Quando due Italiani anticiparono Google

In una tesi del Politecnico di Torino del 2004 si anticipava l’idea della console di Google

C’è un fatto, importante per chi è appassionato, oppure opera nel settore; trascurabile (ma sintomatico di un “colonialismo”) per chi non ne mastica: Google ha presentato nei giorni scorsi la propria console per videogiochi. Il fatto particolare è che con Stadia, questa il nome, si dirà addio al disco da comprare in negozio, così come (potenzialmente) al ricambio generazionale delle macchine da gioco stesso. Essa sarà infatti interamente basata sullo streaming del gioco e porrà l’accento non sulla potenza di calcolo della macchina, bensì sulla Rete.

Al di là di questo, è venuta fuori una storia particolare che dà da riflettere. Pare che Federico Natelli e Ivan Sordello, studenti presso la facoltà di Disegno Industriale al Politecnico di Torino, avessero già previsto tutto 15 anni fa. La loro tesi aveva il nome "Push Start: dalla console alla console” e prevedeva proprio l’accesso ai giochi da remoto. Il sito specializzato multiplayer.it riporta un estratto del loro lavoro: “Basterà infatti collegarsi tramite la propria connessione via cavo al server in questione e giocare liberamente per tutto il tempo che si desidera. Non ci sarà più il problema di spendere fior di quattrini per un gioco e dopo averlo finito lasciarlo a marcire sullo scaffale”.

Tenendo conto che nel 2004 quel che Natelli e Sordello immaginavano fosse irrealizzabile, o comunque non applicabile a un’ampia platea; resta il fatto che questa idea è diventata una tesi e tale è restata. Oggi che quella tecnologia immaginata è realtà, abbiamo una storia curiosa di cui scrivere, ma che dà da riflettere su come manchi nel Bel Paese una cultura del “credito alle idee”, che permetta di realizzare quelle storie in stile “abbiamo cominciato con un computer in un garage e ora siamo miliardari” (vedi i Bill Gates, Jeff Bezos etc.).

 

L.V.C.

 

(Immagine in copertina tratta da Investireoggi)

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Articolo pubblicato il 29/03/2019