Catene (New Funk): "Dite di" non sogna

Non una critica, ma un invito a riflettere

"Quali sono le parole giuste per presentarvi il mio lavoro? In realtà non lo so".

Così esordisce l'autore che insiste narrando che dovrebbe presentare il suo brano in modo unico e speciale per stuzzicare la curiosità di chi lo legge ed indurre ad ascoltarlo.

"No, non sono molto bravo in queste cose, ma una cosa posso e voglio dirla! Non sogno più... Esatto, perché ora faccio quel che voglio. La musica mi ha fatto sempre sognare, ha firmato momenti indelebili della mia vita. Ora però è giunto il momento di smettere di sognare, ma solo perché voglio concretizzare. Ho 55 anni e mi chiedo: sono un adolescente o sono maturo?".

Il brano “Catene” non è assolutamente una critica ma un invito a riflettere. L’ha scritto per ricordare a tutti di faro parte di una catena indistruttibile, legati ai propri sentimenti, alle famiglie, ai ricordi, alle culture, a mode e modi di essere, alla burocrazia che ogni giorno ognuno deve affrontare.

"Nutriamo - conclude -  la segreta, non poi tanto, speranza di rompere questi legami per sentirci liberi, ma sappiamo che non è possibile. Alcuni sono legami irrinunciabili, essenziali, che rimangono come punto di partenza ma poi…tutto può cambiare e sorprenderti! Anche se probabilmente l'unico momento che ci rende liberi è la morte, il nostro ricordo rimarrà comunque vivo in chi rimane. Non è quindi una rassegnazione alla morte, attenzione, è piuttosto un inno alla vita eterna!".

(By Radio Reporter)

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Articolo pubblicato il 30/10/2018