Il Consiglio Regionale in onore dei 150 anni dell'Unità d'Italia
Palazzo Lascaris

Seduta straordinaria presieduta dal Presidente Valerio Cattaneo

 

Comunicazioni dal

 Consiglio regionale del Piemonte: seduta straordinaria per i 150 anni dell’Unità d’Italia

 

 Questo solenne momento celebrativo non vuole rappresentare solo un momento formale bensì un’occasione importante per riflettere sul ruolo dell’Istituto regionale e per migliorare la sua capacità i farsi interprete delle necessità della comunità piemontese. Tutto ciò nel contesto di uno Stato nazionale che, nell’arco di un secolo e mezzo di storia, ha subìto profonde trasformazioni traendo dall’unità nella diversità delle sue componenti una risorsa preziosa ”.

Così  è intervenuto il presidente del Consiglio regionale, Valerio Cattaneo, durante la seduta straordinaria che il 16 marzo ha visto impegnata l’Aula nella celebrazione del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia. I lavori sono stati aperti dalla lettura del messaggio che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato ai Consigli regionali di tutta Italia.

 Superando la mera retorica istituzionale ritengo che oggi sia necessario dare pieno riconoscimento all’identità e alle autonomie dei territori, riprendendo istanze ed ipotesi che già erano state formulate ai tempi di Cavour “, ha affermato il presidente della Giunta regionale, Roberto Cota.Il federalismo con le sue riforme, a cominciare dalle politiche fiscali, offre al Piemonte l’opportunità di puntare sulle sue peculiarità, sullo sviluppo, sull’innovazione, dando speranze alle nuove generazioni”.

Tra le autorità civili e militari presenti in tribuna: il presidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta, il presidente della Corte d’Appello di Torino, Marcello Maddalena, il procuratore della Repubblica, Giancarlo Caselli ed Ezio Pellizzetti, magnifico rettore dell’Università di Torino.

Si sono quindi succeduti gli interventi dei capigruppo consiliari.

Il Piemonte ha giocato un ruolo di spicco nella formazione dello Stato unitario e ancora oggi è una regione all’avanguardia, che deve svolgere un ruolo trainante anche nel rafforzare il senso delle istituzioni e la loro capacità di farsi garanti degli interessi collettivi”, ha dichiarato il capogruppo del PdL, Luca Pedrale.

Fare festa per un Paese significa riconoscere l’appartenenza a una comunità”, ha sottolineato il presidente del PD, Aldo Reschigna, ricordando che “il fondamento dell’identità nazionale risiede nella memoria comune e nella riconoscenza verso quanti hanno sacrificato la loro vita per restituire la pace e la democrazia al nostro Paese”.

Di fronte alla crisi economica eravamo contrari a istituzionalizzare questo momento di festa ma siamo democratici e abbiamo accettato il parere della maggioranza”, ha affermato Mario Carossa, capogruppo della Lega Nord. “Più che festeggiare ora urge ripartire e lavorare quotidianamente per migliorare il Paese”.

Oggi ci troviamo in una situazione di stasi economica simile a quella che caratterizzò la fase di unificazione nazionale ma senza gli stessi ideali” - ha dichiarato Andrea Buquicchio, capogruppo IdV -. “Non si può ricercare il benessere egoistico ed elitario di pochi a fronte del malessere di molti e la classe dirigente deve aprirsi al confronto con le nuove generazioni e le nuove etnie per assicurare un futuro di centralità all’Italia”. 

Anche il presidente UDC Giovanni Negro ha richiamato gli alti valori che hanno guidato il processo di unificazione e la successiva storia italiana: “Dobbiamo recuperare un  clima di coesione sociale e comportamenti di moralità e civiltà che ci rendano degni eredi dei nostri padri risorgimentali”.

Nel giorno della festa di tutta l’Italia vogliamo esprimere critiche costruttive per ricordare ciò che va male nel nostro Paese” - ha detto il presidente del gruppo 5 Stelle Davide Bono -. “Le numerose problematiche economiche e sociali dell’Italia unita rivelano il fallimento della politica nel perseguire il bene collettivo e l’interesse dei più disagiati”.

L’Italia come popolo si riconosceva unito già da molti secoli fin quando il piccolo Stato sabaudo si assunse il compito storico di realizzare anche l’unità politica” - ha affermato Mercedes Bresso, presidente di Uniti per Presso -. “Il Piemonte si deve sentire orgoglioso erede di quel piccolo Stato transalpino. Mi rammarico tuttavia perché il risultato dei festeggiamenti per i 150anni appare inferiore alle aspettative: oltre a commemorare gli eroi risorgimentali si sarebbe dovuto ricordare il Risorgimento della nostra Italia contemporanea, con le sue numerose potenzialità”.

Commemorare non significa portare fiori sulle lapidi ma raccogliere esempi di uomini e di donne che sono stati protagonisti di pagine di storia incancellabili e ridare voce alle loro lotte” - ha ricordato Andrea Stara, presidente Insieme per Bresso -. “Purtroppo oggi è difficile ritrovare quegli esempi con una cultura in ginocchio, una scuola pubblica in crisi, un sistema del welfare insostenibile e un federalismo che umilia i veri federalisti della storia”.

La nostra storia è la ricostruzione di una storia patriarcale che mistifica gli eventi e dimentica la presenza collettiva della donna” - ha sottolineato Eleonora Artesio, presidente FdS -. “Anche quella del Risorgimento è stata una storia di esclusioni ma non di assenza, in cui le donne hanno combattuto per affermare le loro differenze e la loro cultura, per l’accesso al voto e alla rappresentanza nelle istituzioni”.

Il concetto di un’Italia unita in termini di cultura, arti, qualità, atteggiamenti mentali esiste da sempre nell’immaginario collettivo anche se politicamente siamo uno Stato giovane”- ha affermato Michele Giovine, presidente del gruppo Pensionati -. “Ai valori di terra, libertà e patria dobbiamo rapportarci oggi con maggiore attenzione recuperando la forza che proviene dai grandi ideali”.

Il Paese per certi versi è ancora diviso e oggi dobbiamo lavorare soprattutto sul fronte delle disuguaglianze - ha affermato Monica Cerutti, presidente SEL -. la politica oggi non riesce a dare risposte alla crisi economica e sostituisce la parola lavoro con territorio, ma senza ben conciliare il concetto di responsabilità con quello di solidarietà”.

La democrazia basata sul censo di 150 anni fa è molto diversa da quella di oggi, anche se i particolarismi emergono sempre. L’Italia è diventata un’unica nazione e la storia ha quindi smentito i particolarismi dimostrando che non hanno senso”, ha concluso Michele Dell’Utri, presidente del gruppo dei Moderati.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 17/03/2011