Cremona - Una mostra per raccontare con coraggio l’arte del regime

Sessanta opere individuate di cui trenta esposte su 390 che parteciparono al Premio Cremona 1939-1941 le rimanenti tele disperse o distrutte

“La mostra sul Premio Cremona non è solo una mostra. E’ molto di più. Innanzitutto è un progetto di riscoperta della nostra storia, anche quella più terribile e difficile”.

Sono le parole che il sindaco di Cremona Gianluca Galimberti ha affidato al catalogo della mostra: “IL REGIME DELL’ARTE Premio Cremona 1939-1941” allestita al Museo Civico Ala Ponzone di Cremona  fino al 24 febbraio 2019, curata da Vittorio Sgarbi  e Rodolfo Bona. Per la prima volta vengono presentate solo  una trentina di opere  sulle 390 realizzate che parteciparono al concorso.

Professor Vittorio Sgarbi:

”Si tratta del primo tentativo assoluto di riabilitare l’arte di quel periodo. Non ha senso nascondere, bisogna raccontare con spirito di verità”.

L’esposizione raccoglie le opere realizzate per le tre edizioni del Premio con i temi imposti da Mussolini, quelle del 1939 “Ascoltazione alla radio di un discorso del Duce”, 1940 “La battaglia del grano” dove vinse Pietro Gaudenzi  con l’opera “il grano”, la tematica da svolgere nell’edizione  del 1941 era  “La gioventù italiana del Littorio”.

Gli artisti che partecipavano dovevano lavorare su quadri di grandi dimensioni minimo cinque metri, i soggetti dovevano essere centrati sulla  propaganda del regime, lo scopo era quello di educare il popolo  e illustrare in modo chiaro didascalico la grandezza del Duce .

Per la prima volta vengono radunate nel museo opere dei numerosi autori che parteciparono al Premio Cremona tra cui Mario Biazzi,  con il dipinto “l’Ascoltazione del discorso del duce alla radio”, Giuseppe Moroni, Biagio Mercadante, Gian Giacomo Dal Forno, Pietro Gaudenzi, Donato Frisia:”Discorso della proclamazione dell’Impero ascoltato dalla famiglia alla radio”, Luciano Ricchetti, Evaristo Zambelli, Mario Beltrami.

I componenti della commissione giudicante furono chiamati nomi ad alto livello  come Ugo Ojetti, Felice Carena, Anselmo Bucci, Giulio Carlo Argan.

 Scrive Professor Rodolfo Bona: “Dopo la caduta del regime, i dipinti sono stati spesso distrutti o tagliati, per essere agevolmente venduti. Molti sono andati dispersi oppure sono stati collocati nei magazzini  dei musei o assegnati a uffici periferici di enti pubblici. I dipinti  di proprietà privata sono stati segretamente custoditi dai collezionisti o immessi sul mercato con titoli diversi, ovviamente quando il soggetto lo consentiva. I pittori tendevano spesso a negare la propria partecipazione alla manifestazione, a nascondere le opere, a tagliarle o a modificarle, quando il soggetto lo rendeva consigliabile, cancellandone le connotazioni politiche”.

Quelli rimasti e individuati  con pazienza con un assoluto rigore  dai due curatori della mostra Vittorio Sgarbi e Rodolfo Bona sono un sessantina  di questi alcuni in condizioni disastrose, altre ben conservate che parteciparono tra il 1939 e il 1941, alle tre edizioni del Premio Cremona, voluto dal gerarca cremonese Roberto Farinacci, il premio si svolse in concomitanza con il premio Bergamo, organizzato dal ministro dell’Educazione Nazionale  Giuseppe Bottai.

La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Contemplazioni  ( pp.326 fotografie bianco e nero e colori) curato da Vittorio Sgarbi, Rodolfo Bona e Sara Pallavicini, con testi di Vittorio Sgarbi, Giordano Bruno Guerri, Cornelia Regin, Maria Luisa Betri, Rodolfo Bona, Tiziana Cordani, Sara Fontana e Annamaria Maria.  

Arte di propaganda, con la caduta del fascismo è stata dimenticata, ignorata, criticata, in non pochi casi distrutta. L’obbiettivo della mostra non è certamente quello di esaltare i valori che la retorica fascista ha inteso attribuire a questa pittura, bensì quello di  coglierne le implicazioni artistiche, cercando di comprendere le ragioni degli artisti, i motivi delle loro adesioni all’ideologia di regime, delle molte illusioni e delle significative disillusioni, quindi i dipinti  vengono esposti senza retorica nostalgica o apologetici. 

