Torino. Il Centro Pannunzio ricorda Giuseppe Saragat.

“Il Socialista che scelse l’Occidente”.

In un Paese che dimentica e poco ricorda, ci rammarichiamo che a Saragat non sono tributati i riconoscimenti che il suo coraggio e la sua visione meriterebbero.

Nei mesi scorsi, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in una cerimonia al Senato, ha commemorato il Presidente Saragat a trent’anni dalla sua scomparsa.

A Torino, sua città natale  l’anelito alla libertà ed alla democrazia del torinese Saragat, antico amico di Mario Pannunzio, trovano ospitalità proprio al centro Pannunzio, che si richiama a questi perenni valori.

Lunedì 21 Gennaio alle ore 18, nella sede via Maria Vittoria, Danilo De Masi, presidente della Fondazione Giuseppe Saragat di Roma,

Enrico Morbelli, presidente dell’associazione Piemontesi a Roma,

Pier Franco Quaglieni, Piero Craveri, Valter Vecelio ricorderanno Giuseppe Saragat. Coordinerà Salvatore VULLO.

Il merito indiscusso di questo leader politico  risale alla scissione di Palazzo Barberini ed alla scelta di campo  che ha portato l’Italia nel novero delle grandi democrazie dell’occidente, con le elezioni politiche del 18 aprile 1948, salvandola dalla triste sorte toccata ad altri Paesi europei caduti sotto la dominazione ferrea e sanguinaria dell’impero stalinista e comunista.

Giuseppe Saragat nasce a Torino il 19 settembre 1898. Dopo aver partecipato come volontario alla prima guerra mondiale, si laurea e si iscrive nel 1922 al Partito Socialista unitario, avviandosi ad un impegno politico su posizioni antifasciste.

Costretto ad espatriare si trasferisce prima a Vienna e poi a Parigi. Rientrato in

Italia, subito dopo la caduta del fascismo, viene arrestato e imprigionato insieme ad altri antifascisti. Riesce ad evadere dal carcere.

Il 25 Giugno 1946 è eletto Presidente dell'Assemblea costituente.

Nel Gennaio del 1947 a Palazzo Barberini fonda un nuovo partito che diventerà il Partito socialista democratico italiano (PSDI).

Deputato nel collegio di Torino in tutte le legislature, nel 1964 viene eletto Presidente della Repubblica.

Nel suo settennato si dedica particolarmente al consolidamento delle istituzioni democratiche del Paese.

Si spegne a Roma l'11 Giugno 1988.

Non possiamo sottacere i ricordi giovanili e personali che conserviamo di questo statista  dall’aspetto severo e autorevole, nato sul finire del secolo precedente al nostro, esule di un regime già sepolto e combattente di una lotta di resistenza che già appariva lontana ed era sui libri di storia. Per i  giovani ha rappresentato non il passato, ma il futuro.

Atlantista ed europeista convinto, incarnava la speranza di una democrazia e di uno stato sul modello dei paesi nord europei, soprattutto scandinavi. Una democrazia che garantiva al massimo l’esercizio delle libertà e fra queste, in primo luogo, la libertà dal bisogno.

Questo modello di società era il fine dell’azione politica di Giuseppe Saragat: la società del benessere, che attenuava le distanze fra le classi sociali, garantendo alle donne e agli uomini tutti la medesima dignità di cittadini.
 

E’ l’uomo che leggeva Goethe nella lingua originale e non mancava mai di inserire citazioni dei classici nei suoi discorsi. Dimostrava una straordinaria capacità di essere vicino alla gente declinando la società del benessere con parole semplici: case, scuole, ospedali, prendersi cura degli anziani e dei bambini.

Ma anche parole come Democrazia, Libertà, Giustizia (inscindibili fra loro), che hanno caratterizzato e accompagnato le grandi scelte di Saragat, dalla lotta al Fascismo al legame indissolubile con le grandi democrazie dell’occidente, suonavano non retoriche e drammaticamente attuali e significative in un mondo attraversato dalla cortina di ferro e in un’Italia nella quale la ricostruzione produceva grandi ricchezze non equamente divise.

Le grandi scelte di Saragat sono il suo grande merito, quelle che gli garantiscono un posto nella storia a dispetto del linciaggio di cui fu vittima per decenni e della damnatio memoriae con cui ancora oggi lo si vorrebbe tenere nell’oblio. “Perché – ebbe a dire Marco Pannella subito dopo la morte del fondatore della socialdemocrazia italiana – chiunque a sinistra abbia avuto ragione per la libertà, la democrazia, la Repubblica al livello della storia, è stato linciato in vita”.

Anche quando divenne Presidente della Repubblica ci fu chi tentò di denigrarlo pretestuosamente, facendosi cieco e sordo per non riconoscere il grande ruolo svolto in questo magistero da Saragat per fare sentire ai cittadini tutta la forza dello Stato in una Italia percorsa da grandi fremiti sociali e già alle prese con l’attacco cruento portato dagli opposti estremismi. Una denuncia, quella degli opposti estremismi, che gli attirò ancora una volta accuse da parte di chi già lo aveva accusato di tradimento per le scelte giuste e coraggiose compiute con la scissione socialista del 1947.

Per la presidenza Saragat, basti quanto scrisse Indro Montanelli, uomo certo non privo di severità nei suoi giudizi. “fu un capo di Stato esemplare per equilibrio, correttezza e pulizia. Saragat è morto povero o quasi: l’unico beneficio tratto dalla sua più che quarantennale milizia politica fu una casa con giardino nei quartieri alti di Roma”.

C’è infine un altro aspetto di Saragat (oltre al Saragat leader socialdemocratico e Presidente della Repubblica) di cui a torto poco si parla e che oggi si rivela di grande attualità: la grandissima importanza sempre attribuita alle radici cristiane. Saragat era in questo completamente d’accordo con Croce del “Perché non possiamo non dirci cristiani” e crediamo sia stato uno dei pochissimi leader, se non l’unico, della sinistra italiana a fare questa ammissione. La sua visione della libertà discende da lì, come del resto da lì discende tutta la visione della libertà dell’occidente.

 

L’incontro del 21 Gennaio sarà ancor più pertinente ed in questo, ogni cultore della Libertà e della Democrazia non può che essere grato a Pier Franco Quaglieni ed al Pannunzio, quale fucina che si ostina a ribadire e divulgare la perennità dei veri Valori per fronteggiare  sfide odierne che mai avremo pensato di dover incontrare.

Dovremo impegnarci a  superarle, seguendo l’esempio della fiducia che proprio Saragat ci ha insegnato ad avere nelle risorse della Democrazia.

 

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Articolo pubblicato il 18/01/2019