R. Scuola Normale poi R. Istituto per i sordomuti (1861) - seconda e ultima parte

Si conclude la rievocazione di personaggi e strutture dedicate all'educazione dei sordomuti a Torino

Dal 1898 vengono chiamate due congregazioni religiose per l’insegnamento, i Fratelli delle Scuole Cristiane alla sezione maschile e le Figlie della Carità a quella femminile.

I Fratelli delle Scuole Cristiane operano con grande impegno fino al 1910, con un lavoro di équipe che lascia poco spazio individuale e conseguono buoni risultati secondo le aspettative dell’amministrazione. Recuperano l’apprezzamento dell’opinione pubblica, dimostrato dalle frequenti visite all’Istituto effettuate dai frequentatori di numerose scuole e di istituti non educativi, torinesi e del circondario, che manifestano poi la loro ammirazione per l’impegno degli istitutori. Le allieve maestre della Scuola “Domenico Berti” visitano sistematicamente l’Istituto dal 1899 al 1908. Anche i giornali testimoniano il loro apprezzamento, in particolare il quotidiano cattolico torinese “Il Momento”, apparso dal 1903 al 1929, che dedica all’Istituto una particolare attenzione.

Molto più lunga l’attività delle Figlie della Carità che prosegue per più di mezzo secolo.

L’abbandono dei Fratelli delle Scuole Cristiane, nel 1910, dovuto a motivi di bilancio, crea un periodo di difficoltà e l’Istituto ricorre alla consulenza di un esperto milanese, Carlo Perini (Cremona, 1850 – Milano, 1924), noto in Italia e all’estero, che tiene incontri e lezioni pratiche sul metodo per rendere i sordomuti parlanti e assiste agli esami di fine anno. Molto disponibile, Perini mantiene con l’Istituto una duratura e efficace cooperazione fino alla sua morte. Il suo ruolo è successivamente svolto da altri professor di Milano, Antonio Hecker (1924 - 1929) e Giulio Ferreri (1930 - 1937)

Per completare questa nostra ricognizione a volo d’uccello, resta da dire che tra il 1900 e il 1920 si registra un forte incremento nel costo della vita e di conseguenza anche della retta dei convittori. Nel corso della prima guerra mondiale nell’Istituto sono accolti sordomuti profughi o figli di richiamati e caduti mentre con il Fascismo e la riforma Gentile del 31 dicembre 1923, inizia un lento ma progressivo processo di unificazione con l’Istituto Prinotti, promosso fin dal 1926 dalla Prefettura di Torino. I due Istituti proseguono nelle loro attività, parallele ma con forme di collaborazione, come le lotterie, e con vicendevoli inviti al tradizionale saggio di fine anno scolastico.

Una nuova iniziativa della prefettura nel 1940 vorrebbe unificare gli istituti con la suddivisione degli allievi per sesso, i maschi in via Assarotti e le femmine al Prinotti. L’Istituto, inizialmente è restio alla cessione delle ragazze e quando, nel maggio 1943, è raggiunto un accordo per concretizzare una scuola maschile ed una femminile, a causa della grave situazione creata dai bombardamenti alleati questa riorganizzazione deve essere bloccata.

Fin dal dicembre del 1942, le gravi lesioni provocate dalle bombe ai locali dell’Istituto hanno impedito la regolare attività didattica, gli studenti devono essere rimandati alle loro famiglie. Nella ricerca di una struttura che permetta di riprendere l’anno scolastico, è offerta a titolo gratuito una villa a San Maurizio Monferrato, frazione di Conzano (Alessandria). Qui le lezioni riprendono, dopo il trasferimento avvenuto il 13 marzo 1943, protratte fino al 15 agosto, ma con pochi allievi, soltanto una ventina nel 1944 a causa del trasferimento problematico e pericoloso. Questo fatto rende indispensabile un intervento sull’edificio di via Assarotti per renderlo almeno in parte praticabile, in modo che, dal 1945, è qui possibile fornire un servizio ridotto per integrare quello di Conzano.

Dopo la fine della guerra, l’attività riprende nella sede di via Assarotti che si rivela presto inadeguata dopo la concretizzazione nel 1957 dei progetti di suddivisione dei sordomuti per sesso con l’Istituto Prinotti. In via Assarotti si concentrano i maschi e su Facebook, abbiamo trovato questo ricordo di quel periodo: «… frequentando l’oratorio della parrocchia Santa Barbara di fronte, sovente venivamo accompagnati ad assistere alle rappresentazioni teatrali dei fanciulli e giovani sordomuti lì ospitati che, con infinita pazienza ed amore, venivano istruiti ed aiutati ad esprimersi, seppure con voce gutturale e lenta ma comunque tale da poter addirittura riuscire a sostenere brevi recite coadiuvate dalla lingua dei segni».

Nell’edificio di via Assarotti, l’istituto rimane fino al 1965 quando, dopo la vendita al Comune di Torino, con il ricavato è costruita una più ampia struttura a Pianezza, sul modello dei campus americani, con biblioteca, palestra, aule, teatro e un ampio parco.

Il Regio Istituto di Torino è ancora oggi attivo a Pianezza come Istituto dei Sordi di Torino (www.istitutosorditorino.org).

 

Instituti di beneficenza a Torino: relazione di Defendente Sacchi, Bollettino di notizie statistiche ed economiche d’invenzioni e scoperte italiane e straniere, fascicolo di aprile, Milano, 1835, p. 122.

Giuseppe Torricella, Torino e le sue vie, Torino, 1868.

Maria Cristina Morandini, L’istruzione dei sordomuti a Torino nell’Ottocento, in Roberto Sani, L’educazione dei sordomuti nell’Italia dell’800, SEI, Torino, 2008.

Maria Cristina Morandini, La conquista della parola. L’istruzione dei sordomuti a Torino tra Otto e Novecento, SEI, Torino, 2010.

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Articolo pubblicato il 31/01/2019