Il pellicciaio Bartolomeo Rivella

Nel 1901, la Guida di Torino "Augusta Taurinorum" enfatizza i suoi giacconi in pelle di vitello nera e i suoi Berretti di riccio Umberto I

La guida “Augusta Taurinorum. Torino illustrata nelle sue Cose e nei suoi Cittadini”, edita nel 1901, è una vera miniera di notizie sulla Torino di un tempo. Oggi desidero attirare l’attenzione dei Lettori di “Civico20News” su un personaggio torinese di quel periodo, il pellicciaio Bartolomeo Rivella.

Leggiamo:

 

Rivella Bartolomeo.

Prima Conceria e Tintoria Italiana.

per Pelliccerie e per Vestiarii d’ogni genere,

da Automobilisti, Ciclisti, ecc.

Strada del R. Parco, N. 1.

 

Nel 1871 l’intraprendente Rivella impiantava in Torino, su modeste basi, questa industria, e la pratica che nell’articolo si era acquistata lavorando nelle primarie fabbriche dell’estero, gli assicurarono ben presto una buona fama, che, mercé il suo attivo lavoro e l’onestà del suo trattare, egli seppe sempre conservarsi.

Il Rivella fa annualmente forti acquisti negli incanti di Londra di merce proveniente dalle Americhe, e nel suo Stabilimento la merce originaria greggia si concia, si lavora e si confeziona secondo il gusto e le richieste della sua elegante clientela. Dal più piccolo oggetto di pellicceria, come boas, manicotti, ecc., ai grandi mantelli, sia per uomo che per signora, tutto si eseguisce nello Stabilimento Rivella. E questi ebbe il merito di escogitare un genere nuovo e di riuscirvi egregiamente. Intendiamo parlare dei suoi Vestoni [giacconi, N.d.A.] di vitello annerito per alpinisti, automobilisti, ciclisti, cavallerizzi, amazzoni, ecc. Corazzati di simili coperture, le intemperie non possono più influire sul nostro debole corpo, che in tal modo è reso invulnerabile e inaccessibile alle influenze del vento, del freddo, dell’acqua, della neve.

Questi lavori, di cui il Rivella garantisce sempre la ottima bontà e gli effetti promessi, ottennero ovunque un grande favore: a Parigi, a quella Mostra del 1900, dove convennero migliaia e migliaia di espositori da tutte le parti del mondo, il Rivella era l’unico che presentasse questi tipi di Vestoni di vitello annerito, e per essi otteneva il Gran Premio; a Torino, al Concorso automobilistico dello stesso anno, gli veniva conferita la medaglia d’argento.

Il Berretto di riccio Umberto I, fabbricato dal Rivella, è un non plus ultra del genere; basti accennare al fatto che il compianto Re Umberto I aggradì tanto uno di questi berretti offertogli, che volle compensarne l’intelligente industriale con uno splendido spillo portante la corona e l’iniziale reale circondata da magnifici brillanti.

E qui terminerà il nostro dire non senza tributare un elogio di cuore al solerte e benemerito Rivella, che ha saputo trovare un genere tanto utile, e direi quasi umanitario, per la innumerevole classe degli automobilisti e touristi in genere.

 

Così l’estensore della Guida presenta questo personaggio che appare anche in una foto mentre indossa uno dei suoi giacconi in pelle di vitello di colore nero.

Il nome Rivella a Torino evoca le Torri Rivella, poste all’imbocco del ponte di corso Regio Parco, là dove la Guida indica l’indirizzo della Pellicceria: Strada del R. Parco, N. 1. Le due Torri sono progettate nel 1929 da Eugenio Vittorio Ballatore di Rosana, architetto che ha realizzato lo Stadium e il Motovelodromo Fausto Coppi. Sono uno dei rari esemplari torinesi di architettura Déco o Stile Novecento.

Le Torri e il rondò antistante sono intitolate al committente Francesco Rivella, verosimilmente il figlio del nostro Bartolomeo, che le usa come nuova sede del suo noto atelier di pellicceria frequentato da una clientela di livello internazionale.

Con la propria attività imprenditoriale Rivella porta significative innovazioni nel settore della pellicceria introducendo la tintura delle pelli di castoro nei colori al tempo più popolari e ricorrendo in modo massiccio alla pubblicità per promuovere i propri prodotti (fonte: Wikipedia).

In rete si possono reperire soltanto scarse notizie sulla ditta Rivella, riferite al Novecento, soprattutto agli anni ’50 e ’60 che paiono segnare il suo momento di maggior successo.

Ogni ulteriore informazione in merito è benvenuta!

 

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Articolo pubblicato il 02/07/2019