Le finalità raggiunte durante l’incontro per “La salute dei Reni”
Quest’anno, come in precedenza annunciato,
Le malattie renali sono diffuse e pericolose; spesso sono silenti, e la loro presenza può passare a lungo inosservata. Secondo l’International Society of Nephrology, nel mondo, 850 milioni di persone hanno una malattia renale; un danno renale cronico causerebbe la morte di almeno 2,5 milioni di persone all’anno. Nonostante i grandi progressi della medicina, molto resta quindi da fare, per offrire a tutti una prevenzione efficace e, se è il caso, per permettere una diagnosi e suggerire una terapia adeguata, che possa consentire di arrestare o rallentare la progressione della malattia, di ridurre le complicazioni, e di migliorare la qualità di vita.
Un maggior impegno per la prevenzione è auspicabile per tutti, innanzitutto per i giovani. E ad essi, in Piemonte, è dedicata tradizionalmente una particolare attenzione nelle attività che si svolgono in occasione della Giornata Mondiale del Rene. Quest’anno
Mai come in quest’occasione, la riuscita del convegno ed il coinvolgimento dei partecipanti sono stati tanto immediati. Si sono potute constatare, al mattino, l’attenzione e la spontaneità nel rispondere dei giovani su problematiche che richiamavano l’attenzione e la partecipazione al dibattito su situazioni realmente vissute in famiglia o con la saggia lungimiranza verso il futuro. E’ in particolare emerso come la tematica degli stili di vita faccia riflettere in modo prioritario i giovani, che si sono dimostrati tutt’altro che schiavi di mode consumistiche e deleterie. Vogliamo condividere l’impressione immediata e positiva che abbiamo ricavato con la Dottoressa Franca Giacchino, presidente della sezione Piemonte e Valle d’Aosta della FIR.
Dottoressa Giacchino, nella sua lunga esperienza di clinico e nel ruolo istituzionale oggi ricoperto, ha avuto modo di partecipare a moltissimi convegni ed iniziative di sensibilizzazione che hanno interessato ed interessano differenti tipologie di cittadini di ogni età. Cosa l’ha maggiormente colpita nel convegno del 14 marzo?
Credo che sia stata la scelta delle tematiche proposte rivolte in particolare, partendo dall’incontro del mattino, ai giovani proprio nell’ottica di una sensibilizzazione su una malattia diffusa ma spesso non riconosciuta nelle sue fasi precoci e sulla necessità di accrescere la conoscenza e l’importanza delle misure di prevenzione che sono fondamentali ed efficaci proprio a partire dalla loro giovane età. Inoltre la scelta di un incontro pomeridiano che ha coinvolto circa una ventina di medici di famiglia, oltre ad associazioni di pazienti, è stata molto proficua proprio perché bisogna ricordare come la lotta alle malattie renali incominci dalla prevenzione e prosegua con buoni risultati grazie alle cure che sono in continua evoluzione e tanto più efficaci quanto più precocemente messe in atto, proprio grazie alla professionalità del loro intervento.
Nel rispondere alle domande formulate dai ragazzi, si è trovata in sintonia con l’impostazione connaturata alle argomentazioni in agenda?
Sicuramente le domande poste dai ragazzi ,molto attenti in aula durante tutta la mattinata, hanno sottolineato il loro interesse nei confronti dei suggerimenti di uno stile di vita sano seguendo regole semplici legate ad una corretta alimentazione (introduzione di almeno 1,5 -
Sicuramente, come lei sottolinea, ogni volta un incontro nelle scuole o comunque con i ragazzi nel corso di incontri o convegni, diventa per ognuno di noi un momento particolare di acquisizione di richieste e di spunti di quanto i ragazzi stessi ci possono suggerire e ci spinge a continuare in questa azione di informazione , di conoscenza e di condivisione di notizie utili per una vita sana e per la prevenzione e la terapia delle malattie renali (in particolare dialisi e trapianto di rene).
Quale giudizio formula sulle numerose e qualificanti iniziative che si sono svolte nella scorsa settimana a cura delle Unità nefrologiche ?
