Appunti di viaggio in Russia (seconda puntata)
Aquila bicipite o bicefala degli Zar

Mosca, la città dalle “mille cupole”, di Paolo Barosso

Queste popolazioni, ricomprese nel generico etnonimo “Tartari” o “Tatari”, islamizzate e di stirpe mista turco-mongola, s’erano affacciate ad ovest nel corso del XIII secolo, segnando la fine della cosiddetta Rus’ di Kiev (Kiev, oggi capitale ucraina, era nota nelle fonti come “madre delle città russe”), antico e potente stato russo medioevale fondato nel IX secolo da principi scandinavi che, accorsi attraverso il mar Baltico con il loro seguito di guerrieri-mercanti, detti Variaghi dagli Slavi, s’innestarono sul sostrato slavo preesistente, mescolandosi gradualmente con gli autoctoni (Slavi e Finni) e decretando la conversione della Rus’ al Cristianesimo nel 988 con il battesimo del gran principe Vladimir I di Kiev, evento noto come “battesimo della Rus’” (già la nonna di Vladimir, la principessa Olga, aveva posto le premesse facendosi cristiana nell’854). Proprio a quest’epoca, e specialmente al matrimonio tra Vladimir I e la principessa Anna, sorella dell’imperatore Basilio II, si fanno risalire le origini della profonda influenza esercitata sulla Russia dalla cultura bizantina.

Sotto la dominazione tartara il piccolo e al tempo marginale principato della Moscovia seppe farsi strada, destreggiandosi nel contempo come interlocutore dei Khan dell’Orda d’Oro e come punto di riferimento nella lotta di liberazione dall’oppressione straniera, iniziata con la battaglia di Kulikovo pole (Campo delle Beccacce), vinta nel 1380 dal gran principe Dmitrij Donskoj, e terminata nel secolo successivo quando nel 1480, con la battaglia sul fiume Ugra, Ivan III sbaragliò definitivamente i Tartari, sollevando i Russi dall’obbligo di pagare il tributo agli invasori.    

Il Cremlino, sorto su una lieve altura dominante il corso della Moscova, comprende sette chiese e quattro cattedrali, sopravvissute sia alle mine francesi del 1812, sia ai piani demolitori sovietici, testimoniando la grandezza imperiale della Russia, il cui ricordo non si è mai sopito nell’animo russo. Nel corso del XV secolo Ivan III, granprincipe della Moscovia, ingrandì e consolidò lo Stato, annettendo i principati attorno, spingendo a est i Tartari e arrestando a ovest l’avanzata germanica con la sconfitta dei Cavalieri Teutonici nel 1410. Evento cruciale nel disegnare il futuro ruolo della Russia come custode dell’Ortodossia cristiana fu la caduta di Bisanzio in mano ottomana nel 1453. La Russia, imbevuta di cultura greca, percepì se stessa come erede di quel mondo, assumendosi il compito di preservare la Cristianità ortodossa dai nemici esterni.

Tappa saliente della “scalata” al rango imperiale dell’ambiziosa dinastia moscovita dei Rjurikidi, derivata da Rjurik, capostipite eponimo vissuto nel IX secolo, e rimasta al potere sino al 1591, fu il matrimonio celebrato nel 1472 tra Ivan III e Zoe Sofia Paleologo, nipote di Costantino XI, ultimo imperatore bizantino: con le nozze Ivan III, che fu il primo a proclamarsi gran principe “di tutta la Russia” e non solo della Moscovia, adottò il protocollo bizantino e la simbologia imperiale, in particolare l’aquila bicefala o bicipite. Sotto il successore Basilio III, definito “re della cristianità ortodossa e sovrano di tutti”, prese corpo l’idea di Mosca come “Terza Roma”, celebrata nelle parole del metropolita Zosima (1492) come faro della Cristianità dopo la caduta sia della vecchia Roma (separata a seguito dello scisma del 1054, mai ricomposto nonostante reiterati tentativi come il concilio di Ferrara e Firenze del 1438/9), sia della seconda, Bisanzio, sottomessa dai “nipoti degli Agareni” (i Maomettani).

