Torino vista dagli artigiani

Pubblichiamo per gentile concessione del Direttore Mauro Carmagnola l’intervista che “Il Laboratorio” ha realizzato con il Presidente torinese di Confartigianato, Dino De Santis

Come sta Torino dal punto di vista della vostra categoria?

Male.

Non lo dice la nostra organizzazione, lo affermano i numeri.

In dieci anni i furti sono aumentati del 134,5%, e spesso colpiscono direttamente il nostro comparto, l’area metropolitana torinese è seconda solo a Taranto per ore di cassa integrazione, il 15% dei residenti è in condizione di povertà,

Ce n’è abbastanza per dire che Torino vive una crisi sociale profonda.

Ma c’è una (nuova) Amministrazione.

Dopo più di due anni dal suo insediamento non ha fatto nulla.

Le abbiamo concesso un discreto periodo per consentire agli inesperti di prendere dimestichezza con la macchina amministrativa.

Ma è giunto il momento di un primo bilancio che non sta portando nulla alla fuoriuscita dalla crisi di Torino.

 

Un esempio?

 

Ci sono un milione e mezzo di metri quadri di aree industriali dismesse da riqualificare,  dalla ex Thissen-Krupp, ai corsi Bramante e Romania, Strada del Portone, fino all’ex scalo Vanchiglia oggetto della variante 200.

La Giunta ha deciso di cancellare i vecchi piani di riqualificazione, ma non vi sono progetti alternativi o migliorativi.

Forse non c’è più l’interesse per una Torino ormai ripiegata.

Infatti occorre riprendere velocemente una politica di adeguamento delle infrastrutture, dall’alta velocità Torino-Lione alla Tangenziale Est, dalla linea 2 della metropolitana all’interramento di quella 4 tranviaria, dall’asse veloce viario Nord-Sud che attraversi la città all’internet ultraveloce.

Bocciato l’immobilismo dell’Appendino, non resta che tornare alla visione dell’esperienza Castellani.

Le gravi colpe di questa Amministrazione e di quelle dello stesso colore che l’hanno seguita non nascondono la visione elitaria e ristretta a pochi beneficiati dell’esperienza Castellani. E’ stata questa Giunta a determinare l’inizio della crisi sociale e delle periferie.

Occorre altro.

Bisogna voltare due volte pagina.

 

Tutto negativo all’ombra della Mole?

 

Assolutamente no.

Torino nel 2008 è stata insignita del titolo di prima World Design Capital, nel 2015 l’Unesco le ha riconosciuto il titolo di Creative City for Design e nel 2017 è tornata a essere capitale del Design attraverso il Congresso Mondiale svoltosi nella nostra città.

Cultura e Turismo sono in crescita e rappresentano circa l’8% del Pil cittadino, anche se non bastano se non li si collega allo sviluppo manifatturiero.

Dunque, una realtà ancora viva e in grado di trovare nuove vocazioni, che va però accompagnata in questo difficile compito di ripensamento.

 

Torniamo ancora una volta al tema del lavoro. Qual è la prima ricetta che Confartigianato propone per il malato?

 

La formazione professionale collegata con l’apprendistato, una tradizionale ricetta del mondo artigiano capace di offrire concretamente lavoro.

E, poi, la riduzione delle 210 scadenze fiscali annue (4,4 per settimana), in grado di stroncare qualsiasi iniziativa, anche la più redditizia.

In particolare poniamo l’accento sulle imposte locali, Tari, Tasi, Imu a livello provinciale e torinese mediamente più onerose che in altri contesti locali.

La fiscalità va abbassata e, probabilmente, uno dei primi effetti sarebbe proprio l’aumento del gettito grazie a una torta più grande.

Ci vuole un po’ di coraggio che per ora è mancato.

 

Confartigianato resta un’associazione di ispirazione cristiana. Come vivete questa scelta?

Con orgoglio, tutti i giorni, nel nostro lavoro.

Ogni anno incontriamo l’Arcivescovo di Torino, con una celebrazione eucaristica, presso la chiesa di San Francesco, edificio ricco al suo interno di testimonianze del lavoro artigiano.

Anche se impegnati nella tutela della categoria e sul terreno economico, riteniamo che i valori alla base della nostra associazione e della nostra esperienza vadano tutelati e diffusi anche in questo difficile momento.

Senza la loro affermazione non si potrà uscire da una crisi che richiede la riscoperta del senso del lavoro e della vita.

 

Grazie, Professore.

 

 

Mauro Carmagnola

 

(Fotografia mutuata da Ansa)

 

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Articolo pubblicato il 07/09/2018