Anche quest’anno l’adesione alla Giornata Mondiale del Rene è stata notevole con attività di informazione e di screening aperte al pubblico su tutto il territorio del Piemonte e Valle d’Aosta (ospedali, piazze , centri commerciali), con visite nefrologiche , misurazione della pressione arteriosa,effettuazione dell’esame delle urine, grazie alla preziosa ed instancabile partecipazione di tutte le Nefrologie e delle associazioni di volontariato uniti da uno scopo comune , quello di poter avere un giorno “ un mondo senza dialisi” . Sono stati altresì effettuati incontri di sensibilizzazioni nelle scuole superiori del Piemonte. Sul nostro sito www.nefropiemonte.info/firpva è possibile ritrovare il programma completo di queste iniziative. Nel pomeriggio del 14, sempre a Biella, il convegno ha ospitato i medici di famiglia che hanno mostrato attenzione ai temi svolti dai relatori, frutto dell’attività di ricerca e di studio delle Unità Nefrologiche. Chiediamo ora quale impressione ne ha ricavato il Professor Giuseppe Piccoli, Nefrologo, preside emerito della Facoltà di Medicina dell’Università di Torino e past president della FIR Piemonte e Valle d’Aosta.
Professor Piccoli, in merito al suo intervento al convengno di Biella, tra le domande poste dai medici, quale le è sembrata di maggior interesse?
Quella sulla valutazione di quanto si sta facendo in Piemonte per la lotta alle malattie renali
Questa valutazione la si può fare indirettamente, a partire dal numero di persone che ogni anno, nella nostra Regione, iniziano la dialisi a causa di una malattia renale cronica. E’ la punta di un iceberg, del quale spesso sfuggono le grandi dimensioni, e che è un segno di insuccesso, in quanto testimone di un fallimento della prevenzione e degli interventi medici; ma, in caso di riduzione progressiva, può al contrario diventare testimone di un successo.
Nel corso del 2017, hanno iniziato la dialisi 651 pazienti. E’ un valore tendenzialmente in flessione rispetto a quello degli anni precedenti, a differenza di quanto sta succedendo in altre regioni di europee, dove è stabile o sta aumentando. E questo conferma un risultato positivo della lotta alle malattie renali nella nostra regione.
Si può, o si deve fare di più?
Molto resta da fare: se si tiene conto delle attuali elevate possibilità di successo della prevenzione e della terapia delle malattie renali, prevenzione e terapia che, per molti di questi pazienti, non sono state sfruttare a pieno, questo numero deve essere considerato come ancora troppo elevato. Si consideri che a fine 2017 i soggetti in trattamento dialitico regolare in Piemonte erano ben 3209, e quelli con trapianto funzionante erano 2374.
Quali possono essere gli interventi prioritari?
Nella nostra Regione, le malattie che più spesso causano un danno renale terminale sono l’ipertensione arteriosa e il diabete: per entrambi questi tipi di danno si possono attuare interventi preventivi e trattamenti efficaci. Seguono altri tipi di malattie renali, tra le quali sono più frequenti le glomerulonefriti, anch’esse ben affrontabili se diagnosticate precocemente.
Spesso, nei pazienti che giungono alla dialisi, non sono però state fatte né una prevenzione né una diagnosi precoce, e la diagnosi è stata posta quando la malattia renale era giunta in uno stadio molto avanzato, e quindi con limitate possibilità di successo della terapia; non di rado il danno renale viene addirittura scoperto così tardi da rendere impossibile persino un preciso riconoscimento del tipo di malattia.
Intervenire, estendendo al maggior numero possibile di persone la prevenzione del danno renale (con provvedimenti analoghi a quelli della prevenzione dei danni cardiovascolari), aumentando le diagnosi precoci, e di conseguenza il numero di pazienti adeguatamente trattati, è un obiettivo prioritario, molto vantaggioso, in termini individuali, sociali ed economici. Il costo della dialisi per ogni paziente è di oltre 30.000 Euro all’anno, ma per i pazienti è ben più elevato, anche in termini di sopravvivenza: molti soggetti con danno renale cronico evolutivo muoiono prima di iniziare la dialisi.
La prevenzione è molto difficile?
