«Portoni di Palazzi torinesi - Porton ëd Palass turinčis», a Torino

La presentazione del libro realizzato dall'Associazione Monginevro Cultura si č svolta presso la Libreria Borgo San Paolo

A Torino, nel pomeriggio di martedì 13 novembre, presso la Libreria Borgo San Paolo, è stato presentato il libro “Portoni di Palazzi torinesi - Porton ëd Palass turinèis”, realizzato dalla Associazione Monginevro Cultura, con la collaborazione delle Associazioni Nòste Rèis e ANSMI (Associazione Nazionale della Sanità Militare Italiana).

Gli autori del libro sono scrittori, ricercatori storici e piemontesisti torinesi. Oltre a Sergio Donna hanno collaborato Francesco Albano, Michele Bonavero, Luigia Casati, Achille Maria Giachino, Milo Julini e Anna Perrini.

Le foto della ricca galleryFotografar portoni” – di cui sono stati proiettati gli scatti più suggestivi – sono opera del fotografo Vittorio Greco e sono state scattate secondo un preciso itinerario storico-urbanistico curato da Luigia Casati. Lo chansonnier Beppe Novajra ha musicato la poesia di Sergio Donna “Porton ‘d la mia Turin” e questa canzone compare nel libro.

Ha condotto l’incontro Sergio Donna, Presidente di Monginevro Cultura, il quale dopo aver ricordato la dedica del libro «a tutti i torinesi e ai turisti che almeno una volta si siano soffermati davanti al portone di un palazzo torinese per ammirarne la bellezza», ha illustrato il suo saggio introduttivo “Le tappe dell’espansione urbanistica della città Torino”, premessa indispensabile perché non si può parlare di portoni prescindendo dagli edifici ai quali danno accesso e non è possibile parlare di palazzi senza tenere conto della loro ubicazione nel tessuto urbano e del periodo storico di costruzione. Donna ha quindi pensato di far compiere al lettore un tuffo nella storia dell’urbanistica cittadina prima di effettuare il tour dei palazzi torinesi considerando, a far tempo dal ‘500, i successivi ampliamenti per concludere con le realizzazioni urbanistiche di ‘800 e ‘900.

Molto opportunamente Donna ha sottolineato la scelta di riportare anche la versione in lingua piemontese di molti capitoli di questo libro, curata da Beppe Novajra: «Il piemontese non è una lingua morta e consente, non meno dell’italiano, di esprimere con sorprendente spontaneità ed efficacia qualsiasi concetto – ha spiegato Donna – così accanto ai testi in italiano abbiamo voluto proporre anche la versione in piemontese, quasi a farne risuonare ancora l’eco e l’accento nei portoni dei palazzi che in questo libro abbiamo rievocato: ci è sembrato molto originale e, soprattutto, coerente con la torinesità dell'argomento trattato».

Donna ha infine ricordato anche l’“Armanach Piemontèis2019, dedicato ai Portoni dei palazzi torinesi, firmato dagli stessi autori, che presenta 365 proverbi in lingua piemontese, 40 fotografie di portoni di Palazzi torinesi e lo spartito di “Porton ‘d la mia Turin”.

Il giornalista e scrittore Piero Abrate, ha letto la sua Prefazione che ha saputo cogliere in modo particolarmente felice la dimensione del libro:

«Che stiate andando al lavoro, magari di corsa, o forse per raggiungere una fermata dell’autobus, o che vi improvvisiate turisti inaugurando sentieri inediti al di fuori dei circuiti classici, scoprirete che uno dei segreti della bellezza di Torino si nasconde spesso nelle piccole cose, nei dettagli che nessuno nota più, tanto sono integrati nel tessuto urbano e nella quotidianità. Tra questi sorprendenti “dettagli”, ci sono sicuramente i portoni, che questo libro racconta con dovizia di particolari e di immagini […]».

Abrate conclude con questa indicazione delle finalità “divulgative” del libro: «Basta poco, alle volte, per arricchire con un pizzico di magia il nostro quotidiano: sfogliare questo bel libro patinato, impreziosito da intriganti fotografie, è certamente un modo per farci innamorare ancor più dei portoni torinesi, scoprendone i segreti e la storia».

Gli autori dei testi presenti in sala sono poi stati chiamati a una sintetica illustrazione dei loro testi con una breve lettura.

Michele Bonavero ha considerato il portone del Palazzo Reale: ha rievocato il 20 luglio 1747, quando il maggiore di fanteria conte Francesco Panissera del Veglio, assistente di campo del conte di Bricherasio, si è presentato per annunciare la vittoria sui Francesi alla battaglia dell’Assietta, dopo una lunga cavalcata dal campo di battaglia, portando con sé ben sei bandiere conquistate al nemico per presentarle al Sovrano. La lettura di Bonavero in lingua piemontese è risultata particolarmente suggestiva ed emozionante.

Milo Julini ha parlato del Palazzo Cavour, sorto nel 1729 all’angolo delle attuali vie Cavour e Lagrange, testimone muto di due momenti molto diversi della vita dello statista piemontese Camillo Cavour: l’assalto nel 1853 da parte di una folla inferocita perché convinta dalle accuse dei suoi avversari politici di incettare il grano per aumentare il prezzo del pane, e la sua morte, avvenuta il 6 giugno 1861 tra la generale costernazione dei torinesi, morte su cui aleggia da sempre il sospetto di un avvelenamento.

Francesco Albano ha considerato il cosiddetto “Portone del Diavolo” del palazzo Trucchi di Levaldigi (1673) oggi collocato in via XX Settembre n. 40, dal 1982 sede della BNL, oggetto di molte leggende senza fondamento, a cominciare dalla realizzazione del portone ad opera del demonio in una sola notte. Leggende che sviano l’attenzione dalla bellezza del manufatto, opera di manifattura parigina, visto che gli appassionati di esoterismo continuano a scambiare il fauno del battaglio col demonio!

Achille Maria Giachino ha ricordato il portone solenne del palazzo austero dell’Arsenale Militare, all’angolo delle vie Arsenale e Arcivescovado, che oggi ospita il Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito. Il portone immette in un atrio ottagonale da cui una vetrata multicolore dà adito al cortile: oggi non è difficile vedere entrare e uscire graziose soldatesse in divisa, dal passo svelto e leggero, e sui loro volti sorridenti si riflettono i raggi del sole che attraversano la vetrata.

Beppe Novajra ha cantato tre canzoni in tema. Oltre a “Porton ‘d la mia Turin”, che fa parte del libro, ha proposto “Tela-Mone e Caria-Tìde” con testo di Sergio Donna, ispirato dal libro “Torino che non c’è più” di Milo Julini e, infine, “Turin l’é n’àutra còsa” dove si parla di una Torino vista al di fuori dei soliti luoghi comuni (la Mole, il Valentino…) quindi particolarmente appropriata nel caso dei portoni torinesi e che ha fatto da degna chiusura dell’incontro che si è svolto presso la Libreria Borgo San Paolo che, col suo simpatico e partecipe proprietario Marcello Fassetta, si dimostra un solido presidio di piemontesità e di storia locale torinese con particolare attenzione al Borgo San Paolo.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 16/11/2018