Torino. Convegno “La guerra di Crimea del 1853-1856 – Dal conflitto all’amicizia”
Luigi Belli, "Monumento alla spedizione di Crimea", 1888, Piazza Crimea a Torino

Occasione per nuovi progetti culturali fra Piemonte e Russia

Le commemorazioni del 2 Novembre, giorno dedicato a tutti i Defunti, e del 4 Novembre, centenario del trionfo italiano nella battaglia di Vittorio Veneto, offrono certamente un doveroso sprone per onorare i caduti di tutte le guerre. 

Tra i quali i 2.194 militi dell’Armata sardo-piemontese, periti durante la spedizione nella lontana terra di Crimea.

Correva infatti l’anno 1855. L’intervento militare era stato fortemente caldeggiato da Cavour (all’epoca Presidente del Consiglio del Regno di Sardegna), nell’ottica di garantire allo Stato sabaudo una più influente presenza sullo scacchiere geopolitico internazionale, ponendo fine all’isolamento cui le contenute dimensioni territoriali lo avevano relegato e gettando al contempo le basi per la futura annessione dei (in origine) soli territori del Nord Italia.

Nell’alveo dell’ultimo conflitto europeo che precedette la Grande Guerra del 1914-1918, i Piemontesi si schierarono dunque a favore dell’alleanza fra Inghilterra, Francia e Impero ottomano. Con l’obiettivo di contenere il dilagare della potenza russa, la quale – sotto la guida dello Zar Nicola I, cui in seguito subentrò Alessandro II – ricercava strategicamente uno sbocco sul Mediterraneo, con l’inevitabile accesso ai mari caldi del Sud.

A distanza di oltre centocinquant’anni, il ricordo di quell’evento bellico si è tramutato in una preziosa occasione per muoversi “dal conflitto all’amicizia”. Così recita infatti il sottotitolo di un convegno recentemente svoltosi a Torino, in cui le delegazioni italiana e russa hanno sodalizzato, onorando i caduti e approfondendo i rapporti di cooperazione bilaterale che già le legano (nonostante le restrizioni commerciali degli ultimi anni).

L’evento, ospitato presso l’Auditorium Vivaldi della Biblioteca Nazionale Universitaria, ha conosciuto un ricco palinsesto di interventi. In apertura, lo spirito dell’iniziativa è stato rimarcato dal Gen. Franco Cravarezza (Presidente di ASSOARMA Torino e di ABNUT) il quale – portando anche i saluti di Guglielmo Bartoletti, Direttore della Biblioteca – ha sottolineato come per entrambi essa avrebbe dovuto “recare la speranza di un nuovo momento fondante e di memoria fattiva, che sia sintesi di conoscenza dei fatti e di riconoscenza verso i protagonisti”.

Affermazione condivisa dal Cons. comunale Viviana Ferrero, intervenuta in rappresenta della Città, e dal Ten. Col. Michele Corrado, Direttore del Museo Nazionale Storico di Artiglieria (mirabile ma poco nota realtà museale che, oltre a trovarsi fisicamente a Torino, ne rappresenta davvero anche una parte, in termini di Storia, evoluzione della tecnologia e memorie militari).

Sulla stessa riga anche le parole del Gen. Umberto Mangia, Presidente della Sezione Bersaglieri di Torino, il cui intervento ha preceduto una breve esibizione della Fanfara “A. La Marmora di Torino”, diretta dal M° Ezio Petrini. Presente in Auditorium anche l’omonimo Gruppo Storico.

Il corpo dei Bersaglieri, fondato il 18 Giugno 1836 dal Gen. Alessandro La Marmora (che morì il 7 Giugno 1855, a causa del colera, poco dopo il Suo arrivo in Crimea) partecipò infatti alla spedizione con un contingente di circa 2.700 uomini (quasi il 13% delle forze complessivamente mobilitate), occupandosi soprattutto di azioni d’avanscoperta che richiedessero spiccata celerità nei movimenti e autonomia operativa.

Per quanto concerne la rappresentanza russa, un discorso sincero e propositivo è stato formulato da Tatiana Shumova, il cui cursus honorum risulta davvero eccezionalmente corposo. Presidente del Centro dei festival cinematografici e dei programmi internazionali, Operatore Emerito delle Arti della Federazione Russa, Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana nonché Vicepresidente Onorario del Centro Studi sulle Arti della Russia presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, la Shumova ha dichiarato di “costruire da oltre trent’anni i ponti culturali fra Russia e Italia, avendo in cuore una profonda ammirazione per il Bel Paese”. Merita infatti sottolineare come l’evento torinese rientri nell’anno delle stagioni russe in Italia: un programma, forte di oltre 4.000 eventi, che quest’anno – oltre al capoluogo lombardo – ha finalmente interessato anche Torino.

Noi siamo soldati della Cultura russa”, ha commentato Tatiana Shumova. Laddove però, a detta di Sergey Surov (Membro del Fondo Interconfessionale di beneficenza “Crimea Sacra”) “la Cultura genera un’interlocuzione diretta fra i Popoli, che è in grado di tutelare la memoria storica”. In Crimea, simbolo di questo fattivo sodalizio è il condiviso progetto di riqualificazione e valorizzazione del territorio, presso Balaklava, ove sorgeva ilcimitero degli Italiani”. L’area era tra l’altro stata visitata nel 2015 dal Presidente Vladimir Putin.

L’auspicio, peraltro già concretizzato dalla posa di una croce durante lo scorso mese di Maggio, consiste infatti in un progetto di ampio respiro. Dove – spiega Mirko Preatoni, Presidente di Syncre, Centro dei festival cinematografici e dei programmi internazionali in Italia – “all’edificazione fisica di un complesso memoriale si affianchi anche una profonda e radicata azione di diplomazia culturale”.

