Il dramma del Ponte Morandi una settimana dopo...

L'analisi personale di Mino GIACHINO

Per superare in termini costruttivi il dramma di Genova ed il tanto vociare che ha animato i social, sorge spontanea la storica frase “Che fare”?

Ospitiamo con piacere l’analisi personale di Mino Giachino che presenta le sue proposte in qualità di Presidente di Saimare, importante azienda di servizi alle spedizioni internazionali, operante in Genova

E’ noto , almeno dai tempi di Cavour o,  per i tanti che purtroppo non lo hanno letto e studiato, dalla bellissima canzone di Paolo Conte, "GENOVA PER NOI" che ai piemontesi Genova piace molto e da sensazioni bellissime.

A me poi Genova interessa tantissimo per il ruolo primario nella economia del mare e dei trasporti. Da tre anni poi la vivo come Presidente di una importante e bella azienda di servizi alle spedizioni internazionali la Saimare Spa.

A una settimana dal drammatico crollo  del Ponte Morandi, che ho vissuto in diretta insieme ai miei colleghi di Saimare, devo dire che Genova e i genovesi sono feriti moralmente da questa vicenda, sono molto incazzati con chi non ha fatto i lavori di manutenzione o di ristrutturazione necessari, ma Genova e i Genovesi sono impegnati pancia a terra per limitare i danni e soprattutto per evitare i problemi alla attività del Porto più importante d’Italia e alla economia italiana.

Perché la attività del porto genera entrate allo Stato per 5-6 miliardi ogni anno oltre ai 90.000 posti di lavoro tra diretti e indiretti.

Genova è sempre bella e interessante da meritare la visita di chi vuole dimostrare una solidarietà basta utilizzare la A 7 o la A12.

La cosa più importante da dire oggi è che non bisogna correre il rischio di fare male a Genova una “seconda volta”, non dando la priorità alla ricostruzione del ponte caduto e al ripristino della linea ferroviaria ostruita dai detriti .

Il disastro è nato da una gravissima sottovalutazione dello stato dell’opera, dai lavori di manutenzione o di ristrutturazione necessari e dalla carenza dei controlli del Ministero delle Infrastrutture. In quest’ottica mi auguro che i lavori della Procura di Genova siano i più solleciti possibile.

Ma il disastro deriva anche da chi per 15-20 anni si è opposto alla soluzione organica dei problemi del congestionamento  del traffico pesante genovese e cioè dalla costruzione della Gronda autostradale.

I NO producono effetti gravi da tutti i punti di vista. 

Ritardano gli effetti positivi sulla economia e sul lavoro dell’opera, non risolvono le criticità del congestionamento  in atto dall’inquinamento alla incidentalità stradale.

Questo incidente con le discussioni sacrosante sulle responsabilità dell’accaduto, e qui la “class action” mi sembra convincente, arriva alla messa in discussione delle concessioni fino alla  ipotizzata nazionalizzazione del settore. 

Senza le concessioni però questo Paese non avrebbe centrali idroelettriche, non avrebbe estratto petrolio e gas, e nel dopoguerra, sconfitto e povero,  non avrebbe mai costruito la seconda rete autostradale europea.

Quello che è certo che la carenza di infrastrutture che, secondo la Confcommercio, ha causato una perdita, negli ultimi 15 anni, di PIL di 150 miliardi ha privato il Paese di risorse che avrebbero potuto essere utilizzate per la messa in sicurezza del territorio e delle infrastrutture, dai ponti alle strade etc.

B) Il tasso di crescita dei trasporti nel dopoguerra,  salvo tre anni, è sempre stato più alto del tasso di crescita del PIL. 

La mobilità, le comunicazioni e l’energia sono i tre servizi più importanti della società e della economia globale,

I trasporti portano la produzione, il turismo, i viaggi di affari, entrate per lo Stato e posti di lavoro nella economia e nel lavoro. 

Tutti i manager internazionali inseriscono le reti infrastrutturali tra i parametri che decidono la scelta sulla localizzazione degli investimenti esteri. 

Una rete infrastrutturale efficiente, dagli aeroporti, ai porti, alle reti ferroviarie e autostradali oltre a rendere competitiva la nostra economia la rende più attrattiva di investimenti esteri.

Le Grandi Opere storicamente hanno generato sviluppo e progresso perché come ha commentato il Prof. Francesco FORTE la ricerca ottiene i maggiori risultati dalle guerre e dalle difficoltà nella realizzazione delle Grandi Opere.

Senza autostrade e trafori alpini tutti costruiti con la concessione data all'IRI noi non avremmo avuto il Boom Economico.

Prima della apertura del Frejus nel 1871 noi avevamo  un pil di 1/4 rispetto agli inglesi e 1/3 rispetto ai francesi.

Non si rinuncia alle Grandi Opere perché ci si può infilare il malaffare, casomai si aumentano i controlli di legalità.

Ecco perché va rivalutata la affermazione di Benedetto CROCE che un politico Onesto deve essere innanzi tutto competente.

Poi, aggiungo io, deve essere molto sensibile ai problemi umani e della comunità. Ecco perché con quello che è successo e con tutta la discussione in atto a Genova sui problemi della viabilità alternativa, nei panni del Ministro Toninelli, non avrei fatto ferie e mi sarei affittato per due settimane un appartamento sul mare a Genova e avrei partecipato alle tante riunioni in atto sulla sicurezza, sul ripristino della viabilità autostradale e ferroviaria. 

Senza le concessioni,  che sono lo strumento attraverso il quale il capitale privato viene coinvolto nella realizzazione di opere di pubblica utilità, il Paese , che ha poche risorse come il nostro, non riuscirà a rilanciare economia e lavoro.

Ovviamente le concessioni debbono essere notevolmente riviste sia dal lato degli obblighi economici che della sicurezza.

Anni fa si inserì in Costituzione l’obbligo del pareggio di Bilancio , a mio parere oggi si dovrebbe inserire in Costituzione l’obbligo di destinare annualmente risorse pubbliche e private alla sicurezza del territorio, alla manutenzione delle opere pubbliche e agli investimenti strategici.

Il tutto per rilanciare il nostro Paese, per dare un futuro alle giovani generazioni e per rispetto alle vittime del 14 Agosto 2018 che non dimenticheremo mai e che ricorderemo nelle nostre preghiere per i defunti cari.”

Bartolomeo Giachino

Presidente Saimare S.pA.

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Articolo pubblicato il 24/08/2018