R. Scuola Normale poi R. Istituto per i sordomuti (1861) - prima parte

Si conclude la rievocazione di personaggi e strutture dedicate all'educazione dei sordomuti a Torino

Nell’impossibilità di una minuziosa descrizione delle vicende della Scuola di don Francesco Bracco, che prenderà nel 1861 il nome di R. Istituto per i sordomuti, ne prendiamo in considerazione alcuni personaggi e momenti più significativi sulla scorta dei due recenti volumi di Maria Cristina Morandini, ottimi per eventuali approfondimenti.

In primo luogo ricordiamo il sordomuto collaboratore di don Bracco, Paolo Basso (Genova, 1805 – Torino, 1879) giunto a Torino come istitutore del figlio del cavalier Francesco Gonella. Attivo nella scuola aperta dal Cottolengo il 1° settembre 1834 a Valdocco, Basso la lascia per divergenze e dal 13 giugno 1840 entra alla Scuola Normale dove è assunto definitivamente nell’anno successivo. Ha il compito di far esercitare nel linguaggio mimico gli aspiranti maestri e svolge diversi altri incarichi, anche come maestro, fino al gennaio del 1874. Basso muore nella Piccola Casa, il 26 gennaio 1879, e lascia una rendita annuale di 50 lire a beneficio dei sordomuti poveri che frequentano il Regio Istituto come allievi esterni.

La scuola di don Bracco ha il suo assetto amministrativo nel settembre del 1838. Una commissione di cinque persone nominate dal re su proposta del ministro dell’interno si occupa della gestione economica, dell’ammissione di sordomuti e di futuri istitutori, della nomina del personale, delle convenzioni con artigiani per l’avviamento al lavoro.

La direzione degli studi spetta al rettore che valuta le capacità e i progressi compiuti e giudica la condotta attribuendo grande importanza alla preghiera quotidiana e alle pratiche religiose.

È previsto l’uso del linguaggio mimico ma non è esclusa la possibilità di introdurre in futuro la parola articolata.

La presenza dei sordomuti è funzionale alla preparazione degli allievi maestri. Così, nel 1840, si decide di ammettere soltanto maschi. Ci sono poi iniziative a favore dei sordomuti esterni di Torino ai quali don Bracco, nei giorni festivi, insegna la religione, con presenze talora superiori a quelle dei convittori. Il 6 febbraio 1843 si attiva una vera e propria scuola aperta agli esterni, dapprima destinata ai soli maschi e poi anche alle femmine, con lezioni di cultura anche non religiosa impartite da Paolo Basso.

La formazione di insegnanti dà risultati modesti e si prospetta l’idea, non realizzata, di trasformare la scuola in un ampio convitto dove accogliere ragazzi sordomuti da tutto il Piemonte. Nel 1852 si riammettono le femmine e, dal 1855, aumenta notevolmente il numero dei convittori, che raggiunge la sessantina negli anni ’60.

Inizia a farsi sentire la necessità di una sede adeguata definitiva per la scuola, ancora collocata in inadeguati alloggi privati presi in affitto. Dopo la prima sede in Borgo Po, dall’ottobre 1838 all’aprile 1844 la scuola si è spostata in via Belvedere (oggi via Fratelli Calandra) in Borgo Nuovo, poi in una casa presso il Valentino, dal maggio 1844 al marzo 1853, e infine in locali nel Borgo San Salvario, dall’aprile 1853 al giugno 1861.

In quell’anno, finalmente, ha la sua sede in via Assarotti, realizzata grazie al generoso lascito della contessa Ottavia Borghese Masino di Mombello che alla sua morte, nel 1855, lascia l’istituto suo unico erede con metà del patrimonio (70.000 lire circa) destinata all’acquisto o alla costruzione di un edificio che possa a ospitare il maggior numero possibile di sordomuti.

Il ministero dell’interno, il 1° febbraio 1856, richiede un terreno demaniale gratuito o a condizioni agevolate. Dopo lunghe trattative, si ottiene un’area nei pressi della Cittadella, concessa in cambio di quattro posti gratuiti perpetui a disposizione del governo che li distribuirà a turno fra tutte le province italiane.

L’architetto Angelo Marchini presta la sua opera gratuitamente e la costruzione del fabbricato richiede tre anni di lavoro. Sorge sul prolungamento della via dei Quartieri che, nel 1860, il Municipio intitola a Ottavio Assarotti.

I lavori terminano nel novembre del 1861, con l’inaugurazione della cappella, alla presenza del vescovo di Pinerolo, monsignor Renaldi, di autorità locali e componenti della famiglia reale.

Nello stesso tempo si pensa sempre di più alla educazione dei sordomuti rispetto alla formazione di maestri, adeguandosi al metodo classico adottato da altri istituti italiani.

Dal 1855 gli allievi danno un saggio pubblico nel mese di giugno, nella cappella dell’Istituto, che diventa una vissuta tradizione. Il programma di studi, ancora basato sul metodo mimico, vede nel 1863 l’inserimento della ginnastica che può anche favorire la possibilità di articolare parole.

Nel 1861 la commissione amministratrice proclama il nuovo corso quando fa collocare la targa esterna “R. Istituto dei sordomuti” che non è l’intitolazione ufficiale ma appare più rispondente alla realtà. Questa scelta è ufficializzata nel 1866 con un nuovo regolamento che riconosce come vero e unico obiettivo l’istruzione e l’educazione religiosa e civile si sordomuti maschi e femmine.

Dal 1870 inizia una progressiva adozione del metodo della parola articolata attraverso la lettura labiale, scelta che diviene definitiva nel 1880, a imitazione di Milano, visto come modello di riferimento. Questa scelta, non da tutti condivisa, solleva ostilità e dissensi, in particolare dopo la nomina a rettore, nel 1878, di don Lino Lazzeri (Fivizzano, Massa Carrara, 1848 – Torino, 1894) già istitutore dei sordomuti a Siena dal 1870, nella qualificata scuola del padre scolopio Tommaso Pendola.

Convinto sostenitore di questo metodo che, a suo avviso, «la scienza suggerisce, la civiltà esige, l’umanità impone», l’inflessibile Don Lazzeri non esita nemmeno davanti a discussioni e a ricadute talora dolorose per allievi e insegnanti. Non esita nemmeno a penalizzare i sordomuti adulti, ai quali viene impedito l’accesso alla cappella dell’istituto perché conversavano fra loro a gesti e potevano così disorientare i nuovi allievi, istruiti soltanto con la parola articolata.   

L’aspetto più discutibile dell’azione di don Lazzeri è il suo contrasto con don Lorenzo Prinotti (Racconigi, 1834 – Torino, 1899) che nel Regio Istituto dei sordomuti, nel corso di più di vent’anni, è stato maestro, poi vice direttore e tesoriere. In conseguenza dei suoi difficili rapporti con don Lazzeri, Prinotti si dimette, nel 1880, e dall’anno successivo inizia la sua opera con la fondazione dell’Educatorio per le sordomute povere che proseguirà con notevole impegno, anche a favore dei maschi, con la creazione di una istituzione che va ad aggiungersi all’Istituto e alla scuola del Cottolengo.

I diversi metodi adottati nel tempo presso il Regio Istituto sono resi noti alla cittadinanza torinese con i tradizionali saggi pubblici del mese di giugno. 

(Fine della prima parte - continua)

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Articolo pubblicato il 30/01/2019