La «Torino noir» vista e narrata da Milo Julini

23 gennaio 1866: due direttori di giornali torinesi si sfidano a duello

Questo episodio della cronaca torinese è pressoché sconosciuto e anche dopo aver condotto qualche ricerca in merito appare ancora nebuloso perché le varie fonti lo riferiscono in modo diverso e contraddittorio.

Questa mia prima ricostruzione è basata sulle notizie reperite in rete: ho deciso di condividerla, ripromettendomi più approfondite future indagini di archivio.

Il 23 gennaio del 1866 avviene il duello tra il direttore della Gazzetta del Popolo, Giovanni Battista Bottero, e quello della Gazzetta di Torino, Francesco Domenico Botto.

Giovanni Battista Bottero (Nizza Marittima, 16 dicembre 1822 – Torino, 16 novembre 1897) si laurea in medicina nel 1847, ma è più interessato alla unificazione italiana, non esercita la professione medica e si dà al giornalismo. Il 16 giugno 1848, mentre il regno di Sardegna è in guerra contro l’Austria, fonda a Torino il quotidiano «Gazzetta del Popolo» insieme a Felice Govean e Alessandro Borella, anche lui medico imprestato al giornalismo.

il 18 agosto del 1850 Bottero, con altri esponenti politici, si fa promotore sulle colonne della Gazzetta del Popolo di una sottoscrizione per erigere un monumento alle leggi Siccardi che hanno abolito il foro ecclesiastico. Aderiscono decine di migliaia di persone e tre anni dopo, il 4 marzo 1853, il monumento è inaugurato in Piazza Savoia a Torino.

Nel 1855, Bottero si candida nel collegio elettorale di Nizza, dove ottiene moltissimi voti e così, il 27 giugno 1855, diviene deputato al Parlamento subalpino. Dal maggio 1861, diviene direttore della Gazzetta del Popolo prendendo il posto del dimissionario Govean.

Di Francesco Domenico Botto, nato a Genova il 2 marzo 1825, abbiamo pochissime notizie: sappiamo che dal 1° giugno 1865 è subentrato a Giovanni Piacentini nella direzione della Gazzetta di Torino ma ignoriamo i suoi precedenti di giornalista e pubblicista. È autore della commedia in quattro atti Ingegno e speculazione, rappresentata per la prima volta a Genova, al teatro Paganini la sera del 30 marzo 1857 e premiata al concorso drammatico 1856-57 dal Governo Sardo.

Altre notizie vengono da Rosanna Roccia che commenta le annotazioni del sindaco di Torino, Emanuele Luserna di Rorà: nella nota riferita al 20 settembre 1864 si parla di un «dottore Botto», indicato dalla studiosa come redattore della Gazzetta di Torino e direttore del foglio L’Indipendenza italiana. Giornale politico quotidiano, apparso a Torino il 17 ottobre 1864.

Questi sono i due contendenti che il 23 gennaio si sfidano a duello.

Lo scontro è alla pistola. Quando viene dato l’ordine di sparare, Bottero che è afflitto da una notevole miopia (gli ha addirittura impedito il servizio militare) esplode un colpo rivolgendo la sua pistola in aria. Il suo avversario reagisce protestando perché non vuole «buffonate». Il duello riprende e questa volta Botto rimane gravemente ferito.

Sul motivo che ha portato a questo scontro esistono differenti versioni.

Si parla di una polemica insorta fra i due giornali a proposito della sospensione da parte della Banca nazionale delle anticipazioni sopra pubblici valori, secondo Comandini e Monti (1900). Altre fonti parlano di divergenze legate al trasferimento della Capitale da Torino a Firenze con le conseguenti giornate di sangue del 21 e 22 settembre 1864: la Gazzetta di Torino era sostenitrice del trasferimento della capitale a Firenze e questa posizione del giornale avrebbe provocato il duello. Pare difficile che si arrivi a un duello a più di un anno di distanza dal trasferimento ma la posizione contrastante fra i due giornali, se non causa scatenante, può essere stata un fattore predisponente dello scontro.

In ogni caso il duello che Bottero, a differenza di Botto, pareva non voler prendere troppo sul serio si conclude con Botto gravemente ferito. Qualche fonte parla addirittura della sua morte, forse tratta in inganno dal fatto che Botto muore ma dopo qualche mese, l’8 agosto del 1866. I necrologi apparsi su vari giornali, anche esteri, riferiscono cause di morte non riconducibili alla grave ferita ricevuta nel corso del duello.

Vediamo il follow up di questa vicenda.

Dopo il duello, Bottero viene rieletto al Parlamento italiano fino al 27 novembre 1870, quando viene sconfitto al ballottaggio da Quintino Sella, al tempo titolare del portafoglio delle finanze. Quando Quintino Sella preferisce scegliere il collegio di Cossato, Bottero potrebbe candidarsi di nuovo ma preferisce rinunciare e si dedica totalmente al suo giornale. Rimane alla sua direzione fino alla morte, avvenuta il 16 novembre 1897.

Con la morte di Botto, la proprietà e la direzione della Gazzetta di Torino passano al marchese Aristide Calani: il quotidiano diventa così uno dei fogli più seguiti e amati dai torinesi, in particolare per il largo spazio concesso alla cronaca cittadina e a quella giudiziaria e a una beneficienza laica che anticipa quella di “Specchio dei tempi”.

 

Emanuele Luserna di Rorà, sindaco di Torino: i giorni della «diniegata giustizia», di Rosanna Roccia.

Comandini Alfredo e Monti Antonio, L’Italia nei Cento Anni del Secolo XIX (1801-1900), Milano, 1900.

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Articolo pubblicato il 01/07/2019