Grande esordio della violinista Giulia Rimonda al Teatro Civico di Vercelli

L’artista sedicenne ha eseguito il V Concerto per violino e orchestra di Ciajkovskij, diretta dal padre Guido (di Massimo Boccaletti)

Gli elementi della favola bella ci sono tutti: Guido Rimonda, celebre violinista che col suono del suo Stradivari conquista il pubblico del mondo, oltreché fondatore e direttore della “Camerata Ducale”, orchestra stabile del “Viotti” di Vercelli. Ed una figlia, Giulia, 16 anni, che sin dai primi anni dimostra di aver ereditato da lui il sembiante non solo fisico, ma quello artistico musicale ben più, diremmo, “consustanziale” (al punto di fare il suo primo debutto con il violino, a cinque anni!).

Ultimo, ma non ultimo, elemento della favola, Cristina Canziani, moglie/madre oltreché valente pianista, che nella sua veste di Direttore Artistico della 21° Stagione della Camerata al Teatro Civico di Vercelli, annuncia che nell’imminente tornata musicale “pensata per trascinare lo spettatore in un tourbillon di iniziative, concerti, progetti speciali, con un ventaglio di solisti senza precedenti” di avere inserito anche, tra i giganti, la figlia Giulia quale “ciliegina sulla torta” per l’esecuzione, diretta dal padre/marito “di un concerto tanto emozionante per gli spettatori quanto lo sarà per gli interpreti”.

Etichettando la figlia come “made in Camerata Ducale”, Cristina lascia trasparire anche un altro elemento della favola bella: usando il termine la “nostra Giulia” come si conviene in famiglia per definirne affettivamente un componente, fa in realtà intravvedere un’”altra genitorialità”: quella violinistico musicale infusa in lei dal marito/padre: una musicalità che si amalgama oggi nella didattica di Pavel Berman, celebre violinista russo con cui Giulia studia all’Accademia Perosi di Biella.

Facile quindi prevedere il richiamo irresistibile che la favola bella avrebbe esercitato sul pubblico, il quale, infatti, la sera del 9 febbraio ha riempito il Teatro Civico, sfidando vittoriosamente, come annota un commentatore, i dieci milioni di spettatori della finalissima di Sanremo. Al pienone ha certamente contribuito anche il richiamo del V Concerto per violino ed orchestra in Re maggiore di Ciajkovskij, che Giulia avrebbe eseguito a sua consacrazione artistica ufficiale, quasi una sorta di “via libera” ad una luminosa carriera.

Concerto celeberrimo, da rivaleggiare per fama, secondo alcuni, con l’Adagio di Aranjuez, “irto – tuttavia - di passaggi di virtuosismo temibile, al punto da farlo giudicare ‘ineseguibile’ a più di un solista dell’epoca”. Inserendosi tra i giganti che l’avevano eseguito (Heifetz, Milstein, Kremer, Shaham, Oistrakh, Menuhin, Accardo) l’ardimentosa sedicenne dimostrava comunque una virtù indispensabile ad una imminente e luminosa carriera: il “coraggio” nell’affrontare il pubblico con un’opera simile.

Audacia, in ogni caso, premiata. Perché, a detta degli esperti, il concerto è cominciato subito bene “coi tempi e le dinamiche giuste: delicato e molto espressivo l’attacco orchestrale, fremente il crescendo finché il violino, infine, si è imposto”. La giovanissima interprete – puntualizzano i critici “non si è limitata ad eseguire la partitura, ma ha cercato una ‘voce’, un ‘suono’ personale, che emergeva chiaro all’apparire del primo tema: un fraseggio incisivo, tornito con una cavata non esteriormente brillante, ma robusta e limpidamente disegnata, al tempo stesso, come del resto vuole la migliore tradizione interpretativa”.

A colpire un esperto, che al concerto ha dedicato ampio commento sul Corrierebit.com, sono state soprattutto due qualità interpretative di Giulia: “La sapiente gestione delle dinamiche, particolarmente importante in un’opera come questa, con un saliscendi di fortissimi e di brusche smorzature virate sul piano e il pianissimo, con effetti chiaroscurali di potente suggestione”. Ma anche il possesso “in questo caso davvero sorprendente, di una già notevole intensità espressiva”.

In sintesi “Giulia è riuscita a superare le pagine più impervie della partitura, con disinvoltura e concentrata, serenità: doppie corde, armonici, colpi d’arco martellati e picchettati in ritmi travolgenti, strappate violente e rapinosi salti d’ottava. Nulla è riuscito a turbare la giovanissima interprete”. Di qui un “uno tsunami di applausi” a coronamento di una serata che entrerà nel ricordo collettivo.

Al giudizio del critico si è aggiunto anche quello, prestigioso e probabilmente da Giulia ancor più gradito, di possedere oltre al talento una “disciplina mentale, una volontà di lavorare” che le riconosce il suo Maestro Berman, notoriamente parco di apprezzamenti. Al punto di fargli dire che per lei “non si possono che immaginare gran belle cose e un futuro promettente”.

Massimo Boccaletti

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Articolo pubblicato il 26/02/2019