PD: Davide Gariglio
Davide Gariglio

" La mia candidatura è nata a Torino e non a Roma."

Dieci punti fra i quali spicca Torino capitale delle idee e delle persone costituiscono il programma ambizioso che il NET (Nuove Energie Torinesi) propone ai cittadini a sostegno di Davide Gariglio nella prossima tornata elettorale del 15 maggio che assegnerà la carica di Sindaco.


 Nel momento storico assai importante in cui ricorre il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia che vide anche Torino capitale, la nomina a primo cittadino assume un fascino particolare per chi vuole viverla intensamente con un’emozione altrettanto particolare.


Davide Gariglio prepara la sua campagna elettorale in una sorta di consecutio temporum politica con ieri, oggi e domani rappresentati dapprima da Valentino Castellani e Sergio Chiamparino.


 Questa è stata la prima domanda che abbiamo rivolto al candidato che domenica 27 febbraio prossimo dovrà confrontarsi nelle primarie con Piero Fassino.


 < Io credo – ha esordito Gariglio – che si stia chiudendo un ciclo importante iniziato nel 1993, diciotto anni di buon governo prima sotto Castellani che ha creato le premesse, le fondamenta della trasformazione della città su cui Chiamparino ha poi potuto costruire e portare a compimento alcune scelte come la metropolitana e la copertura del passante ferroviario.>


In merito alla metropolitana, Gariglio ha ricordato il suo impegno per la realizzazione dell’opera:


< Quando divenni consigliere della società di trasporti Satti iniziai a sollecitare a tutto il mondo della politica di tradurre in fatti ciò che per trent’anni era semplicemente oggetto di discussioni e rinvii.

Proposi la Satti come possibile interlocutore per iniziare finalmente i lavori e così nel 1998 essi ci furono affidati; una realizzazione che era nel mio cuore, un sogno che si stava materializzando nella consapevolezza che stavamo costruendo qualcosa di veramente importante per il futuro della città.>


 Quindi un segnale, abbiamo aggiunto, che indicava una svolta a favore del ricambio generazionale:


 < Credo proprio di sì e sono convinto che in Italia e non soltanto a Torino si debbano correggere alcuni mal funzionamenti, alcune differenze rispetto agli altri paesi del mondo.>


 Da qui un parallelo fra mondo del lavoro e politica con una curiosa considerazione:


< Ricordo come un giovane quarantaduenne mi disse che non riusciva a trovar lavoro in quanto veniva considerato troppo vecchio e mi venne da pensare che la situazione era veramente drammatica in quanto a quell’età si era al contrario considerati troppo giovani per fare politica. Questo succedeva qualche tempo addietro; oggi le cose sono cambiate ma solo negli altri Stati dove quell’età si diventa Capi del Governo o addirittura Capi di Stato. Noi invece restiamo prigionieri delle logiche del passato e di una classe dirigente che si perpetua anziché rinnovarsi.>


 Ma anche una legge elettorale che impedisce alla gente di scegliere il proprio rappresentante non aiuta il possibile cambiamento. In pratica, abbiamo aggiunto provocatoriamente, si tratta di privazione della libertà di proporsi:


< E’ una privazione – ha replicato – dello spazio di sovranità dei cittadini ed è un modo, per una certa classe dirigente che sostanzialmente si autoriproduce e difende se stessa, di tutelarsi e di evitare quindi la competizione.

Con questa legge io non avrei mai potuto eletto in Consiglio Regionale perché il partito era contrario alla mia candidatura così come oggi la classe dirigente nazionale del mio partito è ostile alla mia candidatura alle comunali.>


 Affermazioni dure ma vere di situazioni note soltanto agli addetti ai lavori; un attaccamento, abbiamo chiosato, morboso all’antico o meglio al vecchio:


< Non voglio essere così drastico, ma sicuramente c’è un problema nella classe politica nazionale che pretende di vedere meglio da Roma più di quanto si possa vivendo quotidianamente a Torino. Il problema è che non percepisce la realtà, non entra nei problemi.>


Quindi sarebbe meglio che gli eletti ad una qualsiasi carica appartengano al territorio dove si candidano:


 < Certamente poiché così si ha la legittimazione dell’incarico; in quei casi il rapporto con le comunità era la condizione per essere rieletti. Oggi non è così; oggi è più importante essere amico del capo nazionale del partito e dei suoi salotti. Sono assolutamente convinto che ciò sia negativo per la democrazia.>


 Abbiamo poi aperto il fronte su quei personaggi che il partito non sa più dove mettere e li indica all’elettorato, fiori appassiti con spine che non pungono più, al posto di chi potrebbe portare una ventata d’aria fresca:


