Charles Aznavour, l’istrione

Il mondo ricorda e piange un “Grande” che ci ha lasciato

Gli anni c’erano, anche se lui continuava a esibirsi in tutto il mondo mietendo il successo d’intere generazioni. Avrebbe voluto continuare a farci sognare sino a 100 anni, così aveva dichiarato nel corso di un’intervista, ma a 94 ha dovuto soccombere al destino.

Durante i suoi settant’anni di carriera, ha scritto la bellezza di 1300 canzoni e venduto 300 milioni di dischi, incisi in 7 lingue: tali, così, da essere diffusi e conosciuti in tutto il mondo.  La notizia della sua dipartita si è sparsa in un baleno.

Ma a prescindere dai titoli e dalla sua indiscussa celebrità, che cosa è riuscito a suscitare in coloro che l’hanno seguito sin dall’inizio, Charles Aznavour?

I brividi liberati da quella voce calda e inconfondibile, di alfiere del bel canto francese che rinsaldava, oltre alla dolcezza del suono, anche le affinità con le nostre ascendenze linguistiche.

Aznavour cantava l’amore e le emozioni, e ha contribuito, in un’epoca di sentimenti più marcati, a farci vivere i primi sussulti d’amore. Tu t'laisses aller, Il Faut Savoir, For Me Formidable e Que c'est triste Venise, La Bohéme (da cui il grande Gipo trasse una canzone), Mourir d’aimer, L'istrione, sono alcuni dei suo pezzi immortali.

Era ancora l’epoca dei Piano Bar e una coinvolgente canzone di Aznavour contribuiva a creare irripetibili atmosfere. Favoriva l’invito al ballo romantico, un bacio appena pronunciato sul lobo dell’orecchio dei primi amori, parafrasando le sue alate parole, sicure messaggere…

Nel seguirlo più da vicino, l’altro aspetto che lo rendeva un vero amico da rispettare era anche dovuto alle sue origini armene: Charles, dunque, come dignitoso testimone di un popolo che aveva sofferto a lungo la barbarie.

Quanti concerti con folle oceaniche sono stati dedicati ai suoi compatrioti profughi. Ha composto e diffuso Pour toi Armenie, quale affermazione e simbolo di una realtà storica che, per opportunità politica, era stata per molti anni negata.

Grazie Charles per quel che hai rappresentato, per la nobiltà di sentimenti che ieri come oggi hai diffuso tra le generazioni da cui eri osannato.

Potremo però continuare ad ascoltarTi. Anzi, da domani ci sarà l’impennata commerciale di dischi e riproduzioni.

Ma senza di Te ci sentiremo forse più soli, abbandonati da un’epoca e da una dimensione che ci dicono addio, per lasciarci su di un arido palcoscenico ove i buoni sentimenti vengono colpevolmente opacizzati e il cinismo sostituisce sempre più le buone maniere.

Adieu Charles, “Hier encore”…

 

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Articolo pubblicato il 02/10/2018