L’alleanza tra trono e altare come cardine dello Stato russo venne riconfermata sotto Ivan IV detto il Terribile (o più propriamente il Minaccioso, allusione all’aspetto fisico imponente), che nel 1547 venne incoronato nella cattedrale della Dormizione per mano del metropolita Macario, ricevendone il titolo di Zar, contrazione di Tsezar, derivato dal latino Caesar, con cui i Russi nel Medioevo indicavano gli imperatori di Bisanzio. La Russia, che cominciò con Ivan IV l’espansione verso gli sconfinati territori centro e nord-asiatici, avviata con la conquista dei khanati di Kazan’ e Astrachan’, entrò così nella storia d’Occidente, inviando nelle corti europee i primi emissari, che si distinguevano per l’abbigliamento “esotico”, composto da lunghi caffettani e alti cappelli di volpe o zibellino, e per le folte barbe, poi vietate da Pietro il Grande.

La cerimonia d’incoronazione di Ivan il Terribile si svolse al Cremlino nella cattedrale della Dormizione, affacciata sulla cosiddetta Piazza delle Cattedrali, teatro delle intronizzazioni degli Zar anche dopo lo spostamento della capitale a San Pietroburgo. La chiesa venne ricostruita nel 1475/79 su progetto di Aristotele Fieravanti (o Fioravanti), che applicò le tecniche costruttive italiane alle tradizioni edilizie locali, inaugurando uno stile architettonico basato sulla commistione di tipologie medioevali russe e tendenze rinascimentali europee che verrà definito “Frjazin”, termine adoperato nella Russia del tempo per designare gli abitanti dell’Europa occidentale, probabile derivazione da francus, franco.  

Ne scaturì un capolavoro che colpisce per il contrasto tra l’essenzialità dell’esterno, in pietra calcarea bianca, su cui s’innesta una grande cupola centrale dorata, simboleggiante il Cristo, attorniata da quattro più piccole, evocanti i quattro evangelisti, e la magnificenza dell’interno, interamente affrescato e dominato dall’imponente iconostasi, elemento divisorio in legno che funge da supporto delle icone e separa nell’architettura sacra ortodossa il santuario (presbiterio), riservato al sacerdote, dalla navata, dove si radunano i fedeli. Qui si trova il trono di Ivan IV, capolavoro dell’arte russa di intaglio del legno, e la tomba del patriarca Ermogene, che nel 1612 si lasciò morir di fame durante l’occupazione polacca della Russia. Alla figura di Ermogene è legato un episodio accaduto durante l’occupazione napoleonica di Mosca: la soldataglia, impegnata nella profanazione delle tombe alla ricerca di preziosi, aprì il sarcofago del patriarca e rimase interdetta alla vista del corpo incorrotto dell’ecclesiastico con l’indice alzato come ad accusarli. Sconvolti, i ladri sacrileghi fuggirono dalla chiesa.  

La piazza delle Cattedrali, dominata dall’alta mole del campanile di Ivan il Grande con la campana che annunciava la morte di principi e zar suonando tre volte, comprende poi la cattedrale dei Dodici Apostoli, unita in un unico complesso con il palazzo dei Patriarchi, capi della Chiesa russa divenuta autocefala dal 1589 quando dinnanzi al patriarca di Costantinopoli il sinodo approvò l’elevazione al rango di patriarca del metropolita di tutte le Russie, la cattedrale dell’Annunciazione, riedificata nel 1547, ornata di nove cupole dorate, che ospitava i battesimi e le nozze degli zar, e la cattedrale dell’Arcangelo Michele, eretta nel primo Cinquecento su disegno di Lamberti di Montagnana che vi applicò elementi tipici del Rinascimento veneziano. Nel 1572 si aggiunse alla cattedrale dell’Annunciazione la scala esterna coperta congegnata per consentire allo zar Ivan IV, che, dopo il terzo divorzio, non poteva entrare in chiesa (la Chiesa ortodossa russa ammette due divorzi), di assistere alle funzioni religiose. Nella Cattedrale dell’Arcangelo Michele, protettore dei principi moscoviti nelle battaglie, riposano invece i resti mortali degli esponenti della dinastia dei Rjurikidi, mentre i successori, gli zar Romanov, saranno sepolti nella nuova capitale, San Pietroburgo, con la sola eccezione di Pietro II Romanov, morto a Mosca nel 1730 a soli 15 anni.

Paolo Barosso

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Articolo pubblicato il 02/09/2018