La Siberia a Torino

Nei pressi della Cittadella, sostituita dalla piazza Venezia, oggi ospita le Scuole Margherita di Savoia e Principessa Letizia, il vecchio palazzo dei telefoni e le vie Meucci e Davide Bertolotti

Oltre al Polo Nord (nella zona di Piazza Marmolada), a Torino è esistita anche la Siberia.

Evocata anche come «località ove si spediscono i seccatori», secondo Alberto Viriglio, dal modo di dire “Ma va ‘n Siberia!”, la parola “Siberia” richiamava alla mente, già al tempo degli zar, un luogo metafisico dalla triste fama di durissima reclusione, alimentata anche dalla letteratura popolare, dal teatro e dagli spettacoli di marionette.

È quindi comprensibile che la definizione di Siberia fosse attribuita a una zona degradata di Torino. Degradata fin verso il 1860, perché oggi è la zona residenziale compresa tra il corso Galileo Ferraris e la via Confienza, in buona parte occupata dalle Scuole Margherita di Savoia e Principessa Letizia, dal vecchio palazzo dei telefoni e dalle vie Meucci e Davide Bertolotti.

Questa area, prospicente alla Cittadella, è destinata dal Consiglio Comunale, l’11 marzo 1862, al mercato dei combustibili, legna da ardere e carbone.  Sorge così dal 1867 la piazza dei Combustibili, ribattezzata piazza Venezia nel 1869, e scomparsa nel primo decennio del ‘900, con la costruzione degli edifici prima elencati.

Scrive Viriglio, nel 1917:

Ove al presente è la piazza Venezia stavano, ancora nel 1860, le catapecchie costituenti la Siberia di lurida memoria, e là presso un vasto prato detto Pra del Marghé (lattivendolo) appartenente a certo Rostagno, assai popolare in quell’ epoca siccome proprietario pure di uno strupo [gregge, N.d.A.] di leggiadre asinelle (tòte Rostagn) spedite in giro con tanto di sonagliera a consolare di tepido latte appena munto i Torinesi ammalati di petto.

La Siberia torinese ci è stata così tramandata dal libro di Alberto Viriglio, Voci e Cose del Vecchio Piemonte (Lattes, Torino, 1917) e dalla incisione di Pedrini che la illustra, evocando effettivamente un inaspettato panorama torinese di izbe russe.

Qualche frequentatore di pagine FB dedicate a Torino ne rimpiangerà l’abbattimento?

 

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Articolo pubblicato il 28/01/2019