Piazza Benefica e dintorni

La Casa Benefica, creata dal pretore Luigi Martini nel 1889 a Torino, è un esempio insigne di carità laica che ha lasciato il suo nome alla piazza dove sorgeva

A Torino, nel quartiere Cit Turin, piazza Benefica, come anche piazza Carlina, è un toponimo inesistente che indica uno dei luoghi che i torinesi sono soliti chiamare con un nome diverso da quello ufficiale indicato dalle targhe viarie. Assente nella toponomastica ufficiale, è ben presente nella parlata dei torinesi, almeno di quelli “doc” che conoscono il motivo di questa intitolazione e dagli altri che lo usano senza porsi domande.

Si parla di piazza Benefica perché sul lato della piazza prospicente via Susa sorgeva la Casa Benefica pei giovani derelitti, istituzione laica dedicata al recupero dei giovani abbandonati mediante l’assistenza e l’istruzione professionale, creata da Luigi Martini (Monteu da Po, 1838 – Torino, 1894), esempio insigne di benefattore laico.

Così lo descrive la guida “Augusta Taurinorum. Torino illustrata nelle sue Cose e nei suoi Cittadini”, edita nel 1901, dove è inserito nel capitolo “I Defunti – Filantropi”.

 

Luigi Martini. - Fra i benefattori defunti, il cui ricordo perdura vivo nella mente del popolo, è l’avv. Luigi Martini. Di lui parla un grandioso edificio che sorge sull’ angolo delle vie Principi d’Acaja e Susa e che porta la scritta Casa Benefica.

L’avv. Luigi Martini nacque a Monteu da Po [il 4 ottobre 1838, N.d.A.], ed esercitava il magistero del Pretore. Fu nella sua lunga carriera che egli ebbe campo di osservare tanti piccoli delinquenti che più che il cattivo animo, la miseria e la trascuranza dei suoi li aveva trascinati sulla via del delitto.

La sua anima buona e sensibile rimase impressionata di questi fatti ed ideò nella sua mente una Casa che raccogliesse tutti i miseri derelitti minorenni, che li educasse, che li istruisse, che facesse loro provare le gioie del lavoro e infondesse nei loro teneri cuori l’odio per l’ozio.

Incominciò a raccogliere nel suo stesso alloggio alcuni di questi miseri fanciulli, facendo loro da padre, finché a forza d’insistenze, di preghiere e al prezzo di non lievi sacrifizi e umiliazioni, riuscì a vedere condotta a compimento la grande Casa Benefica pei giovani derelitti che tanto bene tuttora arreca a Torino, che in tal modo va acquistando giovani onesti e laboriosi in luogo di delinquenti.

Luigi Martini spirò l’anima buona serenamente il 20 marzo 1894.

 

Quella che ancora oggi indichiamo come Piazza Benefica si chiama in realtà “Giardino Luigi Martini”. La Casa Benefica creata da Luigi Martini nel 1889, è ancora oggi attiva e nel suo sito si trova la più completa e documentata biografia del fondatore.

Così in questo mio scritto ho voluto ricordare i luoghi legati alla attività di questo filantropo per una sorta di itinerario del suo ente benefico nato col motto “Prevenire per non reprimere”. Martini accoglie i primi ragazzi nel suo alloggio in via Bellezia n. 4 e, all’inizio del 1888, chiede a rinomati notabili torinesi di partecipare al comitato promotore dell’istituzione che ha in mente.

La prima vera sede della Casa Benefica è in via San Domenico n. 30 in locali affittati dall’Istituto per le Figlie dei Militari. Qui rimane dal 4 luglio 1889 (data della fondazione ufficiale) fino al 24 maggio 1896 quando avviene il trasferimento nella nuova sede di via Susa n. 15 all’angolo con via Principi d’Acaja n. 40, quando ormai Luigi Martini era morto. Nella prima sede i dieci ospiti iniziali sono saliti fino a quaranta.

La Casa Benefica viene eretta in Ente Morale il 9 febbraio 1890 dal re Umberto I che visita l’istituto il 15 settembre 1893 e si complimenta con Martini. La regina Margherita dà il suo patronato alla Casa Benefica quando diviene Ente Morale e visita l’Istituto il 16 maggio 1897, accolta dal commendator Agostino Denis, presidente succeduto a Martini.

La costruzione della nuova sede è dovuta a una curiosa circostanza. Nel 1892, Prospero Loria, ricco milanese di carattere bizzarro e capriccioso che si è arricchito dopo una infanzia povera, visita la Casa Benefica e si entusiasma tanto da lasciarla erede universale del suo ingente patrimonio di 10 milioni di lire se non si fosse costituita la Società Umanitaria che era il suo grande sogno.

La Società Umanitaria viene istituita a Milano dopo la morte di Loria e prima della scadenza del termine fissato dal testamento. La Casa Benefica non eredita ma, per una contestazione giudiziale e una transazione, riceve una consistente somma con cui può comperare il terreno e iniziare il nuovo fabbricato occupato dal 24 maggio 1896.

Martini è molto popolare fra i suoi contemporanei. Gli vengono dedicati articoli, poesie, racconti. Ricordiamo il dramma popolare di Luigi Pietracqua “I fieuj d’ gnun” (1890), col personaggio dell’avvocato Belcheur ispirato al fondatore della Casa Benefica.

Una biografia partecipe e solidale di Martini compare anche nel libro di Giovanni Saragat (Toga-rasa) “La commedia della giustizia nell’ora presente. Ricchi e poveri” (Torino, 1898).

Filantropo laico, Martini ha previsto l’assistenza spirituale dei giovani assistiti, inizialmente assicurata dal teologo don Vincenzo Cumino, Parroco del Carmine, coadiuvato da quattro sacerdoti inviati dall’Arcivescovo di Torino. Nella nuova sede opera il Parroco di San Donato. I giovani di altre confessioni seguono i loro culti.

Martini viene spesso indicato come massone ma, secondo il sito ufficiale della Casa Benefica, «Impossibile è stato, ad oggi, stabilire con certezza se Luigi Martini fu vicino alla massoneria, ma il linguaggio usato e il carattere laico dell’istituzione da lui fondata rendono questo legame altamente probabile, almeno in via ideale».

Sicuramente ha destato riprovazione nell’ambiente cattolico la sua decisione espressa nel testamento di essere cremato, scelta al tempo condannata dalla Chiesa. “La Civiltà Cattolica” (1894) usa parole pesanti: «Costui sotto una bugiarda parvenza religiosa, aveva estorto molte elemosine anche dai cattolici. Ma il testamento aperto dopo la sua morte ha mostrato che era il così detto padre dei derelitti. Era un frammassone della più bell’acqua. […] La maschera è caduta. L’accompagnamento del corpo al forno crematorio fu tutto frammassonico, e la gente al vedere le insegne della rea setta, meravigliando, diceva: Era un frammassone!». In realtà questa scelta non pare avergli alienato la simpatia popolare, né a Torino né a Monteu da Po, dove le sue ceneri vengono tumulate con la partecipazione di tutta la popolazione.

Oggi che si parla di piazza Benefica e anche chi legge giardino Luigi Martini ignora che sia il fondatore della Casa Benefica, si può notare che il ricordo popolare di questo benefattore torinese è stato oscurato dalla sua stessa creatura!

 

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Articolo pubblicato il 29/06/2019