Torino - Violenza sulle donne: la storia di Angelica

Oggi ha 46 anni e testimonia il lieto fine di una brutta storia di violenza domestica

"Bambini, la mamma non ha più sopportato la violenza in questa casa e per questo ha allontanato il vostro papà. Le persone violente sono pericolose e vanno tenute distante".

Queste parole sono di Angelica, che oggi ha 46 anni, e testimoniano il lieto fine di una brutta storia di violenza domestica durata tanti anni. Troppi. 

È il 2007 e Angelica ha 35 anni. E' incinta del terzo figlio. Angelica è una donna bellissima, è alta, hai capelli che oltrepassano le spalle e i suoi occhi hanno il colore del cielo attraversato da striature verdi. Ha mani gentili e dita affusolate che possono accarezzare i tasti di un pianoforte. Angelica ha insegnato la musica prima di sposarsi. Vive con suo marito in una casetta in provincia di Torino e i due figlioletti. Lavora in una azienda. E’ una mamma speciale e ama suo marito che definisce

"L'uomo della mia vita".

Passa un giorno e poi un altro ancora. Lui cambia: ha atteggiamenti violenti, è scontroso:

"E’ successo qualche volta quando eravamo fidanzati. Era geloso e possessivo".

La casa diventa un inferno. E i bambini assistono a tutto.

"Volavano parole grosse e insulti. "Sei una fallita". "Non vali niente" “Se esci da questa casa non ti prenderà più nessuno”.

Anche le mani cominciano a volare: schiaffi, strattoni, prese forti da lasciare il segno.

“Tu senza di me morirai di fame"

diceva ed arrivano anche i calci, quanti:

"Le gambe erano viola per la rottura dei vasi sanguigni. Ho affrontato interventi e le cicatrici attraversano le mie gambe". 

Angelica dà alla luce una bambina prematura. Nulla cambia in casa:

"Eravamo isolati da tutti".

I rapporti sessuali diventano una tappa obbligata. Fino ad una sera di aprile 2014 quando Angelica si dimena da mani forti che le stringono la gola. Perde i sensi per qualche secondo, poi si riprende e fugge dalla stanza, prende il telefono e chiede aiuto a sua sorella che chiama i carabinieri.

Suona il campanello, è l’agente di cui riesce a vedere solo gli anfibi. Dopo pochi minuti arriva la sorella che la porta al pronto soccorso delle Molinette. Angelica non denuncia il marito e non chiede l’allontanamento.

Al suo fianco ci sono il dottor Patrizio Schinco, direttore del centro antiviolenza Demetra e le infermiere di presidio Dorina e Barbara, l’avvocato penalista Elena Cristaldi, l’avvocato civilista Simona Costella e la psicologa dottoressa Laura Marchese, le danno il coraggio di reagire.

Quasi allo scadere dei 90 giorni Angelica denuncia suo marito e dopo due mesi ne chiede l’allontanamento. Il procedimento penale si chiude con la sua condanna.

Dopo la Ctu, Angelica ottiene l’affido esclusivo dei bambini e la separazione da lui con colpa.

Oggi lei parla ancora con dolore della sua storia, ma è una donna rinata. Oggi Angelica stringe le mani di un nuovo amore:

"C’eravamo incontrati 30 anni fa, davanti ad un pianoforte".

 

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Articolo pubblicato il 30/11/2018