Dalla caduta del fascismo, il Premio Cremona è stato considerato espressione- continua il curatore Bona - di una cultura reazionaria e negarlo, oltre che sbagliato, non aiuterebbero a capire i motivi che hanno condotto all’ideazione di questa manifestazione, indagata con ritardo dalla storiografia artistica, che ne hanno spesso sottovalutato o addirittura ignorato la complessità, senza mai giungere a una sua trattazione sistematica e approfondita.

Tanti italiani avevano creduto soprattutto i più giovani, cresciuti ed educati nel pensiero unico del regime. Fra i tanti che, dopo aver preso parte alla manifestazione cremonese, scelsero di opporsi apertamente al fascismo ci fu, ad esempio, Bruno Bonci, terzo classificato nel 1939, che diverrà poi comandante della brigata partigiana “Monte Amiata” col nome di battaglia “Caravaggio” e che morirà in uno scontro con i tedeschi il 12 giugno 1944”.

La mostra di Cremona porta alla luce anche del gemellaggio avvenuto tra città lombarda e Hannover. Un gemellaggio dimenticato ripreso da Cornelia Regin nel testo del libro” Fu la presenza di braccianti stagionali di Cremona nelle campagne intorno ad Hannover che portò all’idea di stabilire un legame tra le due città.

Nella primavera del 1938 alcuni italiani si trasferirono in Germania - sulla base di un accordo tra i due paesi concluso in quello stesso anno – per lavorare come braccianti fino al termine del raccolto. Mentre in Italia non c’era sufficiente occupazione, la manodopera agricola era sempre più richiesta nella Germania Centrale e in Bassa Sassonia.

I braccianti ingaggiati nel 1938 provenivano dalla Lombardia e dal Veneto; 601 erano della provincia di Cremona e trovarono lavoro nei dintorni di Hannover. Il gemellaggio fortemente voluto da Roberto Farinacci, era quello di stringere un patto di salda amicizia tra le due città e le nazioni dell’Italia e della Germania. Il vero fiore all’occhiello del gemellaggio era la presentazione del Premio Cremona ad Hannover.

Per preparare l’esposizione il tesoriere comunale della cittadina tedesca Wilhelm Weber   trascorse diversi giorni del mese di giugno del 1938 a Cremona in compagnia con Bellomi e con il segretario generale del premio Mario Casotti dovevano stabilire quali quadri portare ad Hannover, i  tre  selezionarono 69 opere, escludendo tutte quelle che in “Germania era meglio non esporre”, opere che , pur concepite nel rispetto di chiare direttive politiche ideologiche, risultavano troppo ardite per la visione nazista dell’arte, assai ristretta se paragonata a quella italiana.

L’iniziativa cremonese consente, in modo sofisticato e imprevedibile, di ricostruire un preciso periodo storico con l’intento di riabilitare un’arte ripudiata e bistrattata, ritenuta impresentabile e indegna di attenzione, vittima di giudizio inevitabilmente condizionato da quello negativo sul fascismo.

Descrizione fotografie

Foto copertina libro:”Terzo Premio Cremona, 1941 Sala VII a destra Italica Gens di Cesare Maggi e a sinistra Primavera di A. P. Graziani (Foto Fazioli)

Foto 1 Interno mostra Museo Ala Ponzone di Cremona

Foto 2 Pietro Gaudenzi “Maternità” esecuzione 1932 circa olio su tavola 98x82 cm. di proprietà Fondazione Cavallini-Sgarbi.

Foto 3 Renato Santini “il pane” esecuzione 1937 olio su tela 195x305 cm. Viareggio Fondazione Dgro

Foto 4 Giuseppe Moroni “Colonie Fluviali” esecuzione 1939 olio su tela 146x248 cm. Cremona Museo Ala Ponzone

Foto 5 Donato Frisia  “Discorso della proclamazione dell’Impero ascoltato dalla mia famiglia” esecuzione 1939 olio su tela 128x150 cm. Dipinto di proprietà collezione della famiglia

Foto 6 Biagio Pietro Mercadante “Le vagliatrici” esecuzione  1940 circa olio su tela 160x212 cm. Il dipinto è di proprietà dell’Amministrazione Provinciale di Cremona in deposito presso la Fondazione Città di Cremona

Foto 7 Bruno Amadio”La nazione è poggiata sulla terra” esecuzione 1940 circa olio su tela 206x267 cm.  Cremona Consorzio Agrario Provinciale

La mostra è aperta dal martedì alla domenica dalle ore 10.0. Info:

musei.comune.cremona.it

 

 

 

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Articolo pubblicato il 05/12/2018