La «Torino noir» vista e narrata da Milo Julini

Sommossa dei detenuti nelle Carceri di Torino (26-28 dicembre 1945)

Inizia da questa puntata la collaborazione con Federico Cavallero, Presidente del “Centro studi e ricerche storiche PiemonteStoria”, ricercatore storico, specializzato in storia militare, autore di libri dedicati agli Arditi, ai caduti e decorati al Valor Militare dalle guerre napoleoniche al secondo conflitto mondiale di vari Comuni del Piemonte, alle Foibe e all’Esodo dei Giuliano-Dalmati e profondo conoscitore della realtà torinese e piemontese nel periodo 1918-1922.

Grazie alla collaborazione di Cavallero, è stata condotta una ricognizione fra i fascicoli processuali del Tribunale di Torino immediatamente successivi alla conclusione della seconda guerra mondiale. Si tratta di procedimenti penali che offrono uno spaccato di un periodo assai poco noto, ricco di eventi e di situazioni tragiche, spesso paradossali, legate alla conclusione della guerra civile. Affiorano aspetti deteriori della guerriglia partigiana, come reati comuni spesso piuttosto gravi e ingiustificati unitamente a disposizioni di legge luogotenenziali che consideravano atto di guerra qualsiasi malefatta commessa dagli appartenenti alle forze resistenziali, e ancora i Tribunali del Popolo, con le loro esecuzioni sommarie, e le Corti d’Assise speciali.

 

Iniziamo con la ricostruzione della rivolta alle Carceri Nuove del 26 - 28 dicembre 1945 sulla base del processo verbale indirizzato alla Regia Procura Generale di Torino e alla Regia Procura di Torino dal capitano dei Carabinieri Luigi Schirinzi

 

Legione Territoriale dei Carabinieri Reali di Torino

N. 831/5 del Processo Verbale – Compagnia Interna di Torino

Processo Verbale – di ferimento dei detenuti Franco Giovanni, Berrio Maurizio e Fiore Vincenzo

 

L’anno millenovecentoquarantacinque addì 29 dicembre, nell’ufficio della compagnia interna CC.RR. [Carabinieri Reali, N.d.A.], io sottoscritto capitano SCHIRINZI Luigi riferisco a chi di dovere quanto appresso:

Verso le ore 11 del 26 dicembre 1945 venivo avvertito dalla Direzione delle carceri giudiziarie di Torino che nelle carceri medesime si era verificata una rivolta di detenuti.- Sin dalla notte un picchetto armato di venti carabinieri del battaglione mobile CC.RR. di Torino era stato inviato all’ingresso delle carceri alle prime avvisaglie di fermento dei detenuti.

Verso le ore 12 del 26 i detenuti del 5° e 6° braccio in numero di circa 500, usciti dalle rispettive celle e forzati i cancelli di separazione dei bracci, si erano riversati nei locali di uso generale lamentando una pretesa lentezza delle istruttorie giudiziarie e manifestando evidenti propositi di evadere usando violenze.

I predetti rivoltosi, dopo aver messo in libertà i detenuti degli altri bracci, iniziavano i loro tentativi d’evasione impossessandosi degli attrezzi da lavoro dei laboratori coi quali forzavano il cancello di separazione del 6° braccio col corridoio d’accesso all’infermeria ed al secondo cancello interno di accesso al fabbricato della direzione. - Indi, sfondate le finestre della sala degli avvocati, si ammassavano al primo cancello esterno d’accesso agli uffici matricola.- Altri sfondavano i cancelli del corridoio d’accesso dal carcere maschile al carcere femminile; infine altri detenuti praticavano una piccola breccia in un muro di separazione delle celle sotterranee del carcere femminile.

Appostati i carabinieri nei punti ove si erano palesemente manifestati i tentativi di evasione, intimavo ai detenuti di ritirarsi nelle proprie celle, ma poiché all’intimazione costoro rispondevano con alti clamori di sfida, ordinavo il fuoco a scopo intimidatorio.

