sono in grado di sviluppare circa 100 GWatt a fronte di una richiesta storica di "soli" 57 GWatt, ossia circa la metà. Il motivo per cui, allora, importiamo molta energia dall'estero è che, soprattutto di notte, costa molto meno dal momento che l'offerta supera la domanda che di notte scende. Così nel nostro Paese di notte le centrali meno efficienti vengono spente e l'energia viene acquistata all'estero.

Altro dato importante è che in Italia solo il 2,5% del nostro fabbisogno viene coperto ad esempio dal nucleare francese e un 3% da quello svizzero.

Nella nostra regione, con il progetto "Piemonte Fotovoltaico", patrocinato dalla Regione Piemonte, viene incentivata la produzione di energia elettrica con l'utilizzo della tecnologia fotovoltaica.

Alla luce di questi dati, dunque, il nostro Paese, così ricco di sole, acqua, gas e vento, può veramente fare a meno delle centrali nucleari le cui ricadute non si vedrebbero prima di una decina d'anni? A pensarci bene forse sì, ma bisogna investire di più sulle energie pulite che rappresentano il vero futuro del nostro pianeta.

 

Marco Pinzuti

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Articolo pubblicato il 03/05/2011