Alla Cerutti di Casale un “patto dei produttori” per il rilancio

Stipendi e orari ridotti alla storica fabbrica di macchine per la stampa. Lavorare (e guadagnare) meno, lavorare tutti. Un caso che merita di essere letto con attenzione

È un fiore all’occhiello del Piemonte produttivo, la Cerutti di Casale Monferrato e Vercelli, ma sta affrontando un periodo di significativa sofferenza. D’altronde il settore che fornisce – produce macchine per la stampa di rotocalchi e francobolli - non gode anch’esso di grande salute.  I due stabilimenti di questo gruppo, che ha tra i propri clienti anche la Royal Mail inglese, avrebbero dovuto fare a meno di almeno un quarto dei propri addetti. Consumati tutti i possibili periodi di cassa integrazione, un’unica scelta avrebbe potuto evitare gli esuberi: l’accettazione da parte di tutti i lavoratori, con sottoscrizione individuale dell’opzione, di ridursi orari e stipendi (per sei mesi, in questo caso), in modo da consentirne il rilancio. E tutti hanno accettato. Una boccata d’ossigeno, per riuscire a traguardare con più serenità il 2019, in cui dovrebbero arrivare una ventina d’importanti commesse. Va detto che, dal canto suo, la Cerutti ha garantito a tutti un minimo di mille euro netti al mese, anche nel caso in cui l’orario dovesse essere ancora più breve del previsto.

Un caso sicuramente particolare. Come spiega  Mirko Oliaro, Segretario della Fiom-Cgil di Alessandria, infatti, "da un lato parliamo di due fabbriche fortemente sindacalizzate, dove c’è una presenza forte delle “rsu”. Dall’altro c’è un’azienda familiare, fortemente legata al Casalese. Non credo, infatti, che sarebbe stato possibile stringere un accordo del genere con una multinazionale".

Al di là della particolarità, però, vediamo l’affermarsi di una logica altra da quella del conflitto e da una certa retorica dei diritti. Potremmo vederci - seppur diverso dall’originale degli anni ’70, segnato da un forte centralismo - una riedizione di “un patto dei produttori”. In quella necessaria declinazione locale, che sottolinea la dimensione di “bene comune” dell’impresa.

Una buona strada, quella individuata alla Cerutti, per non rassegnarsi all’annientamento di ogni ambizione di un protagonismo produttivo piemontese e italiano, ma sarebbe bene dire europeo, sullo scenario globale.

 

Marco Margrita

 

(Immagine in copertina tratta da Il Piccolo)

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Articolo pubblicato il 28/09/2018