Poiché nel corridoio d’accesso all’infermeria indugiavano alcuni detenuti evasi dal 6° braccio armati di piccone, ordinavo il fuoco raso terra per cui rimaneva ferito ad un piede il detenuto FRANCO Giovanni fu Bernardo e di Ballauri Angela, nato il 2 dicembre 1912 a Sampè [Sampeyre, N.d.A.] (Cuneo). - Ricoverato all’infermeria del carcere veniva giudicato guaribile in giorni 20.- L’azione di fuoco frustrava i tentativi d’evasione.

Sopraggiunte altre forze di polizia e le autorità provinciali italiane ed alleate, veniva ristabilito l’ordine ed i detenuti rientravano nelle rispettive celle.

Trascorrevano 48 ore di apparente calma, senonché alle ore 12,30 circa dei 28 corrente, venivo avvertito telefonicamente dal direttore delle carceri che si era manifestato un nuovo fermento nel 5° e 6° braccio.- I detenuti, lamentando ritardo nella distribuzione della minestra, si erano riversati nella rotonda dei predetti bracci.- Avvertivo a mia volta il comandante del Gruppo Interno CC.RR., maggiore BORLA Costantino, che assumeva la direzione del servizio facendo accorrere rinforzi di carabinieri del battaglione mobile, nonché carabinieri della sezione mobilitata della Divisione “CREMONA”. - Sopraggiungevano anche forze di polizia dirette dal Dott. NICOLOSI Nicolò della squadra mobile della locale Questura.

Alcuni detenuti che avevano cercato di calmare gli animi dei rivoltosi erano stati da questi malmenati e si erano tempestivamente rifugiati nei corridoi esterni insieme alle guardie carcerarie. - Pericolosi pregiudicati postisi a capo dei rivoltosi invitavano questi ad attuare i propositi di evasione ed i detenuti, per sottrarsi alla vista delle forze dl polizia che potevano controllare dall’esterno i loro movimenti chiudevano le porte sussidiarie dei cancelli esterni.

Previ accordi fra il Questore della provincia, giunto sul posto, ed il comandante dei Gruppo Interno dei CC.RR., veniva deciso di penetrare con un reparto armato nell’interno del carcere per stroncare ad ogni costo i tentativi di evasione.

Predisposto un reparto di carabinieri ed agenti di pubblica sicurezza armati di armi automatiche, si accedeva dopo brevi raffiche intimidatorie nel corridoio dell’ufficio matricola. - Di qui si scorgeva nella rotonda del 4°, 5° e 6° braccio un assembramento di detenuti in libertà e con atteggiamento aggressivo. - Alla vana intimazione di rientrare nelle celle ordinavo il fuoco alto a scopo intimidatorio, ma poiché alcuni detenuti si appostavano ai lati dell’ingresso della rotonda con l’evidente scopo di assalire i militari per disarmarli, ordinavo il fuoco raso terra con lunghe pause per consentire ai detenuti di poter rientrare nelle rispettive celle. - Fatta irruzione nella rotonda si trovava completamente sgombra, come pure i corridoi dei bracci. - Altre raffiche venivano sparate verso la rotonda del 1°, 2° e 3° braccio prima d’effettuarne l’occupazione.

Durante l’azione di fuoco rimanevano feriti i detenuti:

-FIORE Vincenzo Domenico di Chiaffredo e fu Leopardi Anna, nato il 9 marzo 1903 a Marello [sic! N.d.A.] (Torino);

-BERRIO Maurizio di Ernesto e di Chagnior Teresa, nato a Lione (Francia) il 14 giugno 1926;

che venivano ricoverati dapprima nell’infermeria del carcere e successivamente nell’ospedale delle Molinette ove trovansi tuttora ricoverati con prognosi riservata.

In seguito a ciò veniva prontamente ristabilito l’ordine.

Perché consti ho redatto il presente processo verbale che viene da me sottoscritto.

Capitano SCHIRINZI Luigi.

 

Nella prossima puntata vedremo come il giornale La Nuova Stampa ha presentato questo episodio nella sua Cronaca Cittadina.

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Articolo pubblicato il 26/05/2019