Il libro (digitale) che verrà

La futura rivoluzione digitale sarà un bene per editori e autori, un male per retailer e distributori

Milano si candida capitale del libro elettronico, per la presenza numerosa di editori che guardano al digitale con grande interesse (e qualcosa fanno) ma anche per le iniziative di dibattito su tutte le problematiche intorno al libro che verrà. Come il convegno "If book then", organizzato da 4ITGroup, società di comunicazione, e da Book Republic, distributore di ebook di tanti editori piccoli e grandi, di cui è fondatore Marco Ferrario, una lunga vita ai vertici di Mondatori. Un evento che ha visto la partecipazione di esperti internazionali, provenienti da paesi, come gli Stati Uniti, dove il mercato del libro digitale è già realtà. "Relatori e l'inglese come lingua ufficiale del convegno impongono agli editori nostrani di pensare al mondo".

La curiosità è tanta, visto che erano attesi 120-150 partecipanti, e ne sono arrivati 270 circa. Pieni di notazioni interessanti gli interventi, tra cui quelli esperti come Peter Brantley, direttore del BookServer Project di Internet Archive e co-fondatore della Open Book Alliance, e di Mike Shatzkin, fondatore e Ceo di The Ideal Logical Company. Quest'ultimo ha insistito sul fatto che il cambiamento avviene più rapidamente di quel che si pensava fino a un paio di anni fa, per cui farsi cogliere impreparati è alquanto rischioso, come testimonia la chiusura di tante librerie "fisiche" americane.

Per dirla tutta, chi ci perde nel passaggio dal cartaceo al digitale sono retailer e distributori, chi ci guadagna editori e autori. Visto che la remora del prezzo dei supporti è ormai un retaggio del passato (un kindle costa ormai sui 100 dollari, ma a quanto pare piace di più un oggetto multipurpose come iPad) qual è l'ostacolo principale a una diffusione significativa in Italia? "La limitata disponibilità di titoli", è la risposta di Ferrario, che a proposito snocciola un po' di numeri forniti da una ricerca di At Kearney e Book Republic:a in Gran-Bretagna ce ne sono 500 mila, in Germania 100 mila, in Franci 50 mila, in Italia appena 7000.

Ferrario fa notare come i mercati meno dinamici siano quelli in cui c'è la presenza minore (e quindi meno pressione di mercato) della triade Apple, Google, Amazon, capaci da soli di portare capitali nel settore pari all'intero fatturato del mercato del libro in Italia. Dal punto di vista tecnologico, detto dei kindle e degli iPad, è sicuro che da qui al 2015 il libro "transiterà" anche su smartphone sempre più multifunzione, mentre Brantley ha spiegato come il forum per l'editoria elettronica lavori a un nuovo standard per l'eBook, caratterizzato da funzioni video, audio e di interattività. Non sono mancati considerazioni sui prezzi, in particolare sul peso maggiore che l'Iva riveste in Italia e in Europa, l'auspicio è che venga ribassata quanto prima. Il digitale, secondo quanto ascoltato al convegno, soccorre anche la biblioteca pubblica: il futuro sta nella conservazione digitale, nello strutturarsi di vere e proprie community online, nel prestito di eBook e, perché no, di e-reader.

Fonte: IlSole24Ore.com

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Articolo pubblicato il 04/02/2011