Cronache criminali del passato

Il castigo di un seduttore, a Senerchia (Avellino)

Mai l’amore ha provocato una successione di crimini come quella che ha appena insanguinato una delle contrade più meravigliose dell’Europa. Un piccolo villaggio è in effetti da qualche tempo teatro di paurose tragedie. Le vendette e gli episodi di sangue vi si succedono come in un romanzo.

 

Con questo incipit il giornale parigino “L’Oeil de la Police” n. 108 del 1910 racconta un episodio di cronaca nera avvenuto in Italia, nel villaggio di Senerchia che in realtà è in provincia di Avellino, in Campania, ma secondo il cronista francese sarebbe situato in Calabria. Del resto, per l’opinione pubblica francese la Calabria era la terra dei banditi, dove allignavano passioni violente e rancori implacabili.

Così prosegue il racconto:

 

Nel 1906, una giovane contadina, Maria Luisa Bracco, sposata da poco, abitava presso i suoi suoceri, in attesa del ritorno del marito partito per l’America in cerca di fortuna. Lei era molto carina e molto corteggiata, la suocera la sorvegliava in modo così astioso ed esasperato, che la giovane donna, dopo aver giurato sul crocefisso di essere assolutamente pura, trascinò nel bosco la madre di suo marito e la uccise a colpi d’accetta. La sua bellezza le valse una condanna lieve: quattro anni di prigione.

Questo dramma ebbe una corrispondenza. Come il marito di Maria Luisa, Donato Guarnaccia era emigrato lasciando a Senerchia sua moglie, donna dalle grazie rustiche ma opulente. Sua madre l’avvertì che veniva ingannato. Donato tornò. La moglie si discolpò facilmente e parve iniziare una nuova luna di miele che durò poco. Il marito volle, un giorno, obbligare la contadina a confessare i suoi tradimenti.

«È mio padre che ti accusa», gridò lui.

«Tuo padre! – replicò lei – ma è lui che mi ha violentata. Siccome io non ne voglio più sapere, lui si vendica».

Guarnaccia prese il fucile, si mise alla ricerca del vecchio, lo uccise, gli spaccò il cranio col calcio dell’arma e sputò sul cadavere; poi entrò nella sua casa, fece inginocchiare sua moglie, le lasciò dire una preghiera e, con un colpo di fucile, la stese morta ai suoi piedi.

L’assassino fu assolto; uscì di prigione contemporaneamente a Maria Luisa Bracco e tornò con lei al paese. Presto si strinse fra loro un legame che scandalizzò i buoni paesani molto di più che i crimini precedenti

La madre di Maria Luisa, indignata, intimò a Donato di non spingere la figlia all’adulterio. Gli amori illeciti non cessarono. Allora la vecchia giurò di fare giustizia.

Un mattino dell’ultima settimana entrò nella Chiesa al momento della Messa Grande. Si avvicinò a Guarnaccia, che pregava inginocchiato. Dopo aver invocato San Michele Arcangelo, estrasse una scure che teneva nascosta sotto lo scialle e diede un colpo terribile sul cranio dell’amante della figlia. Questi cadde, immerso nel suo sangue e, mentre i paesani fuggivano, la vecchia si accanì sulla sua vittima. Infine due carabinieri intervennero. L’assassina mormorò soltanto: «L’Arcangelo mi farà la grazia di dargli il colpo di grazia».

La folla voleva linciare la vecchia e, per impadronirsene, invase il municipio, il cui pavimento crollò. Non vi furono feriti gravi, ma la vecchia fu messa al sicuro. È felice di aver vendicato l’onore della famiglia.

Anche se il giornale riporta una lunga serie di crimini sanguinosi e di gravissime sciagure, in prevalenza avvenuti in Francia e poi in tutto il mondo, dall’Algeria agli Stati Uniti, dall’Inghilterra all’Austria-Ungheria e alla Germania, pare di scorgere dietro questa copertina un certo esotismo che osserva con attenzione usi e costumi cruenti di altre popolazioni, considerate primitive, nella rassicurante convinzione che non possano verificarsi tra i Francesi. Pare confermare questa nostra interpretazione, il fatto che la copertina ci presenta la protagonista, fin troppo giovane e piacente, mentre indossa un improbabile abito tradizionale calabrese che ricorda le tavole di Bartolomeo Pinelli che ritraevano, a uso e consumo dei turisti stranieri del Gran Tour, i briganti dell’Italia Centro-Meridionale degli anni di fine ‘700.

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Articolo pubblicato il 01/02/2019