Giovanni Battista Scagliotti e la Scuola per i Sordo-Muti (prima parte)

«La sua lunga vita si riassume in brevi parole: fu grandemente benemerito e grandemente sventurato; i sordo-muti ed i ciechi stettero sempre in cima ai suoi pensieri; li educò finch’ebbe forze, li amò finch’ebbe vita. Che lo rimeriti l’onoranza dei posteri» (Pietro Galloni, 1873)

Giovanni Battista Scagliotti, nato a Varallo il 30 settembre 1772 da famiglia non ricca ma stimata, studia a Torino e poi a Trieste dal 1795 per due anni, poi si trasferisce a Vienna: ha scoperto l’infelice condizione dei sordomuti e anche quella dei ciechi. Commosso, vuole essere loro utile e ha saputo che a Vienna vi sono le scuole di May e Klein che insegnano come istruire queste persone impiegando per i sordomuti sia il linguaggio mimico che la parola articolata (modello misto di May).

Recatosi a Vienna, Scagliotti le frequenta dal 1797, impara in pochi anni e addirittura migliora le tecniche in uso, come emerge dal suo libro “Prospetto d’un nuovo più facil metodo d’insegnare la lingua italiana” con le relative “Nozioni grammaticali” (Vienna, 1809).

Scagliotti resta a Vienna per undici anni, fino al 1810, poi torna in Italia, a Milano, capitale del Regno d’Italia napoleonico dove apre una scuola privata con risultati tanto buoni che, con l’approvazione dell’autorità e degli intellettuali milanesi, si prospetta l’idea di renderla statale. Scagliotti progetta addirittura di raccogliere in due stabilimenti tutti i sordomuti e i ciechi del Regno per istruirli ma, dopo due anni, le sue speranze crollano quando nel 1814 il Regno d’Italia cessa di esistere con la sconfitta e l’abdicazione di Napoleone. Ha intanto acquisito fama anche per il libro “Collezione di tavole rappresentanti animali, vegetali, minerali, e altri oggetti d’antichità, d’arti e di scienze”.

Scagliotti viene invitato, con lusinghiere promesse, in vari stati italiani per fondare scuole ma preferisce recarsi a Torino conscio che il Piemonte non ha nessun istituto per ciechi e sordomuti. Nel gennaio del 1816 Scagliotti dà un primo saggio pubblico presentando una ragazza sordomuta di 15 anni che grazie ai suoi insegnamenti è in grado di leggere testi scritti e stampati. Invia una lettera alle autorità cittadine per coinvolgerle nell’apertura di una scuola per ciechi e sordomuti sottolineandone non solo l’utilità ma anche il prestigio che ne sarebbe derivato per Torino, finalmente posta al livello delle altre più importanti capitali europee.

Un progetto in questo senso è elaborato dal marchese Cesare Taparelli d’Azeglio, decurione della città, approvato nell’agosto del 1816, con lo stanziamento di lire 1.000 annue per cinque anni, ma inspiegabilmente l’iniziativa non prende avvio.

In questo periodo il Nostro, mentre insegna all’Accademia Militare, raccoglie e istruisce una scolaresca di sordomuti e ciechi poveri, ricoverati nell’Ospedale di Carità. Collaborano con lui la moglie, Carolina Fucker, molto preparata, e una esperta allieva.

Nel 1819 Scagliotti presenta un nuovo progetto per un regio istituto destinato ai sordomuti. Il 15 novembre 1819, vi è l’inaugurazione, con la partecipazione dei due sindaci di Torino e di altre autorità cittadine che possono constatare i progressi raggiunti dagli allievi, notevoli anche in considerazione del fatto che frequentano la scuola da poco tempo. L’amministrazione civica decide così di pagare l’educazione di un ragazzo povero e il re assegna 1.000 lire annue sulla cassa dell’Università con decreto del 10 ottobre 1820.

Questa scuola, che ha sede provvisoria in via San Carlo (oggi via Alfieri), rappresenta una vera novità e diviene subito oggetto di grande curiosità.

Ha però ancora il tono minore di una iniziativa privata senza i caratteri di scuola normale, non rientra nella assistenza pubblica e ha difficoltà di finanziamento vista la precarietà delle sovvenzioni.

Scagliotti viene incoraggiato nei suoi progetti dal conte Prospero Balbo, primo segretario di Stato per l’Interno e Capo del Magistrato della Riforma (Università) deciso ad istituire un vero e proprio istituto. Si verificano purtroppo i moti del 1821 e tutti questi progetti vengono accantonati.

