Cronaca della situazione francese.
In riferimento ai sommovimenti sociali che stanno animando
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Introduzione
Dopo le elezioni presidenziali del 2017, in Francia si è tentato d’intraprendere alcune riforme strutturali, conformemente al programma elettorale del candidato Emmanuel Macron: Diritto fiscale (trasformazione dell’ISF in IFI), norme in materia di lavoro precario, soppressione delle imposte sociali (sostituite dalla CSG, così da rafforzare la competitività delle imprese sui mercati internazionali), riforma dello Statuto della SNFC (in cambio dell’assorbimento del suo deficit), etc…
Queste riforme scontano il fatto di essere mai state approcciate durante i trent’anni precedenti, aspetto che ha inquietato una vasta parte dell’opinione pubblica.
Dai singoli non è stato avvertito alcun sensibile miglioramento delle proprie condizioni di vita, forse anche in virtù del lasso temporale di cui le riforme necessitano prima che possano produrre effetti positivi sulla situazione economica.
Questo stallo non risulta certamente indolore, e non può instillare fiducia nel futuro sino a quando l’evidenza della ripresa non comincia a riscontrarsi fra la gente.
Risultato? Le imprese hanno mietuto qualche dato positivo, mentre la classe lavoratrice più modesta non ha percepito benefici, e i pensionati hanno ricevuto un’ennesima bastonata, vedendo rimodulare al ribasso i propri assegni per via di una nuova tassa, calata senza contropartita.
Da qui la rabbia che ha dilagato tra i Francesi durante l’ultima parte dell’anno.
La miccia della protesta
In seno a questo scenario così complesso, l’annuncio di nuove gabelle a sostegno dell’Ecologia (nello specifico, l’aumento del prezzo dei carburanti con la parità di costo fra benzina e diesel) ha determinato un vero e proprio shock, poiché in Francia gli stessi Politici avevano caldeggiato alle case automobilistiche la fabbricazione di veicoli diesel. I cittadini meno abbienti – ovvero i possessori di modelli datati di auto, consumatori d’ingenti quantitativi di carburante e talvolta obbligati a percorrere lunghi tragitti per lavoro, ragioni amministrative o motivi di salute – sono stati colti da ansia e panico. Merita inoltre sottolineare come, nelle zone periferiche, le spese per i trasporti siano maggiori di quelle che interessano le grandi città, servite da più capillari reti di trasporto pubblico.
Secondo le informazioni raccolte, la prima manifestazione contro queste ulteriori fuoriuscite di denaro sarebbe stata organizzata tramite la rete francese di Facebook, e i timori di future tassazioni anche sugli acquisti on-line via Amazon avrebbero, probabilmente, concorso allo sviluppo degli accadimenti.
Continua…
(Immagine in copertina tratta da Il Tempo)
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Articolo pubblicato il 10/01/2019