Torino

Parliamo di vocazione o anima?

La Città di Torino nasce tra la pianura che collega il Piemonte settentrionale a quello meridionale, tra il paesaggio di Rivoli e le colline dell’astigiano, delimitata tra due fiumi, la Dora Riparia a nord ed il Po ad est.

La città venne fondata e costruita ex novo, da tribù celtiche-liguri (i Taurini), in epoca romana, ai tempi di Augusto (44 a.C.).

Julia Augusta Taurinorum, era il più importante insediamento fortificato del Piemonte ed il suo impianto urbanistico, ebbe un ruolo determinante per il successivo sviluppo della città.

2018, Julia Augusta Taurinorum, oggi Torino, sta perdendo la sua importanza storica o da bambino curioso e disubbidiente quale esso è, ha deciso di vivere come il protagonista di una city Smart con andatura tipica di volo Low-cost?

La curiosità e la disubbidienza sono due cose che vanno sempre insieme. Bisogna collegare però la disubbidienza all’autonomia di pensiero. Per Torino la seconda discende dalla prima, è un tratto di carattere del tutto involontario, che in un secondo momento diventa un atteggiamento intellettuale.

Per avviare però, un progetto di successo, occorre definire con attenzione gli obiettivi, promuovere la ricerca e l’innovazione, migliorare le infrastrutture o realizzarne di nuove, facilitare l’integrazione e la collaborazione tra settori diversi, ma soprattutto focalizzarsi su soluzioni che diano prospettive occupazionali e rafforzino la competitività economica sul territorio.

Nell’ecosistema italiano dell’Innovazione e della Ricerca Universitaria, Torino ha la dimensione giusta ed alcune peculiarità per essere annoverata tra le città intelligenti (Smart), il Politecnico ne è appunto la capofila.

Per essere una protagonista di questa rivoluzione tecnologica, alla nostra città serve però un confronto dialettico ed un coordinamento efficace tra i principali attori del territorio, occorre cioè che in tempi brevi si elaborino delle strategie chiare e condivise.

La tecnologia e l’innovazione non possono non essere affiancate da un piano integrato, focalizzato sulla mobilità, su sistemi di trasporto più efficienti, su sistemi di energia rinnovabile e su continui monitoraggi ambientali.

Infrastrutture come la TAV (treno ad alta velocità) non possono essere abbandonate, ma al contrario potenziate, perché il futuro non potrà correre solo su fibra a 5Giga, nemmeno sull’idea del tele trasporto di “star trek”, ma dovrà essere aiutato per la sua crescita, dagli scambi sinergici di persone e merci, provenienti da territori culturalmente diversi a breve e lunga distanza, nazionale ed internazionale.

Una città che non vuole spegnersi, ma rigenerarsi come la fenice dalle sue ceneri, non può non avere una seconda linea metropolitana ed una nuova strategia urbana, capace di riorganizzare tutto il sistema della logistica di scambio su gomma, che permetta di mantenere un elevato livello di efficienza e competitività.

Torino ha bisogno di un nuovo piano regolatore, capace di far atterrare nel suo centro storico oggetti fuori scala, anche in alcuni casi, inquietanti nella dimensione e nell’aspetto, ma che siano un monito ed uno sberleffo al pensiero accademico più conservatore.

Questa città ha bisogno di una cabina di regia autorevole, composta dalle eccellenze del territorio, capaci di coinvolgere la cittadinanza, rendendola partecipe e protagonista attiva delle opportunità e dei benefici offerti dai processi di transizione tecnologica e culturale di una città che sembra voglia divenire, almeno a parole, 4.0 .


Arch. Anna Maria Gisondi

OAT PPC

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Articolo pubblicato il 27/10/2018