Consiglio Regionale del Piemonte. Dalle “mutande verdi” a…

Quando il cittadino deve accollarsi anche i vizi privati di qualche consigliere

La campagna elettorale per il rinnovo del consiglio regionale sta imboccando, senza emozioni l’ultima settimana. Si susseguono i confronti tra i candidati governatori con l’attenzione rivolta prevalentemente a Chiamparino e Cirio, con gli altri due mesti e fuori gioco.

Purtroppo, nonostante gli inviti, nessuno dei due ha ufficializzato la squadra di governo, o almeno indicato coloro che dovranno affrontare i temi più spinosi per la rinascita del Piemonte..

 Si muovono in modo autonomo i candidati consiglieri della liste civiche.

Un po’ digiuni di politica, ma portatori di conoscenze specifiche e di vivacità d’iniziative. Poi se andasse male a differenza di molti politici, torneranno alle loro attività, forse delusi. Chi li ascolta si chiede il perché Mino Giachino, i professori Abbruzzese, Bretto e Anna Carmagnola, tanto per citare nomi conosciuti, pur ottenendo corposi suffragi, in ogni caso  non potranno entrare in giunta  perché qualche partito sta facendo circolare, in modo bypartsan, i nomi di fior d’incompetenti predestinati alla guida di assessorati strategici, mentre i competenti, non marchiati dai partiti, rischiano di rimanere in panchina.

Nei dibattiti si mettono in luce aspetti del programma con promesse, tante e in gran parte irrealizzabili  per il futuro, guardando anche al passato per cogliere incongruenze e buchi neri. Avremo ancora tempo per valutare eventuali fughe in avanti da parte dei due pretendenti governatori o eventuali colpi di scena, o di teatro per emozionare l’elettorato.

Guardando al passato, al termine della penultima legislatura, conclusa repentinamente per la raccolta di firme false ad opera di un piccolo gruppo minoritario nell’ambito del centrodestra, erano scoppiati i clamori sulle richieste di rimborsi spese abbondantemente gonfiate ad opera di molti consiglieri regionali. Lo scandalo fu impropriamente catalogato sotto lo slogan “mutande verdi” e caricato sulle spalle di Roberto Cota, il governatore  in carica. In verità, quella di Cota, era stata una indebita richiesta del rimborso di un capo intimo caricato maldestramente dalla sua segretaria sui conti della Regione.

Nulla in confronto con il rimborso di banchetti nuziali, abiti firmati, colazioni e pranzi consumati nello stesso momento a Torino e Roma dal medesimo proponente, sino agli acquisti di libercoli stimolanti e gadget erotici per garantire piacevoli  trastulli, a carico ovviamente della regione.

 Alcuni consiglieri regionali, molto vicini al presidente e imputati furono condannati e pagarono, altri patteggiarono e qualcuno risultò indenne. Oggi sono ancora aperte pendenze riguardanti la legislatura con Mercedes Bresso presidente della Giunta (che non è imputata).

In questa legislatura il presidente del Consiglio Regionale Laus di concerto con i capigruppo ha drasticamente ridotto fondi a disposizione dei gruppi e discrezionalità di spesa da parte di ciascun consigliere, disciplinando casistiche e procedure. Nulla dovrebbe più sfuggire.

Così, almeno su questo capitolo il cittadino contribuente dovrebbe poter tirare il fiato, come pure i consiglieri, senza temere denunce alla Magistratura o linciaggi politici.

Ma l’agguato è sempre possibile, quando la correttezza latita. Dalla palazzina adibita ai gruppi consigliari,  circola voce che anche in questi cinque anni, qualche consigliere abbia destinato un collaboratore assunto e retribuito per coadiuvare il consigliere stesso nell’attività amministrativa, ad altre mansioni ed incombenze di carattere personale e famigliare, lontano da impegni istituzionali e inerenti il mandato consigliare. Il perché stia circolando  la notizia, condita da acredine é presto detto.

Per fare posto a questi collaboratori con distacchi quasi sempre esterni, altri sarebbero stati assunti e retribuiti con salari pressoché figurativi per lasciare la fetta ampia della torta al “tuttofare” baciato dalla fortuna.

Così le chiacchiere  stanno diventando macigni.

Sono i ricorsi della storia, perché è bene ricordare che trai i peccatori dell’era Cota ci fu un consigliere e sua figlia, addirittura residente all’esterno che si prestavano ad analogo giochetto. Furono poi entrambi condannati.

Non paghi di questa mina che potrebbe deflagrare anche in campagna elettorale, si narra che altri ex assessori, attualmente in lista per il rinnovo del consiglio regionale, che in periodi  precedenti, applicando disposizioni di legge avevano materialmente favorito ed erogato contributi monetari a favore di terzi, si sentano autorizzati a batter cassa ai beneficiati, a favore di fantomatiche associazioni che fanno capo al candidato stesso, trasformandosi così da erogatore a beneficiario.

Ironia della sorte!

Già l’abbiamo sottolineato e sostenuto il primato del Piemonte ove , oltre alla competenza di consiglieri ed assessori, dovrebbe prevalere l’etica nei rapporti interpersonali. Non di meno difendiamo le prerogative democratiche del Consiglio Regionale. Ci spiacerebbe se, in contrasto con coloro che svolgono assiduamente e con onestà la propria attività, per ricorrere alla storica affermazione di Palmiro Togliatti: « Anche nella criniera di un nobile cavallo da corsa si possono sempre trovare due o tre pidocchi» emergesse il malaffare.

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Articolo pubblicato il 17/05/2019