Torino - Trentamila poveri cristi
Piazza Baldissera e dintorni (torino.repubblica.it)

Risvegliati da un profondo torpore

Sono i cittadini torinesi che si sono adunati in piazza Castello, convocati da sette ruspanti madamin che avevano organizzato l’adunata. Pochi giovani ed una grande maggioranza di anziani dall’aria per bene, che recavano  in mano cartelli  che affermavano il loro SI TAV. Tutti davano la sensazione di essersi risvegliati dal lungo torpore in cui erano stati immersi dall’opera di diroccamento della città, portata avanti dai sindaci postcomunisti che avevano governato per venti lunghi anni.

Non c’era infatti Sergio Chiamparino, in visita nelle valli biellesi. Forse temeva che la sua presenza ricordasse alla piazza quei centri sociali che lui e Fassino hanno per anni blanditi e coccolati e che, fino ad ora, hanno costituito la “force de frappe” dei NO TAV nelle lotte in val di Susa. Si è poi fatto vivo (contrordine compagni!) dichiarando, con aria truce, che chi si opponeva alla TAV doveva passare sul suo cadavere….   

Ben pochi dei partecipanti all’adunata avevano però dato segni di vita quando il sindaco Castellani, nella costruzione di un piccolo tunnel ad una sola corsia (lui rispettava gli alberi) sotto Porta Palazzo, aveva fermato l’opera proprio davanti all’incrocio cittadino, più complicato e caotico della città, detto ancor oggi il “rondò della forca”.

E’ degno e giusto che le sette ruspanti chiamino oggi i cittadini a manifestare contro chi è contrario alla linea ad alta velocità, anche se, con i ritmi attuali di elaborazione e poi di costruzione, quel tunnel diverrà utile solo per i loro figli e nipoti.

Ma c’è oggi purtroppo un problema più immanente che interessa tutta la viabilità della città di Torino, governata da una fanatica della bicicletta.

Arrivato ieri al termine dell’autostrada di Milano, sono entrato in città. Erano da poco passate le quindici ed ho dovuto impiegare ben due ore per arrivare nel centro di Torino. Un maxi ingorgo quasi inestricabile interessava la rotonda di piazza Baldissera. Pochi vigili urbani, arrivati in ritardo, si aggiravano nel caos ed uno di loro, piuttosto obnubilato e stravolto, si era messo in testa di rispedirmi in periferia, minacciandomi severe sanzioni e verbali sanguinosi. Come se la colpa dell’ingorgo fosse mia e non sua e del suo ciclosindaco.

Da tempo piazza Baldissera, oggi chiamata “il rondò dell’Appendino” per la sua truce affinità con quello della forca, è un punto nevralgico della viabilità cittadina, ed il passaggio da un’amministrazione comunista ad una dei cinque stelle ha ancora peggiorato le cose. I trentamila di piazza Castello si erano cullati per lunghi anni nel sogno, suggerito dai giornali di De Benedetti, di appartenere ad una città destinata ad un avvenire radioso ed a misura d’uomo. Erano addirittura fieri che Torino avesse sostituito il maxi tram che correva per le strade, messo in funzione da Diego Novelli, con una piccola ed unica linea metropolitana.

C’è ora da sperare che la vicenda della TAV abbia aperto gli occhi non solo alle sette ruspanti ma anche a tutti agli altri abitanti, giovani ed anziani, della città.

Invece di perdere tempo ed andare in gita a Roma per farsi ricevere da Mattarella, cosa del tutto vacua ed inutile, le madamin sanno dove cominciare.

Radunare di nuovo da qualche parte, come hanno fatto per la TAV, trentamila  abitanti e  richiedere con la massima urgenza alla Appendino la costruzione di un tunnel che funzioni da by-pass e di un sistema semaforico che decongestioni la famigerata piazza Baldissera.

La ciclosindaca deve essere però più sveglia del suo predecessore Piero Fassino, che è riuscito dopo dieci anni, a portare finalmente a termine il piccolo sottopasso di piazza Statuto, progettato per le olimpiadi (2006!) da Chiamparino. Deve inoltre abbandonare il suo “meraviglioso” programma di piste ciclabili e sostituirlo con una rete di linee metropolitane ogni giorno più indispensabili.

 

 

 

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Articolo pubblicato il 17/11/2018