Torino. Il generale Benedetto Lauretti racconta l’Italia dei “Narcopadrini”

In un avvincente libro presentato al Centro Congressi dell’Unione Industriale

Al Centro Congressi dell’Unione Industriale di Torino si susseguono ormai da tempo alcuni eventi in programma il martedì sera, fra questi ricordiamo la presentazione del libro del Gen. Benedetto Lauretti, già Comandante dei Ros e alla guida della Scuola Allievi Carabinieri di Torino.

L’introduzione espositiva avvenuta il 27 Novembre, viene commentata dal Giornalista Max Peggio, dal Ten. Col. Paolo Palazzo e dal Giudice Marcello Maddalena.

Si tratta di un’indagine sul traffico internazionale di stupefacenti, seguita dal Generale per circa 15 anni, resa pubblica rilevandone i dettagli, l’esperienza vissuta, e di conseguenza il protagonista attira la curiosità e il fascino, poichè si trova catapultato direttamente nel giallo dell’indagine.

L’Alto Ufficiale in questione, non sguazza nel più totale nichilismo, non è inerte, egli agisce, opera, e con il supporto di molti carabinieri, cerca di trovare la soluzione.

A volte si procede non attraverso le prove, bensì partendo dagli indizi”, dichiara lo stesso Lauretti, esperto nei reparti investigativi dell’Arma, il quale ha dedicato il suo iter professionale cercando di debellare criminalità organizzata e terrorismo internazionale.

Il Giudice Maddalena contempla l’importanza della tempistica durante il prosieguo dell’indagine, uno degli elementi forza di successo, al fine di ottenere risultati.

Nel testo di Lauretti, si rileva l’uso dello strumento dell’ infiltrazione, come fondamentale per scoprire i reati. Non si trascurano però gli eccessi di prudenza, seguendo prassi regolamentari che caratterizzano il nostro sistema giudiziario, nel rispetto delle nuove rivisitazioni delle leggi in materia di privacy.

Viene quindi spontanea la domanda:

Si potranno ancora snodare facilmente quelle complessità investigative, attraverso la riduzione dell’operatività discrezionale, considerando la demolizione dei dati sensibili, inadoperabili, a cominciare dalla distruzione di conversazioni audio, di intercettazioni rese possibili dai progressi della tecnologia?

Ai pensatori la risposta….

Un’inchiesta così articolata sul narcotraffico, finora non era stata mai elaborata scrupolosamente, se non attualmente, attraverso la predilezione professionale del Generale Lauretti, raccontando la valorizzazione di ogni elemento documentativo, retrocedendo sull’osservazione degli atti remoti, poiché ogni travisamento precedente, oggi potrà essere rivalutato sotto altri aspetti, per condurre al meglio l’indagine.

L’autore amplia gli sviluppi di molte inchieste inerenti le organizzazioni criminali, eseguite tra gli anni ottanta e l’inizio del nuovo secolo. Vicende reticolate che nella loro totalità s’intersecano attraverso molteplici intrighi internazionali, illeciti di danaro che si congiungono nelle campagne elettorali non sono certo da trascurare, e lo stesso autore, ammette che dal confronto con i vari nuclei internazionali di polizia investigativa, emerge la constatazione che la polizia italiana opera molto bene.

Pertanto non deve esistere nessun complesso di inferiorità da parte delle Forze dell’Ordine del nostro paese. Si pone in risalto piuttosto, la prevalenza del coraggio, unita alla capacità investigativa.

Alla domanda del giornalista della Stampa rivolta al Ten. Col. Palazzo, se ne è valsa la pena indossare le vesti di investigatore, questo ultimo risponde positivamente, confermando l’ottimo lavoro globale con la polizia, operante a livello internazionale. Le procedure investigative hanno permesso di bloccare infami che hanno rovinato intere generazioni della nostra società, da un punto di vista personale e professionale.

Dietro questi traffici, c’è sicuramente l’interesse da parte di qualcuno a far sì che persistano lungamente nel tempo. D’altronde la storia dell’uomo si ripete, insegna e poi si dimentica.

Intorno alla droga ruota da sempre un sistema politico-economico-ideologico, non a caso lo stesso Goethe espose con mezzi poetici la tesi secondo cui l’origine dell’uomo è legata alla droga, e contro il dolore, un tormento che accomuna la specie umana, si sono affiancate industrie segrete, escogitando miracoli psico-fisici. Persino Baudelaire esaltò la bellezza del male, sprofondando nei “paradisi artificiali”.

Tra l’altro, molti studi archeologici hanno dimostrato che l’umanità ha fatto uso di droghe ancor prima di usare il metallo.

Per non parlare degli anni trenta, il cosiddetto “Pervitin” che prese il sopravvento sul popolo e sull’esercito, sotto la dittatura di Hitler, il cui principio attivo era la metanfetamina, oggi illegale, ma il cui consumo abusivo è destinato ad aumentare. Tale stupefacente noto come “crystal meth”, denominata droga ricreativa, favorisce il mercato industriale, in quanto viene osannato come un inibitore della stanchezza.

Produce sì euforia, con la convinzione di migliorare le prestazioni sul luogo di lavoro, all’università, al parlamento, in realtà ha effetti devastanti sull’organismo, provocando assuefazione sin dal primo utilizzo.

Ne deriva una corruzione morale dilagante, cosicchè i valori etici continuano a subire declini. Viene incarnato un modello socio-culturale privo di coscienza civile, e i procacciatori di vasta clientela non possono sopprimersi facilmente, perché tutto è imperniato sull’illecita economia fiorente…..

Maria Grazia Spadaro

 

Presentazione LIBRO 27-11-18

 

BENEDETTO LAURETTI

L’ITALIA DEI NARCOPADRINI

Edizioni del Capricorno 2018

 

Fotografie dell’autrice

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Articolo pubblicato il 01/12/2018