Pordenone - Dieci anni 1913-1924 di intensa attività artistica di Mario Sironi proposti in una mostra alla Galleria Harry Bertonia

Presenti duecento opere in dipinti, grafica, sculture, illustrazioni di pubblicazioni

“MARIO SIRONI Dal Futurismo al Classicismo 1913-1924”,  fino al 9 dicembre alla Galleria Harry Bertoia di Pordenone. La mostra è  promossa dal Comune di Pordenone Assessorato alla Cultura, Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, in collaborazione con l’Associazione per il Patrocinio  e la Promozione della Figura  e dell’Opera di Mario Sironi  di Milano, con  il Castello di Rivoli, le Gallerie Comunali di Palermo, la Galleria Nazionale  di Roma, Il Guggenheim e Cà Pesaro di Venezia, e  si avvale del contributo di Fondazione Friuli  e con il sostegno della Coop Alleanza 3.0.

L’esposizione curata da Fabio Benzi -  da oltre trent’anni studioso di  Sironi, e nel 1988 assieme ad Andrea Sironi ha curato il Catalogo ragionato delle illustrazioni di Mario Sironi, inoltre si era occupato della grande e significativa mostra su Sironi tenutasi alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma nel 1993 - possiamo intuire che mostra e di che spessore è quella allestita a Pordenone.

Scrive, il curatore nella prefazione del libro-catalogo edito da Silvana  Editoriale (pp. 319 illustrazioni a colori):

Una mostra su un decennio  di attività di Mario Sironi, dalla fine del 1913 al 1924, più una breve selezione di opere del biennio successivo che servono a leggere e capire meglio il significato di un’avventura stilistica complicata e controversa”.

Il volume  riporta anche saggi di Francesco Leone ed Elena Pontiggia, e costituisce un ulteriore tassello alla conoscenza dell’immensa opera  lasciata dall’artista.

Nel percorso espositivo pordenonese  si potranno contemplare alcuni tra i più celebri dipinti della produzione artistica del maestro come “l’Architetto” esposto alla Biennale di Venezia del 1924, il primo Paesaggio Urbano (esposto nel 1920) o ancora  “Solitudine”  del 1925 (esposto alla Prima Mostra del Novecento Italiano) che conclude il ricco percorso espositivo.

Inoltre sarà anche l’occasione per ammirare altri capolavori di Sironi da diversi anni non esposti al pubblico come i dipinti futuristi del 1913 “Testa” o “Il Viandante” insieme a molti altri quadri come i “paesaggi urbani” o le classiche figure che costituiscono l’aspetto forse più conosciuto dell’artista.

Nel saluto istituzionale scrivono l’Assessore alla cultura Pietro Tropeano e il Sindaco Alessandro Ciriani:” Una grande mostra che rafforza la peculiarità di Pordenone come città della vocazione culturale nazionale e internazionale, tanto da farne un punto di riferimento”.

Dunque la complessa evoluzione artistica del maestro in questo progetto espositivo è l’occasione di una rilettura complessiva, ricca di novità ed è basata anche su nuovi dati documentativi e interpretativi. L’esposizione fa capire ancora meglio il tema della costruzione della modernità da parte di uno dei protagonisti della cultura italiana del secolo scorso, mostrando, contemporaneamente la sua straordinaria attività non solo pittorica ma anche grafica, illustrativa e teatrale, finora presentate separatamente nei diversi studi.

Mario Sironi nasce a Sassari nel 1885, il padre Enrico, di origine lombarda, era ingegnere del Genio Civile. Nel 1886 la famiglia si trasferisce a Roma, dove il giovane si forma culturalmente. Nel 1903 a diciotto anni, frequentando la Scuola Libera del Nudo di  via Ripetta, conosce Umberto Boccioni, Gino Severini  e il loro amico più anziano Giacomo Balla.

Questo incontro risulta essere determinante per il giovane Sironi, che aveva da poco abbandonato gli studi di ingegneria per dedicarsi alla pittura. Nel 1915 con lo scoppio della guerra  il baricentro culturale si sposta da  Roma a Milano entra a far parte del gruppo dirigente futurista, nel 1919 espone alla grande mostra Futurista di Palazzo Cova a Milano e tiene una personale alla Galleria Bragaglia a Roma.

Nel 1920 firma assieme ad Achille Funi, Leonardo Dudreville  e Luigi Russolo il manifesto futurista:” Contro tutti i ritorni in pittura”.

Tra il 1919 e 1920  nascono dalla sua produzione artistica i quadri le prime periferie, spazi di inquietante modernità, impietosamente nudi e al limite della desolazione, evidenziati da un lessico geometrizzato e sintetico. Successivamente abbandonerà il Futurismo ed entra in una fase di “ritorno all’ordine”, di classicismo espresso da Veneri e da architetti, da personificazioni della malinconia e da figure statuarie.

L’adesione di Sironi al fascismo lasciò una traccia notevole nella sua opera: dagli anni venti soprattutto, ma anche in seguito, eseguì per il “Popolo d’Italia” una quantità enorme di illustrazioni. Nel 1933 con Massimo Campigli, Carrà e Funi, firma in manifesto della “Pittura Murale”.

In questa utopistica ideologia di arte totale, Sironi arriva a rinnegare il quadro  da cavalletto: i suoi mosaici e affreschi sono, insieme agli splendidi  cartoni preparatori, quanto di più straordinario abbia prodotto l’arte italiana di quel decennio.

A partire degli anni quaranta va affermandosi nell’artista un sentimento di disillusione politica e di profondo pessimismo esistenziale, mentre gli anni cinquanta si sviluppano in un percorso di continua interazione tra espressionismo, arcaismo, materia, gesto e astrazione. L’artista si spegne a Milano il 12 agosto 1961.

“Mario Sironi dal Futurismo al Classicismo 1913-1924” alla  Galleria Harry Bertoia Corso Vittorio Emanuele II 60 Pordenone  fino al 9 dicembre. Orario di apertura da martedì a venerdì dalle ore 15.00 alle ore 19.00. sabato e domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00. Tel. 0434 392935/0434 92960.

Descrizioni foto:

Foto apertura: 1921 “Periferia” olio su tela 58x78 cm. Collezione privata

Foto 1 Copertina catalogo

Foto 2 1913 Figura Futurista (Antigrazioso) olio su tela 84,5x59,5 cm. Collezione privata

Foto 3 1915 “Viandante” tempera, collage, china e tracce di matita su carta applicata su tela, 54x40 cm. Collezione applicata

Foto 4 1919 “Paesaggio urbano e camion”  secondo quarto del 1919 tempera, matita e collage  di giornale su carta  applicata su tela 56x48 collezione Fondazione Francesco Federico Cerruti per l’Arte deposito a lungo termine al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea Rivoli - Torino

Foto 5 1920 “Il tram”  olio su cartone  telato 72x92 cm. Palermo Civica Galleria s’Arte Moderna “Empedocle Restivo”.

Foto 6  1922 “L’architetto” olio su tela 97x75 cm. Collezione privata

Foto 7 1925 “Solitudine” olio su tela, 103x85 cm. Roma La Galleria Nazionale

 

 

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Articolo pubblicato il 02/11/2018