Teoricamente è semplice; non lo è altrettanto in pratica. Secondo numerosi “decaloghi”, i consigli più importanti riguardano innanzitutto il mantenimento di un corretto stile di vita, con un’attività fisica regolare (almeno 30 minuiti di “marcia” al giorno); un’attenzione alla normalità del proprio peso; una dieta mediterranea, ricca di verdura e frutta, senza eccessi di calorie, grassi, zuccheri e proteine animali e un apporto di almeno 1.5-
E come controllare la salute dei reni? L’accertamento di un eventuale danno è complesso e costoso?
In genere bastano un dosaggio della creatinina nel sangue, un esame delle urine e un dosaggio dell’albuminuria su urine del mattino (in genere con la valutazione del rapporto albuminuria/creatininuria). Ma troppo spesso questi controlli, rapidi e poco costosi, non sono affatto eseguiti. Altre volte, pur in presenza di fattori di rischio importanti per la comparsa di un danno renale, come un’ipertensione arteriosa o un diabete, o più semplicemente un’età un po’ avanzata (l’età media all’inizio della dialisi in Piemonte è di 69 anni), un aumento modesto della creatinina del sangue sfugge all’attenzione, tanto più che in parte degli ipertesi e degli stessi diabetici questo primo segno di allarme può non accompagnarsi ad alterazioni dell’esame delle urine. Di conseguenza, spesso capita che non si presti attenzione a un danno renale inziale, e non si intervenga adeguatamente sia sul danno che sui fattori che non solo lo possono causare, ma successivamente ne possono accentuare un’evoluzione negativa, quali un’ipertensione arteriosa, un’ipercolesterolemia, altri disordini del metabolismo, un’alimentazione scorretta, soprattutto, ma non soltanto, con un consumo eccessivo di sale, o con uno stile di vita sbagliato (fumo, vita sedentaria, peso eccessivo).
Dobbiamo allora ricercare in tutti un eventuale danno renale?
Una ricerca estesa a tutti sarebbe teoricamente ottimale, ma in partica è difficile da prevedere. Un compromesso ragionevole può essere quello di inserire una richiesta di creatininemia, di un esame delle urine e di un dosaggio dell’albuminuria/creatininuria su un campione delle urine del mattino tra le richieste di esami che siano eseguiti per altri motivi, comprese le visite per attività sportive.
Questi esami dovrebbero invece essere sistematicamente richiesti nelle persone ad alto rischio di sviluppare un danno renale, in particolare in quelle con una malattia cardiovascolare, un diabete o un prediabete, un’ipertensione arteriosa, che siano fumatori, o riferiscano un uso cronico di farmaci potenzialmente nefrotossici, come gli antiinfiammatori e il litio, o abbiano ostacoli allo svuotamento vescicale, oppure abbiano un’anamnesi familiare di malattie renali, o abbiano avuta essi stessi una malattia renale. Alcune linee guida consigliano questi controlli anche in tutte le persone con oltre 60 anni di età.
La presenza di un danno renale è sempre un segno i prognosi negativa?
Parte dei danni renali non hanno caratteristiche di progressione rapida. Nella maggior parte dei casi possono essere arrestati o la loro evoluzione può essere molto rallentata. Vale comunque la pena conoscerli quando sono presenti.
In questo contesto, quale importanza riveste per lei il rapporto tra il nefrologo ed il medico di famiglia?
Il ricorso al nefrologo è abituale nelle condizioni che lasciano prevedere una complessità clinica e terapeutica. Spie di queste situazioni complesse sono in genere un aumento importante della creatininemia e alterazioni dell’esame della urine, soprattutto per la presenza di un’albuminuria patologica elevata. Con queste presentazioni, non di rado asintomatiche, il ricorso abituale ai nefrologi è razionale ed è favorito da un ottimo livello dei servizi specialistici nefrologici ospedalieri e universitari che, nella nostra Regione, sono tutti in strutture pubbliche.
Possiamo allora auspicare un più frequente ricorso, anche per i casi iniziali o dubbi?
