La riforma Gelmini mette in crisi il baronato.

Studenti ... strumenti nella protesta contro i tagli.

Protestare è legittimo purchè si faccia secondo i canoni della buona educazione.

Ciò che è accaduto oggi dinnanzi alla residenza bergamasca del Ministro della Pubblica Istruzione è l'affermazione del contrario che purtroppo, negli ultimi tempi, rispecchia una nuova forma di contestazione basata sull'odio verso la persona e per chi ruota nella sua orbita.

 Una sorta di accanimento terapeutico sta ormai contaminando anche le forme più legittime della protesta che oggi vuole l'annientamento del nemico piuttosto che una leale contesa che scaturisca tutt'al più un armistizio e mai la resa incondizionata. 

L'accaduto è estremamente riprovevole e conforta il fatto che tutte le forze politiche, presenti in Parlamento, abbiano espresso il sentimento di solidarietà verso Mariastella Gelmini colpevole di aver prodotto una riforma che andrebbe letta in tutti i singoli dettagli prima di pargonarla in modo assai dispregiativo allo sterco depositato davanti all'ingresso di casa.

Questo non è stato e purtroppo non sarà l'ultimo episodio di una lotta che nasconde ben altre motivazioni sollecitate dalle rivalità politiche che nella scuola occupano ormai lo stesso spazio delle dottrine di insegnamento.

Ma ciò che preoccupa è la sempre più forte ricerca dello scontro con le Forze dell'Ordine, atto in cui si sfocia per logica conseguenza quando dalle parole e dagli slogan, peraltro legittimi, si passa alla violenza ed alla devastazione del bene altrui, quello stesso per cui in onore alla democrazia si sono combattute le più sacrosante lotte.

 Manca anche la volontà di confronto aperto, il reciproco rispetto delle parti che porta alla risoluzione di ogni contesa.

Invocare un atto di umiltà ci pare tuttavia fuori dai canoni della realtà che ci circonda per cui non ci resta che attendere quella data, non molto lontana, a cui tutti fanno ormai riferimento quasi fosse la panacea di ogni male: the day after potrebbe tuttavia rivelarsi ancor più triste per il popolo, quello che tira la carretta tutti i giorni per tenere in piedi quel poco che gli è rimasto.

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Articolo pubblicato il 07/12/2010