Al conte Balbo succede il conte Gaspard-Jerôme Roget de Cholex, disposto a concretizzare le idee circa la scuola del predecessore, ma che richiede un rapporto preventivo della Regia Accademia delle Scienze sui metodi di insegnamento di Scagliotti. Dopo una ispezione del 13 agosto del 1822, i tre componenti della Commissione dell’Accademia, il 17 settembre 1822, presentano un rapporto nettamente favorevole.

A Torino Scagliotti ha dei nemici. In primo luogo i sostenitori del collegio dei sordomuti di Genova, i quali temono che la scuola da loro protetta possa risentirne negativamente qualora Scagliotti diventasse direttore di una importante istituzione torinese.

Scagliotti può contrapporre non solo l’approvazione della Accademia delle Scienze torinese ma importanti riconoscimenti esteri: inventa un congegno per insegnare meglio ai ciechi le operazioni dell’aritmetica, molto lodato dall’Accademia delle Scienze (1827) e compone tavole sinottiche lodate dal barone Joseph-Marie De Gérando, considerato un grande esperto come Presidente della Commissione direttiva dell’Istituto dei sordo muti di Parigi (1829).

Scagliotti è quindi positivamente considerato dagli studiosi europei che si occupano dell’educazione dei sordomuti e dei ciechi ma, come scrive Goffredo Casalis (1851) «… venne … tratto ad un’altra più grave guerra da un partito potentissimo in allora, in seguito ad una visita di più ore fatta al suo instituto da due gesuiti, il P. Grassi, ed il P. Roothaan».

I due sacerdoti lo interrogano sui suoi metodi di insegnamento, esaminano i suoi libri di testo: «Minutamente investigata ogni cosa se ne partirono, - sempre secondo Casalis -  conservando sempre un’aria profondamente misteriosa, il qual sintomo nei gesuiti indicava quasi sempre la volontà di compiere qualche disegno a danno degli instituti che non fossero opera loro».

Dopo questa misteriosa visita, Scagliotti conscio degli ostacoli che stanno per sopraggiungere, pensa di accettare la proposta del ministro americano Woodbridge che gli ha offerto la direzione degli studi nell’Istituto di Hortford nel Connecticut. Per evitare che accetti la splendida offerta, Roget de Cholex, responsabile del ministero dell’interno, gli consiglia di far stampare il suo libro “Cenni istorici sulle istituzioni de’ sordi-muti e de’ ciechi” e di offrirne una copia al re Carlo Felice supplicandolo di voler sostenere con generosità la sua scuola. Scagliotti segue il consiglio, consegna al re Carlo Felice il suo libro, pubblicato nel 1823. Lo fa con tanto garbo da ottenere la piena soddisfazione del re che la dimostra con un suo R. Biglietto, sottoscritto a Stupinigi il 10 ottobre 1823, dove gli vieta di espatriare dicendosi contento di avere in lui e in sua moglie i due soggetti più adatti per istituire a Torino un perfetto istituto per i sordomuti. Per dare un segno del suo gradimento per le cure ai ciechi e ai sordomuti, il re aumenta di 500 lire lo stanziamento all’Università di 1.000 lire del 1820 e prende in considerazione la richiesta di un locale per collocare la scuola.

Così Roget inizia la ricerca del sito preoccupandosi anche che disponga di un piccolo terreno coltivabile. Ma Roget muore il 24 luglio 1828, prima che le pratiche siano attuate e si intraprendano i lavori per la creazione dell’istituto. Il suo successore, conte Bernardo Falquet, non ne fa nulla. Secondo Casalis, i gesuiti conoscono bene «la ferrea volontà» del re Carlo Felice così non osano «tentare di smuoverlo da una sì magnanima intenzione, ma coi loro fini artifizii seppero incagliarne l’eseguimento presso i dicasteri in modo, che la sovrana decisione non ottenne mai il suo effetto».

La storica Maria Cristina Morandini sottolinea che, sul finire del 1828, i rapporti tra Scagliotti e le autorità municipali iniziano a deteriorarsi. Non gli viene rinnovato il sussidio che scade nel 1829 e il Sindaco scrive al ministro dell’Interno per accusare con toni aspri Scagliotti di incapacità gestionale, organizzativa e persino didattica, in contrapposizione al buon funzionamento dell’Istituto di Genova.

Anche il nuovo ministro dell’Interno, Falquet, a differenza dei precedenti, è poco disponibile alle istanze di Scagliotti, quando chiede un aumento della quota universitaria e la concessione del titolo regio, perché ritiene la sua scuola avviata a un declino fallimentare mentre l’istituto di Genova va benissimo e pare sufficiente per il Regno.

Fine della prima parte - Continua

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Articolo pubblicato il 23/01/2019