Un appoggio sistematico di tutti i pazienti a un’unità nefrologica in occasione della prima diagnosi di danno renale non è possibile. Circa il 10 % degli adulti ha un danno renale, per lo più di modesta entità e con scarse caratteristiche evolutive. Il numero dei nefrologi è a sua volta limitato e nei prossimi anni questo divario tenderà ad aumentare, come si prevede avverrà in tutti i settori della medicina.
Come potremo affrontare questa situazione?
Una risposta a questa necessità può essere offerta da un modello di diagnosi e follow-up nefrologico affidato ai medici generalisti, sviluppato con una sistematica maggior attenzione a risultati poco alterati di esami semplici e poco costosi, per quei nefropatici che non richiedono procedimenti diagnostici e terapeutici particolarmente complessi. In questo modello devono trovare un ampio spazio la ricerca e la correzione dei fattori di rischio di aggravamento del danno renale. Innanzitutto un controllo dell’ipertensione arteriosa secondo le recenti indicazioni più restrittive di quelle classiche, che hanno ridotto i livelli considerati come normali e i target terapeutici. Ma anche di fattori di rischio modificabili come il fumo attivo e passivo, le dislipemie, l’obesità/il sovrappeso, il diabete, l’inattività/lo scarso moto, un eccessivo consumo di sale e più ingenerale una dieta non corretta. Sono gli stessi fattori di rischio cardiovascolare, che accomunano cuore e rene, spesso compromessi contemporaneamente con un danno che tende a potenziarsi reciprocamente.
Il rapporto con gli specialisti persiste ovviamente, in caso si richieda una consulenza. In questo modello diagnostico non tradizionale, deve trovare spazio un maggior coinvolgimento nella prevenzione del danno renale e cardiovascolare non solo dei pazienti a rischio, a danno renale accertato nel proprio follow-up, ma anche dei soggetti sani.
Archiviata
Professor Piccoli, potrebbe essere possibile un maggior coinvolgimento della popolazione generale nella prevenzione e dei pazienti nel proprio trattamento?
I nuovi mezzi di comunicazione possono consentire una diffusione delle conoscenze in precedenza impensabile, ed è quanto si sta cercando di fare tramite il sito della Sezione Piemonte e Valle d’Aosta della Fondazione Italiana del Rene, dando spazio a temi importanti.
Tra questi innanzitutto all’ipertensione arteriosa, il cui trattamento ottimale richiede anche una buona conoscenza da parte di chi è iperteso dei problemi che questa situazione comporta, degli obiettivi del trattamento e della sua sorveglianza ottimale. Per questo,
Dottoressa Giacchino, tra gli altri obiettivi che verranno promossi in questo anno, è prevista una maggiore conoscenza degli esami che vengono effettuati per la valutazione della funzione renale?
Come è stato ora ricordato per una diffusione delle conoscenze, un argomento che si vuole affrontare nel corso dell’anno , per una maggior informazione sugli esami che vengono effettuati per la valutazione della funzione renale e che prossimamente verrà illustrato nel nostro sito, è il tema relativo alla funzione renale e al danno renale desumibili dal dosaggio della creatininemia; nel frattempo si continuerà con la collaborazione, iniziata già alcuni anni fa, con i laboratori analisi del territorio per ottimizzare le indicazioni, derivanti proprio dal dosaggio della creatininemia, sulla funzione renale.
Tra gli altri obiettivi vorremmo proseguire inoltre con la campagna per un giusto consumo di sale, che è stata avviata lo scorso anno e che è per l’appunto presente sul nostro sito. Molto lavoro è stato fatto, che ha consentito di aggiungere qualcosa agli anni di vita che stiamo garantendo ai pazienti , ma ancora molto deve essere fatto ad esempio in tema di donazione e di trapianto renale. Il trapianto renale prima dell’avvio della dialisi (trapianto pre-emptive) chè è diventato una realtà in Piemonte nel corso del 2014, è stato in passato un obiettivo della nostra sezione cui vorremmo dare un ulteriore impulso accanto alla donazione d’organo ( nel 2017 nella nostra regione sono stati effettuati 17 trapianti prima dell’avvio della dialisi).
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Articolo pubblicato il 25/03/2019