Il Tirolo, un sorprendente connubio di tradizione e modernità

Una montagna ancora “viva” proprio per la sua singolare prospettiva di gelosa conservazione dell’antico, senza però alcun cedimento a primitivismi bucolici

Non v’è dubbio che la regione tirolese rappresenta un singolare connubio di tradizione e modernità. Le vallate del Molo, dominate dalle cime delle Alpi, spesso incappucciate dai ghiacci eterni, sono costellate dai merlati castelli, splendidamente conservati, molti dei quali tuttora in possesso dei loro antichi proprietari.

Le dimore turrite, che dominano le imboccature delle valli ben coltivate, si frammezzano spesso agli edifici del culto cattolico, come la splendida abbazia di Novacella, nei pressi di Bressanone, ove lo stile gotico si sposa armoniosamente con le linee aggraziate del tardo-barocco. Incantevoli centri abitati dalle piccole dimensioni, ancora a misura d’uomo, come Bressanone, con le sue due Chiese affiancate e il palazzo del Principe-Vescovo, o la più piccola, ma non meno graziosa, Vipiteno, indicano come la modernità funzionalista, con le brutture in vetro e cemento, gli edifici enfaticamente freddi e aridi, si sia come ritratta, non osando deturpare e sconvolgere un equilibrio plurisecolare.

Il Tirolo appare interessante proprio per questa singolare prospettiva di gelosa conservazione dell’antico, senza però alcun cedimento a chissà quali primitivismi bucolici, che talvolta allignano anche in certi ambienti insospettabili. La regione ha saputo così mantenere vivi gli antichi insediamenti di montagna, senza la dolorosa necessità di veder i propri abitanti ingrossare le file degli emigranti, che si inurbano nelle metropoli di pianura, magari per divenire operai in qualche fabbrica, come è accaduto per i montanari del Veneto, del Friuli e della Lombardia. Così la montagna tirolese è ancora “viva”, per il costante e amorevole intervento dell’uomo.

Un’armonia unica al mondo di antico e moderno

Il maso, la caratteristica costruzione tirolese, con la sua balaustra in legno e gli immancabili vasi di gerani, che ne adornano la facciata, spesso abbellita da eleganti decorazioni rococò, è il segno di questa gelosa presenza. Chi entra in queste singolari e spesso vetuste costruzioni, molte delle quali risalgono al XVII secolo, rimane singolarmente colpito, tuttavia, dalla presenza di ogni confort che la tecnica moderna elargisce, senza alcuna contraddizione con la struttura della costruzione, e, di conseguenza, col modus vivendi di chi la abita.

In Tirolo la tecnica moderna mostra, per così dire, il suo volto “umano”, quale frutto dell’ingegno, ad uso e vantaggio dell’uomo, perdendo così quella connotazione ideologica “modernista” e “progressista” che spesso assume in altri contesti. Quest’incredibile armonia di antico e moderno si deve certamente alla caparbietà dei tirolesi, i quali, guidati dall’infallibile buon senso della tradizione cattolica – non dimentichiamo che questa regione si dedicò solennemente al Sacro Cuore di Gesù il 3 giugno 1796 – hanno saputo conservare un singolare istituto giuridico, il cosiddetto “muso chiuso”, che, nell’odierna società egualitaria e ostile alla proprietà privata, rappresenta un forte elemento in controtendenza.

Saggezza secolare

Il “maso chiuso” prevede, infatti, la facoltà per il testatore di lasciare la proprietà (il maso appunto) ad un unico erede, che può essere il figlio primogenito, o comunque un erede prescelto, senza correre il rischio di veder frazionata l’azienda familiare. Così, la coesione della famiglia, il vincolo al luogo d’origine, la cura per un bene che occorre trasmettere indiviso ai propri successori, cementano il legame con il territorio. È l’ombra, se vogliamo, di un antico retaggio del Medioevo cristiano, che, per vie insospettabili, ancora sopravvive, in attesa della definitiva resurrezione, nelle valli settentrionali bagnate dall’Adige.

Nicola Cavedini

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Articolo pubblicato il 13/05/2019