Per far sì, dunque, che il teatro dello scontro divenga palcoscenico di una nuova e per questo più preziosa occasione di incontro, rivivificato e rinnovato attraverso la continuità del dialogo.

La conferenza è stata inoltre arricchita dagli interessanti e doviziosi interventi di Docenti e Cultori, capaci di ricostruire il contesto storico-socio-economico in cui si svolse – dal 4 Ottobre 1853 sino al 1° Febbraio 1856 – la Guerra d’Oriente (al tempo, risultava infatti definita così la campagna di Crimea).

Con Gustavo Mola di Nomaglio (Storico, nonché Vicepresidente del Centro Studi Piemontesi) nel ruolo di Moderatore, la concione è stata inaugurata da Giorgio La Rosa, Professore di Storia Contemporanea presso l’Università degli Studi dell’Insubria (Como). Il Suo intervento si è focalizzato sul contesto internazionale che fece da cornice al conflitto, individuando il casus belli nella frizione delle sfere d’influenza delle allora potenze egemoni. È stata posta all’attenzione del Pubblico la gestione della lotta portata avanti da Francia e Inghilterra, capaci di riorientare in senso a loro favorevole l’atteggiamento inizialmente tentennante e attendista dell’Impero asburgico.

A seguire un dettagliato intervento del Giornalista Mauro Bonino, durante il quale si è discusso dell’organizzazione militare della spedizione sardo-piemontese. Il Corpo di Spedizione era dunque formato dalla 1ª Divisione al comando del Gen. Giovanni Durando e dalla 2ª, guidata dal Gen. Alessandro La Marmora. Il Gen. Giorgio Ansaldi comandava invece una Divisione di Riserva. Seguivano una Brigata di Artiglieria da Piazza, un Ufficio d’Intendenza, un Battaglione Zappatori del Genio, il Servizio di Sussistenza, quello Sanitario e quello Postale. In sintesi un Corpo d’Armata di 18.058 uomini, che con i necessari rincalzi e sostituzioni raggiungeva il totale di 21.501 unità. I Sardo-Piemontesi, integrati con gli alleati franco-anglo-turchi, si distinsero nella battaglia della Cernaia del 16 Agosto 1855, e in misura meno rilevante durante l’assedio di Sebastopoli.

Giancarlo Melano, membro dell’Associazione Amici del Museo Nazionale di Artiglieria, ha poi presentato al Pubblico quelle che furono le più importanti innovazioni tecnologiche e culturali della Guerra di Crimea. Dallo sviluppo delle armi (reso possibile a seguito di più avanzati studi di Balistica) al potenziamento delle telecomunicazioni (il telegrafo, in particolare, il quale consentiva di comunicare in tempo reale con i comandi generali e anche con i Ministeri in Patria), all’eco mediatica garantita dalla stampa, strumento in grado di mobilitare l’opinione pubblica, diffondendone al contempo le istanze umanitarie. Tra le altre cose, proprio durante la Guerra d’Oriente si conobbero le prime forme di assistenza ai feriti da parte dei civili e Florence Nightingale (attivista di stanza presso i reparti degli Alleati) sostenne l’importanza di riattrezzare gli ospedali da campo in modo che vi regnassero “pulizia, ordine e luce” (requisiti che, oggi, parrebbero basilari).

La conferenza è terminata con un inedito intervento di Dipak R. Pant, Docente di Antropologia e Sistemi Economici Comparati presso l’Università Cattaneo di Varese, nonché ivi Direttore dell’Unità di Studi interdisciplinari per l’Economia sostenibile, il quale ha dissertato il moderno riposizionamento della Crimea sullo sfondo dell’immaginario turistico internazionale. In virtù tanto della biodiversità quanto della etnico-diversità che contraddistinguono questo territorio (all’uopo, si rammentino i tre paesaggi tipici della Crimea, costiero, delle catene montuose prospicienti la costa e infine della steppa), esso dovrebbe efficacemente puntare sul place-branding, traendo giustappunto beneficio e valori dal paesaggio e dall’ambiente, così come dalla Storia e dalle nuove infrastrutture. “Gli Stati possono promuovere i loro territori attraverso due approcci”, prosegue il Docente: “una strategia ad ampio respiro cosiddetta di destinazione e un’altra fugace e immediata, detta di transito”. Tuttavia, conclude, “sono sempre la Cultura e le specificità del territorio a rendere la prima strategia più appetibile”.

Non poteva mancare, in chiusura di incontro, un momento di piacevole convivialità, proposto da “Il Filo della Memoria”. Pubblico e Relatori hanno così potuto degustare un calice di Erbaluce prodotto da “La Masera di Piverone” (Strada Reale dei Vini Torinesi), in abbinamento al gustoso Pan del Re offerto dal panificio “PaneMadre” di Buttigliera Alta. L’occasione è stata dunque propizia per suggellare un sentimento di ritrovata amicizia fra Popoli, anche attraverso quella Cultura enogastronomica che assurge innegabilmente a fiore all’occhiello della nostra Regione e della nostra Storia.

Una Storia che ciascun Cittadino avrebbe il dovere di conoscere e di tramandare, proprio perché tristemente scritta non con l’inchiostro dei libri, ma col sangue dei tanti, troppi caduti di tutte le guerre.

E giustappunto nell’onorare questo impegno, senza presunzione possiamo affermare come il convegno sia stato un successo: certo per via della pluralità di contenuti esposti, confortato dalla presenza e dall'attenzione di un pubblico attento e qualificato.

 

Ai Lettori interessati si segnala altresì il collegamento che rimanda alla registrazione integrale del convegno.

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Articolo pubblicato il 07/11/2018