< Un quadro a tinte fosche – ha replicato – per cui credo che i cittadini debbano riappropriarsi della politica, smettere di lamentarsi e mandare a casa anche a calci nel sedere tutti coloro che non sono stati in grado di rappresentare e tutelare i loro interessi. Per fare questo occorre però mettersi in gioco e prendersi la propria fetta di sovranità. Se invece consentiamo alle oligarchie dei partiti di espandersi consolidando ogni giorno di più il loro potere senza che nessuno decida di riportare a casa qualcosa che gli appartiene il paese si adagerà sempre di più.>


 Quindi la necessità di un risveglio:


<  Parlo per lo schieramento al quale appartengo; non voglio dire di ciò che sta accadendo dall’altra parte, ma è chiaro che è lo specchio del modo con cui vengono scelti i quadri dirigenti.>


 Da tutto ciò sono emersi i motivi che hanno spinto Davide Gariglio a candidarsi alla guida della Città:


< La mia candidatura è nata dall’idea di porre un freno a questa degenerazione della politica, a questo conformismo, a questo essere titubanti e timorosi di prendere posizioni che potrebbero pregiudicare il futuro della propria carriera politica e non soltanto.>


Gariglio ha anche ricordato come una situazione similare abbia portato alla sconfitta nelle regionali dello scorso anno:


< Avevamo il candidato vincente nel cassetto ed era Sergio Chiamparino. Per tatticismi ed opportunismi di partito non abbiamo portato avanti questa battaglia ed abbiamo perso. E’ ora di cambiare; non si può condurre una carriera politica basata sulle convenienze; bisogna avere il coraggio come ho avuto io che senza tessere degli iscritti al  partito e senza il suo appoggio ho raggiunto l’obiettivo.>


Le tessere: argomento spinoso che ha fatto emergere come si faccia strada in base al numero di tessere che si è in grado di fare anche a gente che non ha a cuore la sorte del partito; a tale proposito Gariglio ha citato l’esempio di una società sportiva, per l’esattezza una bocciofila, in cui il Presidente viene eletto dai soci con il risvolto negativo di chi porta gente a tesserarsi per avere i voti che servono per scalare il vertice e poter quindi esercitare il potere decisionale:


< Spesso accade che alla presidenza acceda chi, sostenuto dal suo gruppo di voto, abbia interessi totalmente diversi tesi a trasformare l’attività societaria con quella che interessa loro senza preoccuparsi minimamente della origine storica del sodalizio.>


 Infine, sollecitato sulla figura del Sindaco uscente, Gariglio ha detto:


< Sarò lapidario – ha chiuso – Chiamparino è stato un grande sindaco, ha grande talento e qualità e potrebbe anche fare il Premier ma la condizione sine qua non è che deve crederci fino in fondo, di non avere tentennamenti  e di non morire Doroteo; penso ancora che il capolavoro Chiamparino lo abbia realizzato nel 1993 quando ebbe il coraggio di dire no all’icona del Pci  che era Diego Novelli pur provenendo anch’egli dallo stesso partito. Pur apprezzandone le qualità, disse che era necessaria una svolta che portasse verso il nuovo e che consentisse di aprire alla società civile. Candidò Castellani facendo nascere la lista Alleanza per Torino che sbancò il tavolo e vinse le elezioni. Una scelta che fu molto coraggiosa, più di quella che sta facendo oggi per scegliere il suo successore.>


 Dopo aver ricordato la figura di Domenico Carpanini, colui il quale sarebbe stato il sindaco di tutti, Davide Gariglio ha affermato:


< Voglio ricordare che nel 2001 nessuno credeva che Sergio Chiamparino avesse i numeri per fare il sindaco ed invece ha dimostrato di averli e di poter insegnare a tanti come muoversi, osservare e saper ascoltare. Ricordo ancora con piacere il tempo trascorso insieme nei sopralluoghi dei cantieri della metropolitana. Ebbene, più di una volta andammo fuori a trovare la gente ed i commercianti per sapere direttamente da loro quali fossero i problemi testimoniando così la presenza delle istituzioni sul territorio.>


Con l’arrivederci al 27 febbraio, data delle primarie del PD, si è chiuso l’incontro con Davide Gariglio che come ultimo messaggio ai cittadini ha affermato:


< Penso che i torinesi sentano una grande necessità di cambiare pagina, di una svolta innovativa ma non perché la città non è stata amministrata bene ma perché dobbiamo superare la logica di un centrosinistra che si rivolge sempre alla medesime classi dirigenti, alle solite èlite  ristrette, agli stessi gruppi di potere ristretti. Noi dobbiamo essere un partito veramente popolare, interclassista ma che si propone con il dialogo con le persone nel tentativo di dare risposte: in ciò si ripone il punto principale di forza senza pregiudizi nei confronti di nessuno; dobbiamo essere un partito che parla di libertà di impresa senza essere succube di nessuno.>

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Articolo pubblicato il 09/02/2011